DIETROFRONT SULLE PENSIONI. La Ue: attenzione alla crescita

Le aperture

La Repubblica: “Manovra caos, tutto da rifare. Dietrofront sulle pensioni. Rispuntano condono, Iva e carcere agli evasori”. In taglio basso, l’inchiesta della Procura di Monza: “Penati, ecco la carta della supertangente”. Secondo i magistrati alcune carte dimostrerebbero il passaggio di una tangente da 2,5 milioni di Euro a Penati per l’austrada Serravalle. Con un richiamo in prima ad una intervista a Luigi De Magistris, che dice: “Ma il Pd non poteva non sapere”.

La Stampa: “Retromarcia sulle pensioni. Via le modifiche sul riscatto di laurea e naia, spunta il carcere per gli evasori. L’UE: più misure per la crescita”. In evidenza anche un “retroscena” che spiega come – secondo Berlusconi – l’errore di avanzare la proposta sarebbe stato “colpa di Sacconi”. Di spalla spazio per la Libia, anche perché oggi si apre a Parigi la conferenza sulla transizione: “I ribelli: è legittimo uccidere Gheddafi”. “Francia: evitiamo un altro Iraq”. “Italia: l’Onu guidi la transizione”. E infine una intervista ad un “giurista degli insorti”, che dice di Gheddafi: “Sarà come con Saddam. Spetta solo a noi processare il raiss”.

Il Corriere della Sera: “Evasori, c’è il rischio carcere. Sul tavolo del governo sanzioni più dure, condordato e accordo con la Svizzera sui capitali. Salta la norma sulle pensioni, torna l’ipotesi dell’Iva”. Sul Corriere si parla anche della inchiesta su Milanese: “Il sospetto dei magistrati: ‘Milanese svuotò le cassette di sicurezza’”. Secondo i Pm lo fece qualche mese prima della richiesta di arresto.

Il Sole 24 Ore: “Ecco il piano contro i grandi evasori. Oggi gli emendamenti. Stop sulle pensioni, chiusi i mini-tribunali. La Ue: attenzione alla crescita. Più redditometro e carcere, ipotesi concordato. Ova clausola di ‘salvaguardia’”. In evidenza anche la notizia che ieri la Borsa di Milano, e quelle europee, sono andate meglio: “Piazza Affari a +3 per cento archivia l’agosto nero. Lo spread Btp-Bund torna sotto quota 300. La Bce compra ancora, attesa per l’asta di lunedì prossimo”.

Il Giornale: “Tasse, evasori alle strette. La manovra cambia. Il governo rinuncia a toccare le pensioni. I soldi arrivano dai furbi che non pagano il fisco: decise misure pesanti per scovarli e colpirli. Di riserva pronto l’aumento di un punto di Iva”. Anche Il Giornale dà rilievo all’andamento della Borsa: “La Borsa fesrteggia, è forse colpa del Cav”. Scrive Nicola Porro che “converrebbe lasciare in pace la Borsa”, visto che ieri apparentemente “brindava” alla “tira e molla” sulla manovra estiva. In prima pagina anche una foto di Massimo D’Alema: “Negli affari di Penati spunta il clan d’Alema”.

Il Foglio: “Le manovre rapsodiche del governo stupiscono Bruxelles e Francoforte. Accantonati gli interventi previdenziali. L’esecutivo alla ricerca di risorse per compensare le modifiche lassiste. L’Europa insiste sulla crescita”. Di spalla il vertice di Parigi sulla Libia: “Più soldi (e subito) ai ribelli. Sarkonapoleon vuol battere tutti in Libia. Sessanta Paesi a Parigi per organizzare la transizione libica. L’Eliseo tace sugli scontri in corso e sfida gli alleati”.

Libero: “Pensionata la manovra. Il governo ritira l’iniquo provvedimento sui riscatti di naja e laurea. Bene, ma ora speriamo che non si inventi un’altra gabella. L’unica strada sono i tagli. A partire dalle finte pensioni”. Un articolo di Franco Bechis spiega: “Torna l’idea del condono. Ma i condonati non pagano”.

L’Unità: “Il governo delle comiche”, con foto di Stan Laurel ed Oliver Hardy.

Il Riformista: “La farsa. Salta la norma sulle pensioni. Incertezza sui saldi, caos nel governo”.  Da segnalare sul quotidiano diretto da Macaluso una intervista a Paolo Cattabiani, presidente di Lega Coop Emilia Romagna, che risponde alle critiche sul regime fiscale delle coop e sulle proposte di inasprimento fiscale contenute nel dibattito sulla manovra: “Noi puliti, basta attacchi”. il titolo.

