Il Corriere della Sera: “Il piano di Draghi trascina i mercati. Passa l’acquisto illimitato di titoli di Stato con il no del banchiere centrale tedesco. L’ira della Bundesbank. Ma Merkel: la Bce agisce nel quadro del suo mandato. Spread giù fino a 370, volano le Borse”.
In taglio basso: “Napolitano sprona i partiti: torni il senso di missione, norme anticorruzione subito”.
La Repubblica: “Svolta Bce, le Borse volano”, “vince Draghi: acquisto illimitato di Bond”. “L’ira della Bundesbank: un errore”.
Il Sole 24 Ore: “La mossa di Draghi: acquisti illimitati di Bond”, “dopo l’annuncio Borse in rally: piazza Affari guadagna il 4,3 per cento. Lo spread Btp-Bund crolla a quota 372″.
Per Il Giornale: “Merkel abbassa la cresta. La Bce schiaffeggia la Germania e annuncia l’acquisto illimitato di bond. Lo spread crolla, ma l’aiuto ci costerà la sovranità. L’economia italiana continua a non crescere. Bisogna tornare subito al voto”.
La Stampa: “Vince Draghi, volano le Borse. La strategia della Banca centrale contro le speculazioni. L’unico no arriva dalla Germania, ma è isolato. Si della Bce agli acquisti illimitati di titoli di Stato. Lo spread crolla a 370″. In alto: “Appello di Napolitano ai partiti: ‘Devono rinnovarsi, aprirsi all’Europa e ai giovani”.
L’Unità: “Vince Draghi ma non è finita”. In taglio basso: “Napolitano: bisogna dare spazio ai giovani”.
Libero: “Ecco le vittime del fisco”. “Le storie della persecuzione tributaria spedite a fisco@liberoquotidiano.it: multe quintuplicate, imprese fallite a causa di Equitalia,. professionisti rovinati da studi di settore… Ma reagire è possibile”. A centro pagina: “Il SuperMario vero piega la Merkel: salvo l’Europa alle mie condizioni”.
Il Fatto quotidiano continua ad occuparsi dell’interrogatorio di Berlusconi a Palermo, due giorni fa. “E Berlusconi disse a Ingroia: ‘io e lei possiamo salvare l’Italia’. I retroscena dell’interrogatorio: battute, gaffe, galanterie alla pm Sava, perfino l’invito al Procuratore aggiunto ad entrare in politica. Poi le storie ‘fantasy’ su Mangano, Dell’Utri e gli attentati. ‘A Palermo han tutti la faccia da mafiosi’”.
Bce
Ieri la Banca centrale europea ha approvato la proposta del presidente Mario Draghi di acquisto illimitato di bond. Spiega La Repubblica che per portare a casa “il bersaglio grosso” Draghi ha dovuto concedere qualcosa: lo scorso giugno al summit di Bruxelles Monti, Hollande e il premier spagnolo Rajoy erano riusciti a strappare l’intervento del Fondo Salva Stati dell’Unione a costo zero. Per i Paesi “virtuosi” si sarebbe potuto cioé attivare comprando i loro titoli per abbassare lo spread dopo la firma di un memorandum (che Monti chiamò light) in cui il governo soccorso si impegnava solo ad andare avanti su risanamento e riforme già concordate in Europa. Senza impegni aggiuntivi. Ieri nel comunicato finale si è sottolineato che la Bce scenderà in campo solo “a condizione che un Paese chieda l’aiuto del fondo salva Stati e che firmi un memorandum con ‘condizioni severe ed effettive’”. La Bce si muoverà solo con un memorandum che comprenda nuove “misure correttive”. Inoltre, si chiede il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale (“Noto per i modi e richieste rudi”, chiosa il quotidiano), e si concede alla trojka (commissione, Bce e Fondo stesso) che vigilerà sul rispetto degli impegni la possibilità di guardare in casa del governo soccorso in un modo che il quotidiano definisce “molto intrusivo”. Con gli ispettori di Bce, Ue ed eventualmente FMI che metteranno in campo eventualmente una “sorveglianza avanzata”: ogni tre mesi riferiranno all’eurogruppo sul comportamento del governo monitorato e potranno chiedere in ogni momento alle capitali di comunicare “ogni informazione” sullo stato delle finanze e delle entrate fiscali, oltre a poter ordinare un audit sui conti e verifiche affidate ad Eurostat sulla qualità delle statistiche nazionali.
