Le aperture
La Stampa: “‘Se Letta si logora non ho colpa’. Lettera di Renzi a La Stampa: l’attuale classe dirigente dove tocca, sbaglia. Sulla riforma del Senato attacca Alfano: ci dica sì, altrimenti è un problema”. Nell’occhiello il quotidiano si occupa anche di Forza Italia: “Dietrofront di Berlusconi su Toti: non sarà coordinatore unico”.
Il Giornale: “Renzi licenzia Alfano e De Girolamo. E spunta una telefonata (argomento case) tra Alfano e Ligresti”. “L’uomo del segretario Pd indagato in Sicilia”
Il Fatto quotidiano: “Ligresti ha un altro ministro. Alfano lo chiamò per una casa”. In taglio basso: “Il primo renziano indagato: Faraone, peculato sui rimborsi”.
De Girolamo, nuovi indagatiLa Repubblica: “De Girolamo, nuovi indagati”, “si aggrava la posizione del ministro. Il Pd all’attacco. A centro pagina la foto è per il presidente francese: “L’ira di Hollande, violata la mia libertà”. L’apertura a sinistra è per il ministro all’integrazione, Kyenge: “Fermate i razzisti della Lea che mi inseguono”. E il richiamo ad una intervista ad Alessandro Profumo, Presidente di Montepaschi: “Resto perché la politica non rimetta i piedi dentro l’istituto. Speravo che il Tesoro fosse più incisivo”.
Il Corriere della Sera: “Hollande: è un momento doloroso. E annuncia la svolta sull’economia”. A centro pagina: “Attacco di Renzi a De Girolamo”, “il Pd alza i toni. Il ministro: rispondo su tutto in Parlamento”. La foto è per il referendum sulla Costituzione egiziana: “L’Egitto al voto, 11 morti”.
Il Sole 24 Ore: “Prezzi e consumi mai così bassi”, “senza impatto l’aumento dell’Iva. Cala la benzina, in ripresa i saldi”. Di spalla: “Riforma elettorale, Renzi punta ad incontrare Berlusconi venerdì”. La foto a centro pagina è per il presidente francese: “Hollande gioca la carta dei 30 miliardi di sgravi”. In taglio basso: “Rientro dei capitali, intesa più vicina”, “Saccomanni: non serve cambiare l’agenda di governo, è chiara”.
Politica
In una lettera a La Stampa il segretario del Pd Matteo Renzi risponde al commento di Luca Ricolfi (“Il lavoro non lo creano i dilettanti”), uscito lunedì scorso. Renzi risponde di non ritenere che il problema del lavoro in Italia siano semplicemente le regole dei contratti o l’articolo 18, ma “la burocrazia, il fisco, le infrastrutture tradizionali e digitiali e anche la mancanza di una prospettiva”. Spiega che la sua segreteria ha prodotto una “accelerazione – innegabile” sulla legge elettorale, “che era finito a ‘Chi l’ha visto’ e adesso ha scadenze certe alla Camera dei Deputati”. Quanto a Letta, e alla accusa di volerlo logorare, Renzi risponde: “Il primo ministro è il capo del governo. Se si logora, si logora per le cose che fa. O che non fa. Non per il tentativo di altri di realizzare finalmente riforme attese da vent’anni”. “Se facciamo la legge elettorale lo facciamo per dare una speranza agli italiani, non per logorare Letta. Se Letta si logora è perchè governa male, non perché c’è un nuovo segretario del Pd. Da parte mia mi sento obbligato a dare una mano perché Letta governi bene: gioco nella stessa squadra”.
Ieri Renzi ha anche risposto via Twitter alle domande degli internauti: “Il leader attacca a tutto campo, ‘subito ius soli e unioni civili'”, titola Il Corriere della Sera.
La Stampa scrive che in questo colloquio via Twitter Renzi ha anche attaccato frontalmente il vicepremier Alfano, mostrandosi molto contrariato per la proposta del nuovo Centrodestra di ridurre i senatori da 315 a 210: “Non la condividiamo, per noi il Senato elettivo non resta in piedi”, ha detto.