Manovra

“Pensioni, un pasticcio firmato Sacconi”. Così titola Il Giornale per dar conto del dietrofront del governo, soprattutto in relazione alla decisione di escludere il riscatto di servizio militare e laurea dal calcolo per maturare le pensioni di anzianità. Anche il retroscena de La Stampa vede il ministro Sacconi come il maggiore indiziato e spiega che durante il vertice di lunedì ad Arcore, sarebbe arrivata a Tremonti una telefonata del ministro sotto accusa. Sacconi avrebbe diffuso la notizia di una disponibilità di Cisl e Uil ad un intervento limitato agli anni dell’università e del servizio di leva. A quel punto, a nome della Lega, il ministro Calderoli annunciava: “Lo possiamo accettare”. Allora, confessa candidamente il premier: “Pensavamo che riguardasse poca gente, invece poi abbiamo scoperto che riguardava oltre 600 mila persone, compresi quanti avevano già pagato”. Sacconi, a sua volta, ritiene di esser stato a sua volta illuso dai leader di Cisl e Uil. Che “brindano”, adesso, come scrive La Stampa, dopo avere iniziato un pressing martedì stesso, all’indomani del vertice di Arcore. Negano di aver dato a Sacconi il via libera, e fanno notare che, quando il governo ha deciso il provvedimento sul riscatto degli anni di università e di militare, non sapeva quante persone potesse interessare.
Intanto si fa strada l’ipotesi di un condono fiscale da 4 miliardi, secondo La Repubblica. Ma anche di un condono edilizio-blitz. “Il bastone e la carota: evasori in cella e condono”, titola Libero, confermando come l’ipotesi si stia facendo strada. Le sanatorie servono a reperire denari in breve tempo, sottolinea il quotidiano, spiegando che “una spinta arriva anche dal Parlamento”: tra i 1300 emendamenti presentati alla manovra in Senato, ce ne sono 5 del Pdl che propongono una nuova sanatoria edilizia o la riapertura dei termini di quella precedente. E parallelamente, alcuni deputati della maggioranza si stanno dando da fare per raccogliere consensi su un condono fiscale: potrebbe portare nelle casse dello Stato tra i 35 e i 50 miliardi. Da una parte c’è la sanatoria, ma dall’altra ci sarebbe l’inasprimento delle pene e delle sanzioni contro chi evade il fisco, come spiega uno dei deputati che caldeggia l’ipotesi, Amedeo Laboccetta: scatterebbero le manette per chi non paga le tasse oltre la soglia di 50 mila Euro di evasione (oggi è centomila), con l’aumento degli anni di reclusione da 2 a 5 (oggi è da 1 a 3).
“Concordato fiscale e manette a chi evade”, “il governo pensa a un patto con la Svizzera per tassare i capitali sui conti cifrati”, titola Il Corriere della Sera, spiegando che la mossa sul fisco servirebbe a recuperare i mancati introiti del super-prelievo e dei tagli agli enti locali. Il governo – sottolinea ancora il Corriere – insiste infatti: “La copertura è assicurata”. La Repubblica enfatizza invece il monito e il pressing della Commissione europea sull’Italia: “Ora le riforme, i mercati non aspettano’. Ue ed Eurotower preoccupate. Lo spread resta ad alta quota”. Ha detto la Commissione: “Ci aspettiamo che gli obiettivi di bilancio non siano rimessi in discussione”. La Repubblica lo considera un modo diplomatico per dire che Roma non può sgarrare di un centesimo rispetto ai 45 miliardi promessi per anticipare l’azzeramento del deficit al 2013. E poi, sul capitolo del Pil, ancora la Commissione: “Siamo fiduciosi che misure strutturali destinate a sostenere la crescita nel decreto avranno un peso maggiore. Sarà uno dei punti sul quale faremo maggiore attenzione nel giudicare la manovra”. Significativo anche il titolo dell’analisi in prima sul Sole 24 Ore: “Il rigore da solo non fa il rilancio”. Incipit: “L’Europa ci lancia un appello a fare di più per la crescita”. E ancora: “Lo sviluppo è la parte oscura dei fraseggi contabili elaborati prima al ministero dell’economia, poi a Palazzo Chigi, poi ad Arcore, e ancora al Ministeero dell’economia, con la significativa assenza del titolare del dicastero”.
L’Europa, sottolinea Il Sole, ha ricordato che è necessario il rilancio della competitività e della crescita: la manovra italiana sarà valutata anche in base alle “raccomandazioni” approvate dal Consiglio Europeo a giugno, in cui si chiedevano all’Italia una maggiore apertura alla concorrenza nel settore dei servizi, l’agevolazione degli investimenti in ricerca e innovazione attraverso incentivi fiscali, nonché un miglior uso dei fondi strutturali spesso inevasi.
L’Unità intervista Guidalberto Guidi, già vicepresidente di Confindustria, dove siede nel consiglio direttivo. Il quotidiano sintetizza così il senso delle sue parole: “Manovra camaleontica e senza crescita: ci vuole la patrimoniale”. Sull’ipotesi di un aumento dell’Iva, dice: “Vede, anche sua moglie compra quasi tutto in offerte o in liquidazioni, no? Non mi si venga a dire che l’aumento dell1 o 2 per cento dell’Iva porta a maggiore inflazione o a diminuzione dei consumi. Se uno entra in un supermercato italiano il contenuto di lavoro italiano è praticamente nullo. I consumi calano perché la gente non ha soldi. Serve ridurre la tassazione su famiglie e imprese”. Guidi ricorda anche che gli altri Paese, quando vogliono “tornare a correre”, investono nelle infrastrutture, nelle reti di trasporti, nella distribuzione di energia. Sulle pensioni: “Mi piange  il cuore a dirlo, ma penso sia inevitabile ridurre le pensioni di anzianità, se non eliminarle del tutto. In tutto il mondo si fa così. Credo sia prioritario lasciare più soldi in tasca a chi lavora”. E poi: “Peraltro non escludo invece che ci sia bisogno di una patrimoniale. Sono convinto che gli italiani la pagherebbero, ma solo a patto che il costo dello Stato diminuisca del 50 per cento, dai parlamentari alle province”.
Secondo Il Giornale, però, “Tremonti non s’arrende, si intestardisce ancora sul suo superprelievo”. Oggi in Consiglio dei ministri potrebbe riproporre il contributo di solidarietà, ma nella maggioranza nessuno sembra disposto a seguirlo.