Il Sole 24 Ore punta l’attenzione sugli “spazi di manovra” possibili nel capitolo delle condizioni previste dallo stesso trattato Esm. Riferendosi alle condizioni di un intervento, e all’articolo 12 dello Statuto, si legge: “Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite”. Potrebbe significare che non sono necessarie condizioni aggiuntive?
L’articolo 13 recita: “La Commissione europea, di concerto con la Bce e laddove possibile insieme al FMI, ha il compito di monitorare il rispetto delle condizioni cui è subordinato il dispositivo di assistenza finanziaria”. Questa significa che la presenza del Fondo è preferibile, ma non obbligatoria?
La Stampa titola: “Ma per chi chiede gli aiuti arriva la tutela del Fondo Monetario Internazionale”, “i paletti rigidissimi hanno convinto la Merkel a sostenere la linea Draghi”. Si scrive per esempio che il memorandum che circola per Madrid sarebbe “molto pesante”: si chiederebbe a Madrid – anche per i governi futuri – la ricapitalizzazione delle banche, una riforma del lavoro, e una profonda revisione della governance delle casse locali.
L’Unità in una analisi sottolinea che la mossa di Mario Draghi ha potenzialità positive, specie nel breve periodo, ma non risolve il problema di fondo: “la mancanza di equilibrio tra le misure che obbligano alla disciplina di bilancio e la necessità di uscire dalla recessione. O di non entrarvi”. Persino la Germania, secondo le ultime stime Ocse, nella seconda metà di quest’anno avrà una crescita negativa. E a Roma, Madrid o Parigi la recessione potrebbe avere effetti psicologici pesanti.
Anche il Corriere della Sera analizza “ombre” e “rischi” del piano Draghi. “Il programma può funzionare solo se gli investitori percepiranno che il processo decisionale che lo accompagna non sarà caotico e accompagnato da una divisione nel consiglio Bce tra una Europa forte e una debole. Questo renderebbe il consiglio simile a un parlamento intergovernativo, diviso negli interessi e paralizzato nell’azione”, scrive Lucrezia Reichlin in prima pagina. In secondo luogo la nuova politica monetaria può aver successo nel preservare l’euro solo se si prenderanno altre misure, come l’Unione bancaria europea, di cui molto si è parlato: “Ma l’Europa rimane profondamente divisa”. Quanto al capitolo delle “condizionalità” cui è legato l’intervento Bce, si sottolinea che l’istituto dovrà entrare “in temi economici che vanno molto al di là di quelli che competono alla politica monetaria”: la condizionalità mette a repentaglio l’indipendenza della Bce poiché implica una relazione stretta tra politiche monetarie e di bilancio. E l’ultima ombra, la più seria, riguarda il fatto che la politica può aiutare, ma non risolvere, il problema di Paesi “che rimangono intrappolati in una crescita negativa ma non riescono a riformarsi”.
Il quotidiano offre ai lettori anche un “retroscena” sulle severe condizioni per ottenere l’aiuto, sottolineando che il deficit italiano potrebbe peggiorare ed arrivare al 3 per cento. Si ricorda che peraltro il presidente della Budesbank tedesca Weidman ha ribadito la sua contrarietà alla scelta di Draghi di acquistare i titoli dei Paesi in difficoltà, e che è tornato a contestare al presidente di aver trascinato la banca in un ruolo sempre più politico, lontano dal suo mestiere tradizionale e dalla sua vocazione di indipendenza.