Secondo Il Giornale quel che è chiaro è che Renzi ha intenzione di continuare a picchiare sull’anello debole della maggioranza, ossia Alfano: “staremo al governo con loro – ha detto – il tempo necessario per fargli approvare civil partnership e ius soli”.
E intanto il segretario del Pd, secondo il quotidiano, ha urgenza di sapere a che gioco vuole giocare Berlusconi, soprattutto sulla legge elettorale, come confermano le prosecuzioni di contatti con Denis Verdini sul tema.
Su La Repubblica: “incontro segreto di Matteo con Verdini, ‘Dovete dirmi se reggete un patto'”.
Inchieste giudiziarie
Il ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo risponderà in Parlamento alle accuse contenute nell’inchiesta delela procura di Benevento, che ha parlato di un “direttorio politico-partitico”. Ma intanto il Pd – scrive La Repubblica – ha deciso di “andare in pressing” sul ministro con un’interpellanza urgente in cui chiedono alla De Girolamo di spiegare “le motivazioni che hanno determinato il suo intervento poco trasparente” relativo alla Asl di Benevento. Nella pagina di fianco: “Politica e affari nella asl, cinque nuovi indagati e rischia anche la ministra”. Sono state depositate altre intercettazioni di quelli che il quotidiano definisce “summit” in casa del ministro. Come spiega Il Fatto, l’avvocato difensore dell’ex direttore sanitari odella Asl di Benevento e grande accustaore della De Girolamo, ha depositato una cinquantina di pagine fitte di dialoghi registrati di nascosto. L’ex direttore sanitario, Felice Pisapia, è indagato per truffa. Ha registrato incontri, coloqui e riunioni per nove mesi. Il Fatto raccoglie poi la testimonianza del dirigente di Psichiatria Giuseppe De Lorenzo, secondo cui cinque giorni prima della chiusura delle liste comunali di Benevento nel 2011, un collaboratore del ministro gli avrebbe chiesto di candidarsi nel Pdl. L’interessato rifiuta, ma nei giorni successivi gli avrebbero promesso il ruolo di direttore sanitario della Asl in cambio del sostegno al candidato sindaco azzurro. Lo stesso quotidiano avverte che il personaggio in questione, De Lorenzo, “è un personaggio da prendere con le molle”.
Un resoconto dettagliato sull’inchiesta, che è iniziata circa un anno e mezzo fa, si ritrova sul Corriere della Sera, che spiega come le trsacrizioni depositate ieri riguardino gli incontri tra il direttore generale della Asl Michele Rossi e l’ex direttore amministrativo Felice Pisapia, aventi ad oggetto i mandati di pagamento per alcune ditte fornitrici della Asl stessa.
Il Corriere e La Repubblica evidenziano anche l’opinione espressa da segretario Pd Renzi, che ha sottolineato il diverso stile della ministra Josefa Idem. “‘Dalla Idem altro stile, lei si dimise'”, sintetizza La repubblica. E secondo il Corriere, così facendo “Renzi evoca le dimissioni”.
Altra inchiesta, altro contesto. La Stampa: “E a Palermo l’uomo di Renzi indagato per le spese pazze”. Si tratta di Davide Faraone, responsabile Welfare in segreteria Pd: “lo chiamano ‘il Renzi di Palermo’” -scrive il quotidiano- “per il suo credo, senza se e senza ma, nelle primarie elevate a dogma, alla fine, pure in Sicilia. Gli contestano 3.380,60 euro di ‘acqwisti impropri’, oltre ad aver contribuito allo sformaneto del budget per i collaboratori che aveva un tetto di 400mila euro per tutto il gruppo” all’Assemblea Regionale siciliana. E’ finito nella lista di 97 indagati per peculato dalla procura palermitana per una storia di spese folli e rimborsi. Il Corriere precisa che tra i 97 ci sono anche i 13 capigruppo: “piatti d’agernto, cene e viaggi con i soldi dei gruppi parlamentari”, titola il Corriere. Borse Vuitton, cravatta Hermes, profumi, una collana, biancheria intima griffata, spiega l’articolo di Felice Cavallaro. La bufera si è rovesciata sull’Assemblea ieri mentre era in corso l’affannato dibattito sulla Finanziaria ed ha prodotto “fibrillazioni in ogni settore” politico dell’Ars, poiché si va dall’ex governatore Raffaele Lombardo al capogruppo Pd Antonello Cracolici a deputati di lungo corso com il Pd Giuseppe Lupo o Bernardo Mattarella.
