DRAGHI PIU’ VICINO ALLA BCE: LA MERKEL APPROVA. In Bankitalia si prepara la sfida per la successione

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Si infiamma la sfida di Milano”. “Il sindaco rievoca una vicenda degli anni di piombo, il rivale parla di killeraggio. Niente stretta di mano. Moratti: Pisapia rubò un veicolo. La replica: fui assolto, la querelo”. Ieri, nello scontro tv tra i due, la Moratti ha citato, in chiusura del duello, una sentenza che condannava Pisapia per un episodio degli anni settanta. Pisapia ha replicato che fu un “errore giudiziario”, e che comunque fu assolto in appello.
A centro pagina. “Svolta per Draghi alla Bce. Tremonti lo candida, sì tedesco. Ufficializzata l’indicazione per la Banca centrale europea”. In evidenza anche la foto del fotogramma dalla tv libica che ha mostrato il dittatore Gheddafi: “Il mistero di Gheddafi ricomparso in tv”, il titolo.

Il Foglio: “In Libia c’è una pista cinese sul mistero di Gheddafi. In Siria c’è solo repressione. Il rais libico è in fuga, dicono i ribelli. E’ vivo, sostiene il vescovo di Tripoli. Gli allarmi di Pechino e il precedente”. In Siria “i carri armati del regime di Assad sparano ad Homs. Il destino dei feriti per strada. La Turchia apre alla rivolta siriana”. Di spalla: “Ecco cosa temono gli industriali dal caso Thyssen (applausi o no). Confindustria si scusa dopo l’assise di Bergamo, ma per Giannino e Forte la ‘svolta giudiziale’ c’è e preoccupa”.

La Repubblica: “Milano, da Moratti fango su Pisapia. Falsa accusa in tv all’avversario. Napolitano: basta guerra continua. Il sindaco: venne amnistiato per un furto d’auto. La replica. è una calunnia, fui assolto. Bossi: Letizia ha sbagliato, così perdiamo voti”. A centro pagina: “Bce, Draghi in dirittura d’arrivo. Via libera dalla Germania. Euforia in Bankitalia, ma sulla successione è scontro con il Tesoro”, spiega il quotidiano. Il governatore uscente punterebbe su Saccomanni, Tremonti su Grilli.

Anche per La Stampa il titolo è “Moratti-Pisapia, veleni in tv”. A centro pagina una grande foto sulla inaugurazione a Torino del Salone del libro. L’editoriale, firmato da Mario Deaglio, è dedicato a Draghi alla Bce, “sulla poltrona più scottante”.

Il Sole 24 Ore: “Bce, sì della Merkel a Draghi. Il cancelliere: esprime la nostra cultura della stabilità, pronti a sostenerlo. Lunedì l’Eurogruppo. Roma ufficializza la sua candidatura. Berlusconi: una vittoria”. Il titolo di apertura è per il Fondo Monetario Internazionale: “Fmi: Italia promossa sui conti pubblici, ma serve più crescita. Tremonti: presto altre misure per il rilancio”.

Il Giornale: “Fini e D’Alema. Alleanza immobiliare. Il leader di affittopoli cerca l’inciucio con l’uomo dell’affare Montecarlo. Obiettivo: rafforzare il carrozzone anti-Cavaliere. E creare una casa comune per due politici travolti dagli scandali”. Si parte dalle dichiarazioni di ieri di D’Alema, che ha ricordato come il Pd e Fli votino insieme in Parlamento su molti argomenti. A centro pagina si parla di Milano: “Finalmente la Moratti tira fuori le unghie. Smaschera il passato estremista di Pisapia e dimostra che lui è incompatibile col ruolo di sindaco”.

Libero: “Aria di festa. Silvio alla riscossa. L’umore del premier è cambiato: la campagna elettorale in prima persona porta un recupero fenomenale dei consensi. Il centrodestra vincerà ancora. Anche perché è l’unico ad avere un leader”. Su Milano: “La Moratti accusa Pisapia. E gli fa un favore”.

Europa: “Follia Moratti, a Milano il Pdl è travolto dal panico. La trappola a Pisapia è un boomerang, l’ex sindaco mollata anche dai suoi”.

