Le aperture
Ieri, arrivato a Vienna per un incontro con il Cancelliere austriaco Werner Faymann, il presidente del consiglio Letta ha rilasciato dichiarazioni sul futuro del governo e della maggioranza, ed ha concesso una intervista alla tv nazionale austriaca. Le sue parole sono in apertura su tutti i quotidiani.
La Repubblica: “Crisi, l’altolà di Letta a Berlusconi. ‘Se il governo cade il responsabile è lui’. La preoccupazione di Napolitano”. Un retroscena sulla prima pagina del quotidiano si sofferma anche sui piani di Berlusconi: “Il Cavaliere prepara videomessaggio schok”.
Il Corriere della Sera: “Letta in campo contro la crisi. Il Pdl si assumerà le sue responsabilità. Sul Cavaliere il Pd farà la scelta giusta”. “Berlusconi e Alfano verso l’ultimatum immediato al premier”.
La Stampa: “Crisi, Letta avverte Berlusconi”. Di spalla il quotidiano torinese dà la notizia dell’arresto l’altroieri notte al Cairo del leader dei Fratelli Musulmani.
Il Giornale continua ad occuparsi del giudice Esposito, ed oggi offre la “testimonianza di Franco Nero”. L’attore era presente alla cena citata ieri dal quotidiano, in cui Esposito avrebbe manifestato le sue opinioni sul Cavaliere. Il titolo è: “’Esposito odiava Berlusconi’”. “L’attore, presente alla cena, conferma, parola per parola, i pregiudizi del giudice”.
Letta
“Alla fine Enrico Letta è intervenuto”, scrive il Corriere della Sera, in una corrispondenza da Vienna in cui si dà conto delle parole pronunciate dal premier ieri. “Si fida di Berlusconi? ‘Mi fido del fatto che il partito di Berlusconi assumerà le sue decisioni e si assumerà la responsabilità delle sue decisioni’”, ha detto ieri Letta. Prima di partire il Presidente del consiglio aveva pranzato con il segretario Pd Epifani. “Intesa su tutti i temi”. Il titolo dell’articolo è: “Letta: sul Cavaliere il Pd farà la cosa giusta”.
Anche Il Sole 24 Ore sottolinea le parole di Letta: “La ripresa è a portata di mano, sarebbe un errore non coglierla”. Ma “nessuno scambio tra governo e questione incandidabilità”.
Pdl
La Repubblica in un retroscena parla delle mosse del Pdl: “Un ultimo estremo tentativo per salvare le larghe intese: questo è il massimo che Angelino Alfano è riuscito a strappare al vertice di un lungo e drammatico vertice di Arcore dominato dai falchi del Pdl”. “Io non credo più a Napolitano, non mi fido più di nessuno”, avrebbe detto Berlusconi ieri. “Ma se vuoi, Angelino, prova tu a farli ragionare”. Al vertice non c’era Gianni Letta, che avrebbe anche confidato il suo sconforto per la situazione del Pdl: “Quelli che i giornali chiamano falchi o pitonesse non sono matti, ma criminali”. Secondo il quotidiano anche Fedele Confalonieri avrebbe tentato di spiegare a Berlusconi che alle sue aziende non conviene una crisi di governo, ma anche lui avrebbe ormai “alzato bandiera bianca”.
La Repubblica intervista Ennio Doris, patron di Mediolanum e storico alleato di Berlusconi. Dice che alle aziende conviene la stabilità: “Questo governo conviene alle nostre aziende”. “Letta sta facendo quello che può”, dice.
Pd
Sul Pd e il suo voto sulla decadenza di Berlusconi, La Repubblica intervista Massimo Cacciari, che dice: “Senza alcun dubbio voterei per la decadenza di Berlusconi da senatore della Repubblica”. Se i senatori del Pd non lo facessero “metterebbero la firma politica alla decadenza del partito. Sarebbe impossibile spiegare agli elettori di centrosinistra i motivi di una scelta del genere”.