Monti, Napolitano
Secondo Il Sole 24 Ore la giornata di ieri potrebbe aver segnato un punto di svolta nella politica italiana. Mentre prima si parlava dell’”agenda Monti” come di un complesso di impegni e di programmi che i partiti non potevano trascurare, adesso – scrive il notista politico Stefano Folli – si dovrebbe parlare di una “agenda Draghi” che va ad integrare e rafforzare lo schema entro cui agisce il presidente del Consiglio. Le iniziative della Bce annunciate da Draghi presuppongono infatti una Italia in grado di offrire una serie di garanzie (riforme strutturali, risanamento, rigore nella finanza pubblica) che definiscono da sole un programma di governo. E il tema delle garanzie investe direttamente la credibilità della politica, tanto sul versante del centrosinistra che sul centrodestra. Chi governerà dopo il voto? Lo sviluppo dello scenario dopo l’intervento della Bce richiede una classe dirigente all’altezza del compito: “Non si tratta di formulare qualche vaga promessa, bensì di rendersi conto che l’Italia oggi, in questo particolare frangente, può essere rappresentata al massimo livello esecutivo solo da Mario Monti”. L’analista ricorda che il presidente Napolitano ieri, da Mestre, ha sferzato i partiti, ne ha indicato la debolezza, l’incapacità di rinnovarsi e di aprirsi ai giovani; ha usato la parola “corruzione” per indicare il malessere democratico dovuto ad un sistema chiuso, incapace di frenare le ondate di populismo. Insomma, “da un lato ci sono l’agenda Monti e ora l’agenda Draghi”, dall’altro c’è un sistema partitico che lo stesso presidente della Repubblica giudica con estrema severità nei suoi vizi. Come si può pensare che tra pochi mesi, quasi per magia, questi stessi partiti e questi leader siano in grado di assumere la guida del Paese e di offrire all’Europa quelle garanzie che da ieri sono ancora più stringenti?
Massimo Giannini su La Repubblica scrive che Draghi “non può fare a lungo un mestiere che non gli compete”. E d’altra parte: “L’agenda europea delle prossime settimane è densa di appuntamenti. I governi hanno il dovere di onorarli. Le tecnocrazie, per quanto esecrate, restano finora il solo driver funzionante dell’Unione. Non possono continuare a sostituire le democrazie”.
La Stampa dà conto del discorso di Napolitano (pronunciato a Mestre ad un incontro promosso dalla Fondazione intitolata a Gianni Pellicani e presieduta da Massimo Cacciari) sui partiti: parlando di ‘immeschinimento’ della politica, ha indicato come rimedi la regolamentazione democratica dei partiti secondo l’articolo 49 della Costituzione, la revisione del sistema di finanziamento, il rafforzamento delle normative anticorruzione. I partiti devono “europeizzarsi”: in Europa, già dalle elezioni del 2014, sarebbe auspicabile “una procedura elettorale uniforme, con scambi di candidature e capilista unici tra Paese e Paese da parte dei grandi partiti europei”. E servirebbe, quando ci sarà l’identificazione tra il Presidente del Consiglio europeo e quello della Commissione, la sua elezione diretta da parte dei cittadini Ue.
Ampio spazio anche su Il Corriere, che sintetizza così il discorso del Presidente: “Partiti in crisi, più spazio ai giovani. Rafforzare le norme anticorruzione”, “serve l’integrazione europea e un Presidente Ue eletto dal popolo”.
Politica
Secondo Il Giornale “nei sondaggi Renzi ha già rottamato Bersani”. A fornire le cifre è il sondaggista Nicola Piepoli che, interpellando gli elettori del centrosinistra, sarebbe giunto alla conclusione che il sindaco di Bersani avrebbe il 35 per cento, mentre il segretario avrebbe il 27.
Il Corriere della Sera titola: “Timori di un testa a testa. Bersani: sbagliato attaccarlo”. I segretari regionali hanno incontrato ieri il segretario Pd ed hanno manifestato tutti i loro dubbi e timori: Renzi sta aggregando amministratori locali. Quelli hanno i voti, i dirigenti periferici del partito ne hanno assai meno. Ma Bersani non si è mosso di un millimetro dalle sue posizioni: “le primarie ci saranno perché rappresentano ‘una occasione e non un rischio’. ‘Dobbiamo avere tutti coraggio: il Pd deve mettersi in gioco, io mi voglio mettere in gioco’”. Secondo il quotidiano il timore del segretario Pd non è una possibile sconfitta nel duello con Renzi, ma le prossime elezioni politiche. Con i fedelissimi pare parli spesso di una parte importante dei poteri forti che non vorrebbero il Partito Democratico al governo.