Passando alla Liguria, citiamo il titolo de La Repubblica: “Soldi della Regione per slip e vini francesi, in manette ex vicepresidente della Liguria””. Le indagini dei finanzieri della tributaria avrebbero scoperto che dai fondi del gruppo Italia dei Valori tra il 2010 e il 2011 sarebbero usciti 70 mila euro non rendicontati. Arresti domiciliari per ex vicepresidente della giunta ed ex capogruppo Idv Scialfa. I reati contestati dal pm: peculato e falso.
Hollande
“Hollande, l’economia batte il gossip”, titola La Stampa dando conto della conferenza stampa durata 2 ore e 40 minuti davanti a 600 giornalisti di tutto il mondo: “Il Presidente liquida le domande sul flirt e rilancia: ‘sgravi fiscali e tagli alla spesa pubblica per ripartire'”. La strategia di Hollande – fortemente sostenuta dal Medef, la Confindustria francese, è quella di sgravare le aziende dai contirbuti per le politiche familiari, che in futuro andranno finanziate grazie al taglio della spesa pubblica (“50 miliardi entro il 2017, anche grazie alla creazione di un consiglio strategico della spesa pubblica”) e senza ulteriori aumenti delle tasse per i cittadini. Alludendo al cosiddetto “patto di responsabilità” con le aziende che – spiega La Stampa – significa sgravi fiscali in cambio di nuove assunzioni, Hollande ha detto che si tratta del “più grande compromesso sociale degli ultimi decenni”. Ed ha fatto in qualche modo una sorta di coming out politico, riconoscendo per la prima volta di essere un socialdemocratico, puntualizzando che non si è “lasciato conquistare dal liberalismo”.
Una intera pagina de Il Sole 24 Ore è dedicata alla conferenza stampa all’Eliseo e alla “crisi francese”. Dove si legge che la Confindustria francese aveva chiesto 50 miliardi di sgravi contributivi per le imprese, per essere alleggerite dal peso del prelievo destinato a finanziare quella che il quotidiano considera “la generosa politica familiare di Parigi”. Perché – come ha spiegato il Presidente degli industriali – “non si capisce perchè debbano essere le imprese a sostenere il costo di un sistema del quale usufruiscono tutte le famiglie”, ovvero perché questo costo non debba essere trasferito sulla fiscalità generale. La proposta di sgravi farà parte del negoziato con le parti sociali che partirà in primavera, perché a fronte di quei 30 miliardi ci dovranno essere delle precise contropartite in termini di assunzioni di giovani e di aumento del tasso di occupazione dei senior. Hollande ha spiegato: “I margini delle nostre imprese sono tra i minimi di sempre, tra i più bassi d’Europa”, “dobbiamo fare in modo che le nostre aziende ritrovino livelli di competitività più alti, esportino di più e quindi creino occupazione”, “prima di redistribuire bisogna creare la ricchezza da redistribuire”, “di sinistra è una politica che crea risorse e lavoro, non deficit, debito e spesa pubblica”. Dichiarazioni che – scrive Il Sole – forse possono scioccare la sinistra del Partito socialista, ma non chi conosce la storia di Hollande, riformista e socialdemocratico da sempre, “sia pure con qualche oscillazione legata al suo trasformismo opportunista” – scrive il corrispondente da Parigi Moussanet, secondo cui il leader di sinistra cui si sente più vicino è l’ex Cancelliere socialdemocratico Schroeder.