L’Unità: “Il fango di Letizia. Il sindaco diffama Pisapia. ‘Un furto nel suo passato’. Querelata”.

Il Riformista: “La patacca. La Moratti accusa Pisapia di essere un ladro, lui la querela”.

Politica

“L’accusa, poi l’assoluzione: ecco cosa c’è in quelle carte”. E’ il Corriere a riprodurre per i lettori i documenti relativi al processo che vide coinvolto Pisapia a partire dal 1980. I terroristi di Prima Linea rubarono un furgone. Letizia Moratti ha richiamato un verdetto d’Assise del 1984 per affermare che solo una amnistia aveva salvato il rivale da una condanna per furto, tacendo che Pisapia in appello era stato assolto nel merito, nel 1986, per non aver commesso il fatto. Ricostruendo la vicenda, si ricorda che nel 1978 a Milano per Prima Linea Roberto Sandalo e Marco Donat Cattin rubarono un furgone Fiat e due anni e mezzo dopo Sandalo stesso, pentito, spiegò il furto come finalizzato ad un progetto mai attuato di sequestro di persona ai danni di un tal William Sisti, allora capo del servizio d’ordine del movimento lavoratori per il socialismo. Tra i terroristi arrestati insieme a Sandalo vi era anche Massimiliano Barbieri, che avrebbe voluto colpire Sisti “come carta di credito per entrare in Prima Linea”. Portò quindi Sandalo e Donat Cattin in una casa benestante nel centro di Milano dove viveva anche Pisapia. Ricostruendo poi l’elaborazione del piano di sequestro durante le riunioni del 1978, Barbieri indicò una riunione operativa in una data in cui Pisapia era a Santa Margherita Ligure, bloccato da un’ulcera, attestata da un certificato medico. Nell’appello l’assoluzione nel merito per non aver commesso il furto del furgone, neppure come concorso morale.
Le reazioni: critiche della Lega alla Moratti, riferisce il Corriere, che scrive della posizione di Bossi (“Non l’avrei fatto”).
“Se la signora ‘moderata’ sceglie la politica del fango”, è il titolo della riflessione che La Repubblica dedica all’argomento, parlando di una “svolta berlusconiana” della campagna di Letizia Moratti, che ha scelto di “unirsi alla folla della bassa politica berlusconiana”, costretta ad usare quei dossier finti e menzogneri di cui devono essere pieni i cassetti del premier.
Mario Giordano su Il Giornale, parlando di Pisapia: “Non rubava le auto, però frequentava brutta gente. Giuliano Pisapia dovrebbe spiegare questo agli elettori: che cosa ci faceva trent’anni fa con Roberto Sandalo”.
Anche Il Riformista scrive che il metodo Boffo è arrivato “in the Sky” (nel senso di Sky tv). Il malumore – scrive il quotidiano – rimane tra le maglie del centrodestra: nei giorni scorsi, durante una cena elettorale, la Moratti avrebbe confessato di avere sondaggi che la danno al ballottaggio, malgrado quel che vanno dicendo da giorni Berlusconi e Ignazio La Russa, convinti di passare al primo turno. 
 
BCE

Massimo Giannini descrive come una “istituzione che brilla di luce propria” la Banca d’Italia guidata da Mario Draghi, e spiega che è una “tripla vittoria” la sua candidatura a Francoforte, a capo della Bce. “Per la Banca d’Italia, per il governatore e per il governo”. Giannini scrive che la Banca centrale europea è “l’unico organismo comunitario e costituzionale al quale gli Stati d’Europa, indecisi a tutto su ogni altro versante dell’esistenza in vita dell’Unione, hanno concretamente ceduto una quota ‘strategica’ della propria sovranità”. Se questo “miracolo” è stato possibile, spiega Giannini, ciò è dovuto innanzitutto al ruolo che la Banca d’Italia ha saputo conquistare all’indipendenza dei suoi uomini ed in secondo luogo alla persona di Mario Draghi. Miracolo che è stato possibile anche grazie al buon lavoro fatto dal ministro Tremonti.
Ma, chiudendo la sua analisi, Giannini ricorda che si apre ora in Bankitalia il capitolo della successione a Draghi. E in un articolo a parte del quotidiano si sintetizza: “Euforia nel fortino di Bankitalia, sul successore sfida col Tesoro”, “il governatore punta su Saccomani, Tremonti su Grilli”. Il piano interno prevede Ignazio Visco direttore generale e Bini Smaghi nel direttorio, si riparla anche di Mario Monti.

