Il Corriere della Sera. “Montepaschi, accusa di truffa. Nell’inchiesta Mussari e Baldassarri, che scudò 20 milioni. Coinvolti l’ex presidente e l’ex capo dell’area finanza. Bankitalia esclude il commissariamento”. A centro pagina: “’Ustica, fu un missile’. Lo Stato dovrà risarcire i familiari delle vittime. Verdetto della Cassazione nel processo civile”.
La Stampa: “Lavoro, ecco il piano Monti. Più flessibilità e la misura pro-Fiom. Scuola, giallo sul taglio delle vacanze. Il premier: ‘Un’altra manovra? Dipende dal voto’: Bersani: sia più modesto”. In alto: “Ustica, nuova verità. ‘Il Dc9 fu abbattuto. Vittime da risarcire”.
Il Sole 24 Ore: “Mps, la Fondazione cede il 10 per cento. Viola: derivati mai segnalati a via Nazionale. Grilli vede Draghi. L’Ente pronto a ridurre la quota appena i titoli torneranno sopra i 30 centesimi. In Borsa progresso dello 0,6 per cento”.
Libero: “Mps, la prova della stecca. Accordi segreti con Santander per gonfiare il prezzo di acquisto di Antonveneta e poi spartirsi il malloppo. In 11 mesi ci furono 17 miliardi di bonifici verso Amsterdam, Parigi e Londra”.
Il Fatto quotidiano. “Mps, così Bankitalia ha chiuso gli occhi. Da due anni l’autorità di Vigilanza aveva le informazioni per capire cosa non andava nei conti. L’acquisizione di Antonveneta, il vertice a Milano, i trucchi dell’operazione E.R.E.S.H. Tutto era già comprensibile ai tempi dell’ispezione del 2010”. A centro pagina: “E il Monti elettorale tagliò le tasse”.
Il Giornale: “Abbiamo pagato l’Imu a Monti per salvare la banca del Pd. A dicembre con i Monti bond il governo ha fatto all’istituto un prestito di 3,9 miliardi, la stessa cifra incassata con l’imposta sulla casa. E in un’altra inchiesta su Mussari spunta il nome della Severino”.
L’Unità: “Manovra, il bluff di Monti. Il premier: l’intervento dipende dal voto. Bersani: sia più modesto. Camusso: basta minacce”.
Il Foglio: “In Mali gli islamisti si ritirano a nord. Hollande andrà fin su a stanarli? I francesi riprendono Timbuctù ‘senza sparare un colpo’. Il lto oscuro dei maliani e la strategia di Al Qaeda”. Di spalla: “Monti lancia il suo Tutti per l’Italia (ma punta sui berlusconiani)”. “Il premier uscente promette meno tasse per tanti e chiede una grande coalizione per le riforme. Rispostacce”.
Ustica
Con una sentenza definitiva, la terza sezione civile della Corte di Cassazione ha stabilito che lo Amministrazioni dello Stato debbano risarcire i familiari della strage di Ustica: “Non c’è dubbio che avessero l’obbligo di garantire la sicurezza dei voli, e l’evento stesso dimostra la violazione della norma cautelare”. Quanto alla tesi che ad abbattere il dc 9 Itavia precipitato il 27 giugno 1980 al largo di Ustica fu un missile, scrive la suprema corte, è “abbondantemente e congruamente motivata”. Il ministero della difesa e quello delle infrastrutture e trasporti, spiega il Corriere, sono considerati responsabili di ciò che accadde agli ottantuno passeggeri di quell’aereo, e devono quindi procedere al primo risarcimento, quantificato in 110 milioni di euro. Il quotidiano sottolinea come la sentenza non abbia fatto chiarezza – né poteva farla – su chi e perchè causò l’abbattimento dell’aereo. Anzi, genera anche una contraddizione con la sentenza penale, che accreditava l’ipotesi di una esplosione interna all’aereo. Andrea Purgatori ricorda come un processo penale sulle cause della strage non sia mai stato celebrato, perché l’inchiesta è ancora aperta e la Procura di Roma è ancora in attesa che alcuni Paesi coinvolti (Francia e Libia innanzitutto) rispondano alle rogatorie italiane. L’Unità ricorda che la sentenza della Cassazione è la risposta ad un ricorso presentato contro la condanna emessa nel 2010 dal giudice palermitano Paola Proto Pisani, che condannò lo Stato al risarcimento dei familiari. In quella sentenza palermitana si diceva che nella notte del 27 giugno 1980 ci fu una vera e propria battaglia sul Tirreno, che coinvolse due caccia ed un altro velivolo militare. Il giudice non potè certo precisare di che nazionalità fossero i caccia che avrebbero volato parallelamente al Dc9, e di chi fosse il velivolo militare che sarebbe nascosto sotto la scia del volo Itavia per non essere intercettato dai radar. Per anni si è ipotizzato che su uno dei velivoli volasse il leader libico Gheddafi, e che il missile fosse indirizzato a lui. Nel 2007 l’ex presidente della repubblica Cossiga attribuì la responsabilità ad un misisle francese, “a risonanza e non ad impatto”, destinato ad abbattere l’aereo libico.