Giustizia e politica

La Repubblica intervista il sindaco di Napoli De Magistris. Esiste la diversità etica della sinistra? “Storicamente è esistitita”, ultimamente “è molto scemata”. Molto quanto? “Assai”, “il sistema degli affari funziona allo stesso modo a destra e a sinistra”. E ancora: “Mi irrita la sorpresa che mostrano i leader di partito di fronte ai casi Bisignani, Penati e quant’altro. Penati era il capo della segreteria di Bersani. Bisignani l’uomo di fiducia di Letta a Palazzo Chigi”. Anche nell’Idv non sembra andato tutto benissimo, fa notare l’intervistatrice. “Non sempre. Il reclutamento della classe dirigente è fondamentale e deve rispondere a criteri di chiarezza assoluta”. De Magistris risponde anche a Pisapia che, ieri, intervistato dallo stesso quotidiano, aveva proposto il limite tassativo di due mandati: per De Magistris è un principio che vale in generale, “ma in politica le regole burocratiche non sempre funzionano”, poiché il problema rimane sempre la selezione, servono “persone fuori dagli schemi, che sappiano connettersi con il popolo e trovare un equilibrio tra istituzioni e movimenti civili”. De Magistris smentisce di volersi candidare alle primarie del centrosinistra, nega di voler creare un nuovo partito, perché, “al contrario”, vuole impegnarsi per la avanzata di un “movimento che affianchi i partiti nella via del risanamento”.
Su tutti i quotidiani, gli sviluppi dell’inchiesta che ha coinvolto l’ex presidente della Provincia di Milano Penati, soprattutto in relazione al prezzo pagato dalla Provincia per le quote della Milano Serravalle. Scrive il Corriere della Sera: “Hanno influito sul prezzo pagato dalla Provincia a Milano nel 2015 per il 15 per cento della società Milano Serravalle i due milioni di euro andati all’imprenditore Piero Di Caterina quale supposta restituzione di tangenti versate a Penati? Per capirlo la Procura di Monza incaricherà un consulente che con la Guardia di Finanza di Milano riguarderà l’operazione nella inchiesta su 15 anni di presunte tangenti” che coinvolgerebbero Penati. Una indagine in cui, secondo l’ex segretario Veltroni, “non c’è nessun fumus persecuzionis”, “le circostanze sono acclarate” “bisogna andare fino in fondo in tempi brevi” e “spetta a chi è coinvolto chiarire la sua posizione”.