Se ne occupa anche La Stampa, dando conto delle stime di un esperto di sondaggi come Paolo Natale, secondo cui Renzi e Bersani farebbero registrare “un appeal molto simile tra quelli che dichiarano di voler andare a votare alle primarie”. Con numeri che vedrebbero Bersani in testa con il 40% e Renzi dietro di soli sei-sette punti, al 33% (poi Vendola al 20% e Tabacci al 5%). La lettura offerta è che tra i militanti vince il segretario Pd, mentre tra i nuovi elettori sarebbe un testa a testa. Dunque, tutto dipenderà dall’affluenza. Non a caso -scrive il quotidiano- chi non vuole tarpare le ali a Renzi non gradisce l’idea di un albo degli elettori, che strozzerebbe la partecipazione spontanea.
E ancora La Stampa racconta dei contatti tenuti a partire da luglio di Renzi con Romano Prodi (che lo troverebbe simpatico ma che tiene a ribadire la propria neutralità in vista delle primarie); dell’ottima accoglienza ricevuta dal sindaco di Firenze alle feste Pd in corso (“un autentico sfondamento”) e delle preoccupazioni dello staff del segretario Bersani, che notano come “nella seconda fascia dei quadri di partito e degli amministratori, c’è tantissima gente che non aspetta altro che potersi contare localmente. Renzi non li ha neppure cercati e loro sono già pronti”.
La Repubblica titola: “Renzi punta sull’agenda Monti”. E riferisce così le parole del sindaco di Firenze: “‘Se vinco posso offrirgli il bis’”. Racconta il quotidiano che appena tornato dalla convention democratica di Charlotte, Renzi è corso ad incontrare il presidente del Consiglio Monti: saranno proprio il premier, le sue riforme e la sua azione di governo, la chiave della sua proposta politica, secondo il quotidiano, perché al centro della campagna renziana ci sarà l’agenda Monti. Ma il quotidiano va oltre: Renzi, in caso di vittoria alle primarie, avendo la disponibilità dell a premiership, si tirerebbe indietro. Per confermare Monti a Palazzo Chigi almeno altri due anni.
Internazionale
Nella notte il presidente Obama ha pronunciato il suo discorso di chiusura della Convention democratica: La Stampa scrive che si è rivolto alla base degli elettori dem chiedendo una mobilitazione massiccia.
Questa elezione, ha detto, sarà davvero un testa a testa, e l’altra parte si prepara a lanciare una ondata di pubblicità negativa grazie ad assegni massicci da parte di finanziatori facoltosi. Sul programma di riforme: “Il cammino che proponiamo forse è più difficile, ma porta in un posto migliore, vi chiedo di scegliere questo futuro, di unirci attorno ad alcuni obiettivi per il nostro Paese, sulle manifatture, l’energia, l’educazione, la sicurezza nazionale, il deficit”. Si tratta di un piano che Obama ha definito “realistico”, “raggiungibile”, dicendosi convinto che “porterà a nuovi posti di lavoro, maggiori opportuntà, e a ricostruire l’economia su fondamenta più solide”.
Europa e Il Fatto riproducono l’intervento dell’ex presidente Clinton alla Convention Democratica a sostegno di Obama.
Su La Stampa: “L’America dei fumetti arruola un Superman musulmano”. Arrivano le avventure di Simon Baz, un arabo-americano che guida le forze del bene. Il nuovo personaggio della DcComics è figlio dell’èra Obama e della Primavera araba. Baz ha origini libanesi, come il suo autore.
Secondo il Corriere della Sera, ieri, salendo sul palco a Charlotte, Barack Obama non ha cercato di ispirare: più che promettere o alimentare nuove speranze, ha chiesto pazienza, perché, come aveva spiegato la sera prima il suo ‘apripista’ Bill Clinton, 4 anni sono pochi per ricostruire sulle macerie che ci hanno lasciato i Repubblicani.