Mps
La Stampa: “Mps, trovati 20 milioni nei conti del supermanager”. Ci si riferisce all’ex responsabile dell’area finanza di Mps, Gianluca Baldassarri, indagato dalla Procura di Siena nell’ambito delle indagini per il filone che riguarda le operazioni finanziarie della divisione da lui controllata. Nel corso degli accertamenti sarebbero emersi una serie di movimentazioni sospette, e gli uomini del nucleo valutario di Roma avrebbero trovato circa 20 milioni di euro che il manager avrebbe fatto rientrare in Italia grazie allo scudo fiscale.
Anche sul Corriere: “Trovato sul conto del manager un tesoro di venti milioni”. Il quotidiano intervista Enrico Tommaso Cucchiani, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo che, interpellato sul caso MontePaschi, e sul rischio che si incrini la fiducia nei confronti delle banche, dice: “No, perché anche la conoscenza ovviamente limitata dei fatti indica che non c’è alcunché di di sistemico. E’ un fatto isolato, frutto di valutazioni individuali, diciamo poco avvedute. Ci sono state decisioni che lasciano aperti interrogativi sulla valutazione di Antonveneta, o su scelte di portafoglio indirizzate verso Btp di lunga durata”. Sono infondati per Cucchiani anche i giudizi sulla vigilanza, che è “rigorosa, severa, qualificata, anche più di altri Paesi”, “se poi una banca, in questo caso il Montepaschi, non fornisce documenti essenziali, la vigilanza non dispone dei poteri che invece ha la magistratura, con la quale Bankitalia collabora”. Il caso Siena dimostra ancora una volta il rischio derivati? “Gli abusi fanno dimenticare – dice – qualche volta che speculazione e derivati sono essenziali per il funzionamento della economia reale e per l’operatività di qualsiasi azienda: per esempio una impresa che esporta si deve ricoprire rispetto a rischi come quello di cambio, ed è indispensabile che a fronte di queste coperture ci sia qualcuno che ‘speculi’ per eliminare il rischio dell’azienda. Ma le medicine, come la penicillina, possono curare o, in caso di abuso, ottenere l’effetto contrario. Se si utilizzano i derivare per nascondere la verità e truccare i bilanci siamo di fronte all’abuso”.
Massimo Giannini su La Repubblica utilizza la formula coniata da Mario Monti di una “nazionalizzazione di risulta” con cui lo Stato entrerà nel capitale del Montepaschi, usando la chiave dei Monti bond, anche se nessuno lo dichiara pubblicamente. Insomma, Mps finirà in mano pubblica,in via provvisoria, per completare il risanamento con la garanzia del Tesoro, e nel frattempo trovare un azionista privato in grado di comprarselo”.
Monti
Sul Sole 24 Ore Dino Pesole scrive che è “un impegno non da poco” quello assunto ieri da Monti: 30 miliardi sotto forma di tagli fiscali. L’elenco è dettagliato e prevede già nel 2013 il raddoppio della detrazione dell’Imu (da 200 a 400 euro) e per i figli a carico. Costo previsto, 2,5 miliardi. “Ma il piatto forte è a partire dal 2014, quando Monti prevede di intervenire su due fronti: l’Irap, attraverso l’esclusione della componente costo del lavoro dalla base imponibile, per un minor gettito di 11,5 miliardi, e l’Irpef, con un intervento a beneficio dei redditi medio-bassi per un totale di 15,5 miliardi”. Se la riduzione Imu si può ottenere con la riduzione della spesa corrente primaria, per quel che riguarda Irpef e Irap Monti punterebbe ad un blocco della spesa al livello del 2012, al potenziamento della lotta all’evasione e alla riduzione dell’onere per interessi passivi. Bloccare la spesa, però, è operazione ardua, secondo Il Sole, poiché nel comparto del bilancio pubblico proliferano lobby e clientele, oltre che corruzione. “Per quel che riguarda la lotta all’evasione, da utilizzare per il taglio delle tasse, il quotidiano fa notare che finora i 12 miliardi recuperati nel 2011 sono stati utilizzati per ridurre il deficit. Quanto alla spesa per interessi, se lo spread si riducesse al di sotto dei 200 punti base si risparmierebbero 10 miliardi in due anni: ma è una variabile che solo in parte dipende da noi”.