Libia

Si apre oggi in Francia il summit degli “amici della Libia”, copresieduto da Francia e Gran Bretagna. Saranno presenti 60 Paesi. Sul tavolo “riconciliazione e aiuti alla ricostruzione”, come titola La Stampa. E l’obiettivo è quello di evitare che ci si trovi di fronte ad “un altro Iraq”. Anche nel senso di astenersi da quel che si fece a Baghdad, liquidando tutti gli uomini di Saddam, con il risultato di trovarsi senza quel po’ di Stato che c’era. Da Parigi assicurano che il Consiglio nazionale transitorio non seguirà l’esempio iracheno e che – al contrario – la parola d’ordine a Tripoli è riconciliazione, porte aperte agli ex gheddafisti che non abbiano troppo sangue sulle mani e non siano troppo compromessi. La ricostruzione prevede un governo provvisorio, una assemblea costituente, referendum sulla Costituzione e delle elezioni generali. I francesi non credono che vi siano tra i vincitori significative infiltrazioni di Al Qaeda. Resta poi il problema dei fondi, poiché ci vuole una autorizzazione dell’Onu per sbloccarli e una indagine per trovare i petrodollari sparsi nel mondo in investimenti.
Sulla Stampa una intervista al professor Ahmed El Gehani, delegato del consiglio nazionale transitorio libico al Tribunale Penale Internazione: in questi mesi è stato il coordinatore del gruppo che ha raccolto denunce e prove contro il clan Gheddafi. Consegnerete Gheddafi all’Aja? “Non esiste un problema di giurisdizione. La Libia non ha sottoscritto il Trattato di Roma, ha il diritto di decidere se consegnare i criminali alla giustizia internazionale o se processarli in Libia”. E poi: “Noi vogliamo più un processo politico che un processo giudiziario classico. Un processo più simile a quello celebrato contro Saddam Hussein che contro Hosni Mubarak”.
Sull’intervento in Libia, ma non solo, segnaliamo da La Repubblica un intervento di Jean Daniel, sotto il titolo “le vittorie e i rischi delle rivoluzioni arabe”.

Una panoramica sulle nazioni e sul ruolo da esse avuto sul dossier Libia è presentato sul Sole 24 Ore: “Alla corte di Sarkozy vincitori e vinti”. Trionfa la strategia francese, ma escono bene anche Usa e Gran Bretagna. L’outsider è stato il Qatar che ha partecipato ai bombardamenti ma – soprattutto – ha amplificato la rivolta attraverso Al jazeera. Tra i perdenti si inserisce la Germania, che ha tenuto al suo disimpegno e che ha attirato critiche sulla Cancelliera Merkel anche in patria, tanto che – secondo alcuni – verrà fatto fuori il Ministro degli esteri. Sarà Sarkozy a far di tutto per concedere ai tedeschi una via di uscita onorevole, evitando che alla conferenza di Parigi venga offerto alla Germania uno strapuntino, perché senza Berlino il futuro dell’Europa è incerto. Ha perso la partita anche Mosca, che rinuncerà a contratti importanti nel settore bellico.
Anche Europa si occupa della difficile situazione in cui si trova il liberale titolare del dicastero degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle: il Die Welt ha definito addirittura “vergognosa” la sua politica astensionista sull’intervento Nato in libia. “Ribolle il partito liberale”, che lo contesta, “Angela si fa scudo dei guai di Guido”.
Sul vertice di Parigi La Repubblica intervista l’ex ministro degli esteri socialista Védrine, che dice: “La scommessa è costruire democrazia”, “non basta rovesciare un dittatore. Ora i diversi gruppi del Cnt dovranno superare le differenze per varare un Paese moderno”. Restiamo a La Repubblica per segnalare anche una intervista con copyright Die Zeit all’ex cancelliere tedesco Helmuth Schmidt, che dice: “Per gli errori della Merkel la Germania sta perdendo la fiducia degli europei”. Schmidt ne ha anche per la moneta unica e la crisi in Grecia: “Considero un errore l’ingresso nella moneta unica della Grecia e di altri Stati minori. Prima avrebbero dovuto affrontare profonde riforme”. Sul patto di stabilità: “E’ solo una dichiarazione di intenti tra governi, e questo è il suo grande limite. Non è vincolante, infatti anche Parigi e Berlino lo hanno violato”.

E poi

Il Foglio una intera pagina offre stralci da “In my time”, il libro di “memorie personali e politiche” di Dick e Liz Cheney, pubblicato dal Wall Street Journal. Si tratta di ricordi dell’ex vicepresidente Usa su Saddam, gli interrogatori, la Corea, la Siria. “L’enigmatico vice di Bush racconta”. E rivendica i metodi usati negli interrogatori, perché “hanno messo in luce i complotti, le potenzialità, l’identità e la localizzazione dei rami operativi di Al Qaeda”.

 (Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

 

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