Internazionale
Un reportage dal Cairo de La Stampa porta questo titolo: “‘Noi islamici buttati in un ghetto. Al Sisi ha fatto un altro golpe'”. Un diplomatico europeo che mantiene l’anonimato dice: “Urge una riconciliazione nazionale, spero che la seconda generazione dei Fratelli Musulmani sia più pragmatica della vecchia guardia”. Ma l’analista Ahmed Neguib smorza gli entusiasmi: i giovani sono meno ideologici dei leader in prigione, ma più idealisti. Il golpe li ha radicalizzati”.
Sul Corriere della Sera: “L’Egitto vota la nuova Carta. Scontri al Cairo, undici morti”, “Scontata la vittoria del sì che ‘incorona’ Al Sisi”.Le urne resteranno aperte anche oggi. La Repubblica scrive che “gli islamisti cercano di bloccare il referendum per la nuova Costituzione” e “la polizia spara”. La nuova Carta, spiega Fabio Scuto, vieta i partiti di ispirazione religiosa e stabilisce pari diritti tra uomini e donne, ma limita le libertà civili e amplia i poteri del presidente e della polizia; stabilisce che un tribunale militare può processare i civili e allarga il sistema di privilegi di cui l’esercito ha sempre goduto.
Sul Sole 24 Ore: “L’Egitto vota la Costituzione dei generali”. I militari hanno tutto ciò che volevano, poiché nominano il Ministro della Difesa e sono titolari del bilancio su cui il potere civile non ha più alcun controllo. La Carta stabilisce che l’islam è religione di Stato e ispirazione delle sue leggi. Quel che davveroè importante sarà anche la percentuale di affluenza, poiché un anno fa la Costituzione dei Fratelli Musulmani aveva vinto con il 63,8 per cento dei consensi, ma solo il 32 per cento degli elettori era andato a votare. Se il referendum passerà, la strada del generale Al Sisi verso la presidenza non avrà più ostacoli: si terranno elezioni presidenziali entro 60-90 giorni e – a seguire – parlamentari. Sono stati gli stessi militari ad insistere perchè venisse fatta per prima la scelta del Presidente.
Sul Corriere della Sera le anticipazioni del bilancio che l’organizzazione non governativa americana Freedom House pubblicherà con il suo rapporto annuale sulla “libertà del mondo”. Il direttore della sezione Medio Oriente e Nord Africa Dunne considera positiva la situazione in Tunisia, a tre anni dall’inizio della rivoluzione, parlando di un “governo islamista che ha saputo gestire il potere in modo inclusivo”. Sulla nuova Costituzione in Egitto dice: “Offre alcune libertà religiose in più, ma stabilisce fermamente l’esercito come garante del potere: un passo indietro rispetto a un governo democraticamente eletto per quanto estremamente carente”.
Speranze nutre nella Libia, “parzialmente libera”: nonostante la mancanza di sicurezza e il potere delle milizie, “si registra lo sviluppo di una società civile attiva”.
E poi
La Repubblica intervista il Presidente di Mps Alessandro Profumo: “Se salta l’operazione non rischia solo il Monte ma tutto il sistema bancario”. Si riferisce all’aumento di capitale che, fa notare La Repubblica, avrà un costo, poiché la Fondazione vuole tenere i piedi piantati dentro la banca. Profumo: “Qui non si tratta di impedire alla politica di tenere i piedi dentro la banca, ma di impedirgli di rimetterceli. E non solo alla politica, ma anche a un pezzo di sindacato, che esprime il sindaco della città. Se vuole, uno dei motivi per cui ho deciso di restare è anche questo: difendere l’autonomia della banca. Finora ci sono riuscito”. Dal ministro del Tesoro Saccomanni, dice Profumo, “mi aspettavo una incisività maggiore nei confronti della Fondazione”.
Sul Sole 24 Ore segnaliamo una inchiesta di Claudio Gatti: “Chi è l’uomo-ombra del renzismo”. Si tratta di Marco Carrai, da sempre il collaboratore di maggior fiducia del neosegretario Pd. “Le molte attività e le mille relazioni intrecciate di Carrai tra politica, mondo cattolico e tanto business”.