Nella sua intervista a La 7 ieri il Professore, come racconta il Corriere della Sera, ha auspicato una “grande coalizione per le riforme” e non ha escluso una nuova manovra finanziaria che, comunque, “dipenderà dall’esito del voto”. Intanto, per attrarre gli elettori-contribuenti, il Presidente del Consiglio ha calato il suo jolly fiscale di riduzione delle tasse. Immediata la replica di Pierluigi Bersani: “Lasciamo stare per favore la grande coalizione, per l’amor di Dio, e poi sono stanco di manovre, come tutti gli italiani”. Stesse accuse dalla segretaria generale Cgil Camusso: “Quello di Monti appare un messaggio un po’ minaccioso, perché non può sostenere che la manovra ci sarà a seconda di chi vince le elezioni”. Reagisce anche Silvio Berlusconi: “Da Monti solo chiacchiere”, quanto all’Imu “noi la aboliremo mentre Monti fino a un mese fa giurava che si toccava si sarebbe dovuti arrivare a una Imu doppia”.
Su Libero Maurizio Belpietro definisce il presidente del consiglio “il pifferaio Mario Monti”, riferimento alle parole pronunciate dallo stesso presidente del consiglio uscente quando Berlusconi promise, qualche tempo fa, di eliminare l’Imu.
Bagnasco
Ieri in cardinale Angelo Bagnasco ha aperto il consiglio della Cei con un intervento in cui – scrive il Corriere della Sera – ha “criticato il professionismo elettorale”, ha ribadito che è un dovere andare al voto, ed ha preso le distanze dai candidati cattolici impegnati in politica. Il Paese, ha detto Bagnasco, è “stanco di populismi e reticenze di qualunque provenienza”; ha bisogno di riforme che, “domani saranno realizzate solo se oggi non si fanno promesse incaute e contraddittorie”. Il quotidiano sottolinea il contenuto quasi sarcastico di altre sue affermazioni: “Il precipitare della legislatura verso una prematura conclusione sembra aver risvegliato, nel panorama politico, una agilità e prontezza sorprendenti. C’è un professionalismo esibito nelle fasi elettorali che palesemente contrasta con la flemma e la sciatteria dimostrate talvolta in altri frangenti, come se si volesse stare a guardare lo svolgersi degli eventi, pronti ad appropriarsi dei meriti ma non a condividere i pesi”. Secondo Bagnasco, “è il sistema che va posto in discussione, il meccanismo consumi-spesa-debito pubblico, abbandonando la logica delle illusioni”. La gente, ha detto, “vuole che la politica cessi di essere una via indecorosa per l’arricchimento personale”. Poi ha denunciato come la “condizione di indigenza” si vada “obiettivamente allargando”. E ha denunciato come “ingiusto” il fatto che quando un’industria è in sofferenza vengano per prime messe alla porta “le maestranze”. Bagnasco è poi tornato a parlare dei “valori non negoziabili” ed ha ribadito che “il ricorso pur apprezzabile alla obiezione di coscienza” non basta, perché “persone e istituzioni” non possono stare in silenzio.
Su La Repubblica un commento di Agostino Giovagnoli (“Perché la Cei chiama i cattolici alle urne”) spiega che l’appello del cardinal Bagnasco a “non disertare le urne” conferma che i vescovi italiani puntano su queste elezioni come occasione per una svolta profonda. Secondo Giovagnoli l’invito implica una critica dell’antipolitica e, per estensione, una presa di distanza da Grillo e dalle sue invettive. Quanto al rigore richiesto, esso riguarda tutti i partiti, ma è evidente che casi di uso della politica a scopo di arricchimento personale sono emersi soprattutto recentemente nel Lazio e in Lombardia. Quanto alla condanna di quello che Bagnasco ha definito il “meccanismo consumi-spesa-debito pubblico” e della “logica delle illusioni”, non suona come una approvazione del berlusconismo. I vescovi poi, secondo Giovagnoli, guardano con preoccupazione alle posizioni del Pd sui temi bioetici. Indubbiamente, le parole di Bagnasco “non costituiscono un endorsement alla lista Scelta civica di Monti”. Ma non appare confermata quella distanza dalla iniziativa montiana che molti hanno attribuito alla Chiesa nelle ultime settimane. Ci sono, infatti, affinità di fondo nella lettura della situazione, soprattutto per quanto riguarda un nuovo slancio morale per rinnovare la politica italiana.