Anche per il Corriere della Sera Draghi sta per arrivare alla Eurotower “soprattutto grazie alla personalità e ai meriti propri. Ma lo attende la traversata del Mar Rosso: portare in salvo l’armata poco composta dei Paesi dell’Eurozona alle prese con le crisi del debnito quando le onde internazionali (dollaro, Cina, prezzi delle materie prime) sono alte come poche volte era capitato nella storia recente. Detto in altri termini: l’uomo che a novembre quasi certamente andrà ad occupare uno dei posti più importanti e prestigiosi mai ricoperti da un Italiano a livello internazionale dovrà anche affrontare le sfide di un mondo poche volte così turbolento e in cambiamento”.
Il primo test per Draghi dovrebbe essere la Grecia. Oggi la Bce è contraria a una ristrutturazione del suo debito, Trichet ne ha fatto un punto d’onore. Ma la Germania è molto più possibilista, perché sarebbe impossibile per Berlino continuare a prestare denaro alla Grecia, accollando ogni passività greca ai cittadini europei, e dunque tedeschi.

Mario Deaglio su La Stampa scrive che Draghi è stato invitato ad accomodarsi su “una poltrona che scotta nel momento più difficile della storia dell’Euro” e spiega che “il compito più urgente e delicato del presidente Bce non è quello, pur importante, di vigilare contro l’inflazione strisciante degli ultimi mesi, bensì quello, assai più arduo, di impedire da un lato la svalutazione-ristrutturazione del debito greco, e dall’altro di riportare l’economia greca – in tempi ragionevoli ma non così stretti come quelli attualmente previsti – verso un funzionamento normale che le permetta di adempiere ai propri doveri di debitore. La stessa politica – in condizioni peraltro meno acute – deve essere svolta nei confronti di Irlanda e Portogallo”.

Il corrispondente del Sole 24 Ore dalla Germania sottolinea che l’establishment tedesco temeva il passaggio del timone della Bce ad un Paese poco impregnato di cultura della stabilità. Poi hanno prevalso le valutazioni sulla qualità del governatore italiano ed anche l’aspirazione di Berlino, in cambio, alla guida della Banca europea degli investimenti. Del resto, il candidato tedesco alla Bce, Weber, aveva lasciato la partita, per le perplessità che si addensavano su di lui, essendo considerato troppo impulsivo.

Delle contropartite per il via libera a Draghi si occupa anche Il Foglio: la Cancelliera vuole Jorg Asmussen, attuale segretario di Stato alle finanze, alla presidenza della Commissione UE incaricata di preparare Ecofin ed Eurogruppo. Inoltre il nuovo presidente della Bundesbank Weidman potrebbe andare alla presidenza del Financial Stability Board al posto di Draghi.

Al personaggio Mario Draghi è dedicato anche un articolo del quotidiano di Confindustria, che ne sottolinea la riservatezza, e ricorda che in questo momento tace, impegnato com’è a preparare la relazione annuale di maggio.