Internazionale
Su La Stampa si spiega come dopo la città di Gao, ora Timbuctu sia caduta nelle mani dei soldati francesi e degli alleati maliani. Lo stato maggiore francese, dopo la presa dell’aeroporto di Timbuctu, ha dichiarato che “non c’è stata battaglia”. I ribelli del nord e i loro alleati di Al Qaeda si sono ritirati senza opporre resistenza, verso i loro bastioni nel deserto del nord. Ma prima di partire hanno dato fuoco all’istituto Ahmed Baba dove sono nascosti manoscritit antichi di ottocento anni, trattati di diritto, religione e scienza. La prima parte della guerra del Mali è finita, ed è un successo di immagine indiscutibile per la Francia, che l’ha condotta sola, con l’esitante appoggio dei Paesi della zona. Ora però inizia la vera guerra, che i francesi contano di africanizzare, per non correre rischi: lo scenario sarà quello delle montagne del nord, e la strategia ora è più favorevole al nemico, perché il nuovo Afghanistan si nasconde in fondo al deserto. Il quotidiano intervista l’antropologo franco-algerino Malek Chebel, teorico dell’Islam des Lumières, che conosce bene l’istituto Ahmed Baba di Timbuctu: è come se a Parigi qualcuno bruciasse la biblioteca nazionale. Ahmed Baba è uno dei maestri dell’islam africano, e Timbuctu è stata dal sedicesimo secolo almeno, fino alla colonizzazione francese, un grande centro culturale. Perché gli islamisti se la prendono con i libri? “Vi prego, non chiamateli islamisti. Si richiamano all’islam, ma sono degli analfabeti religiosi. La realtà è che odiano queste testimonianze perché l’islam della regione, una regione di commerci e carovane, è stato sempre islam di scambi, libero, tollerante”.
Su La Repubblica è lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun ad occuparsi della distruzione di questo istituto di alti studi e ricerche islamiche, fondato dal governo del Mali a Timbuctu nel 1973. La sua istituzione è stata decisa nel 1967 dall’Unesco. Spiega Ben Jelloun che Timbouctu è soprannominata la perla del deserto non perché splende sotto il sole ma perché conserva il tesoro di migliaia di manoscritti in arabo, in peul e in altre lingue (testi di teologia, storia, geografia, botanica, astronomia, musica, poesia). “Migliaia di pagine scritte a mano che i barbari hanno appena dato alle fiamme. Le giudicavano ‘empie’, dimenticando che l’età dell’oro dell’islam è stata coronata dall’esistenza di tesori culturali del genere che fanno parte del patrimonio dell’umanità”. Fondata nell’undicesimo secolo dalle tribù tuareg, Timbuctu era diventata la città della memoria della cultura arabo-africana. Ma ora bruti e ignoranti hanno devastato ogni cosa, perché la dottrina del wahabismo dichiara empi i mausolei, i santi e la pratica mistica.
La Repubblica dà conto di una “svolta” del Partito Repubblicano Usa, che si è dimostrato in qualche modo più disponibile sulla questione immigrazione. Il senatore McCain ha detto: “Per troppo tempo abbiamo voluto che questi immigrati clandestini curassero i nostri giardini e i nostri figli e che ci servissero al ristorante negandogli i diritti essenziali”. Un disegno di legge bipartisan al Senato accoglie molte indicazioni della Casa Bianca, ribadite una settimana fa all’inauguration day, dove Obama ha promesso una America più accogliente verso gli immigrati. Il disegno di legge prevede la possibilità per i clandestini di regolarizzare il proprio status senza per questo dover prima tornare nei Paesi di origine. La Stampa scrive che gli 11 milioni di clandestini avranno la garanzia di un “percorso verso la cittadinanza” a patto che abbiano pagato le tasse e non commesso reati. A rendere accettabile questo progetto ai Repubblicani è l’impegno a far precedere la riforma da norme più rigide per regolare l’immigrazione nel suo complesso: verrà infatti creato un sistema elettronico nazionale in grado di seguire gli spostamenti di qualsiasi cittadino straniero che entri negli Usa, scongiurando permanenze illegali una volta scaduti i termini del visto. Più sanzioni sono previste per le aziende che assumono clandestini, e più opportunità saranno garantite agli immigrati definiti molto qualificati. La presentazione del disegno di legge, cofirmato da otto senatori di entrambe le parti, è avvenuta ieri. E non a caso, poiché oggi Obama terrà a Las Vegas un importante discorso sull’immigrazione.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)