Esteri

Il corrispondente de La Stampa dagli Usa scrive che la popolarità del Presidente Obama ha raggiunto il record del 60 per cento, con un progresso di 11 punti rispetto a metà aprile. Oltre il 50 per cento dei cittadini prevede una sua rielezione nel novembre 2012. Il 72 per cento approva il suo impegno nella lotta al terrorismo. E, come fa notare il Washington Post, il maggior progresso di consensi si registra tra conservatori, indipendenti e iscritti al partito Repubblicano. A contrastare un Presidente che oggi sembra imbattibile è sceso ieri in campo un veterano dell’establishment repubblicano: Newt Gingrich, leader rep della Camera all’epoca di Clinton: ha annunciato la candidatura su Facebook e su Twitter, contemporaneamente alla presenza negli studi di Fox Tv. Intanto Obama – come scrive anche La Repubblica – ha deciso di tornare a parlare all’islam. Il 20 maggio riceverà alla Casa Bianca il premier israeliano Netahyahu, e lunedì 23 maggio incontrerà in Europa i leader di Francia e Inghilterra, le due nazioni che più si sono battute per la guerra a Gheddafi. Ma, come ha preannunciato il portavoce del presidente, Obama farà un discorso “sul futuro del Medio Oriente e della politica americana in Medio Oriente”. Poi ha precisato: “Sarà un discorso che avrà una platea più ampia che non quella del solo mondo arabo”. Lo farà dalla Casa Bianca.
Dell’annuncio di candidatura di Gingrich si occupa anche Europa, che lo considera il rappresentante, a suo modo, di una nuova leva di “cattolici pubblici”. Si è convertito alla Chiesa di Roma nel 2009, e di recente ha rilasciato interviste alle agenzie di stampa cattoliche conservatrici per ricordare i momenti salienti della sua conversione: la vittoria di Giovanni Paolo II sul comunismo, la lettura della secolarizzazione in Europa data dal cattolico neoconservatore Weigel nel best seller “The cube and the cathedral”, e la visita di Ratzinger negli Usa nel 2008. Una lettura tutta neocon di Giovanni Paolo II è evidente dal documentario “9 days that changed the world”, sulla visita del Papa in Polonia nel 1979, curato nel 2010 dallo stesso Gingrich, e prodotto dalla Gingrich production.

Il Foglio si occupa delle elezioni parlamentari turche previste per il 12 giugno e dello scandalo a luci rosse che – secondo il quotidiano – ha compromesso in maniera definitiva il Chp, partito Repubblicano del popolo: due uomini del partito vengono mostrati in compagnia di due studentesse universitarie, che avrebbero ricevuto due lussuose auto con fondi del partito stesso.

La Repubblica riprende le notizie anticipate qualche giorno da dal New York Times, che raccontava di come la repressione cinese si sia abbattuta sul gelsomino, fiore simbolo della rivolta tunisina. E il nome è stato cancellato dalla rete e dagli sms. E’ stato soppresso il festival internazionale del gelsomino, che avrebbe dovuto tenersi questa estate nel sud della Cina. Funzionari dei servizi segreti si aggirano fin da marzo tra vivai e mercati dei fiori per fare sparire questo fiore. Sradicate le piante, sono state diffuse notizie secondo cui i gelsomini sono contaminati dalle radiazioni di Fukushima o contengono veleni letali.

Schengen

Il Riformista spiega, con un articolo che inizia in prima pagina, che è di ieri la decisione della Danimarca di rimettere in piedi i controlli ai confini con la Germania e la Svezia. Una mossa “dettata da destra, dal partito del popolo danese, formazione xenofoba e stampella necessaria al governo guidato dai liberali. La decisone, spiega il quotidiano, arriva alla vigilia di un consiglio straordinario dei ministri degli interni in cui la commissaria Malmstrom “asseggerà la prima reazione dei 27 alle sue proposte di riforma proprio del regolamento sulla libera circolazione (oltre che di Frontex). L’idea è quella di concedere la possibilità di chiudere temporaneamente le fronteier in caso di arrivo di massa di immigrati. Copenhagen ufficialmente parla di “problemi di criminalità transfrontaliera”, e con questo spiega la decisione di ripristinare i controlli.
Su La Repubblica la notizia viene così sintetizzata: “Schengen, lo schiaffo danese. ‘Controlli alle nostre frontiere’. Contro gli immigrati l’ultradestra impone lo stop del Trattato”.  

E poi

Il Sole 24 Ore ricorda che oggi si incontrano in Groenlandia i ministri degli esteri di Usa, Russia, Canada e Paesi circumpolari (Finlandia, Svezia, Norvegia, Islanda, Danimarca) per la biennale seduta del consiglio artico: non si tratta di una riunione di rito, perché si cercherà di arrivare alla firma del primo trattato internazionale tra questi Paesi. Sul piatto c’è la grande corsa al petrolio artico, poiché lo scioglimento dei ghiacci rende più accessibili enormi riserve di idrocarburi.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

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