Il Messaggero intervista il capogruppo del Pd Roberto Speranza. Titolo: “Diremo sì alla decadenza, però non è un voto antiberlusconiano”. Dice che il Parlamento “non è il quarto grado di giudizio”, che la decisione della Giunta “è una semplice presa d’atto”, e che se un esponente del Pd si fosse trovata nella stessa condizione il partito avrebbe votato nello stesso modo. Speranza dice anche di “comprendere” lo “smarrimento del centrodestra”, con il leader condannato, e ribadisce che il governo deve andare avanti, perché “non sono venute meno le ragioni che ci hanno portato a dargli vita”.
Il parlamentare di Scelta civica Lorenzo Dellai viene intervistato dal Corriere della Sera. Il titolo dell’intervista è “Il Senato non è il quarto grado, ma se serve tempo, lo prendano”. Dellai, che è capogruppo alla Camera, dice che non si può chiedere al Pd di votare “contro una sentenza passata in giudicato”.
Tra i membri della Giunta (è subentrato a Palazzo Madama ad Ignazio Marino) c’è il socialista Enrico Buemi, che oggi viene intervistato da Il Giornale. Dice: “Non voglio essere catalogato né tra i favorevoli né tra i contrari. La questione è molto complessa. Manca una giurisprudenza consolidata perché è la prima volta che si applica la legge Severino, ed è un tema di particolare rilievo politico a prescindere dal fatto che si tratti di Berlusconi. Per questo credo che sarebbe ragionevole attendere, per fare tutti gli approfondimenti necessari e non dare adito a sospetti di accanimento nei confronti di una persona. Una sentenza non può essere usata come una clava”. Sul suo collega in Giunta Casson, che da tempo dice che la legge è chiarissima, dice: “C’è un eccesso di presenza di magistrati in Parlamento. Leggo le interviste del collega Casson, lui la fa facile, per lui non ci sono mai dubbi. È un problema di appartenenza, portano con sé l’imprinting del pm”.
Tra gli editoriali oggi Sergio Romano sul Corriere della Sera, che invita i membri della Giunta per le elezioni a “dare spazio, prima di pronunciarsi, all’esame di certi dubbi sulla applicabilità della legge” Severino. Se accettassero questa riflessione dimostrerebbero che anche la politica ha diritto alla sua autonomia.
Ezio Mauro (“Il mondo rovesciato”) parla dello stesso argomento, scrivendo che “nel mondo a rovescio in cui viviamo si chiede ad un soggetto politico, il Pd e a due soggetti istituzionali, il Presidente del Consiglio e il Capo dello Stato, di compromettersi con la tragedia della destra, costretta a condividere in pubblico i crimini privati del suo leader”, “trovando una uscita di sicurezza” per Berlusconi “piegando il diritto, la separazione dei poteri e la Costituzione, cioé l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.
Egitto
Su La Repubblica Bernardo Valli racconta l’arresto del leader dei Fratelli Musulmani, Badie, “umiliato in tv” ed “esibito dai militari come un trofeo” . “Simbolicamente la sua cattura significa la decapitazione della Fratellanza”, scrive il quotidiano.
Badie è stato trasferito nel carcere di Tora, a sud della città, “che sta diventando in cui si incrociano pericolosamente i destini del vecchio e del nuovo Egitto”, perché da lì tra qualche giorno potrebbe uscire l’ex presidente Mubarak.
Sull’atteggiamento Usa Il Corriere della Sera intervista Charles Kupchan: “Siamo pragmatici, la democrazia può attendere”. Sbaglia Obama a chiedere ai militari di indire elezioni, perché ciò “non porterà affatto ad essere ascoltati ma solo a una perdita di influenza per gli Stati Uniti”, e “la diplomazia americana otterrebbe risultati più efficaci lavorando con il generale Al Sisi e con altri nel governo egiziano per ricostruire l’economia e spingere al rispetto dei diritti umani”.
Su Il Giornale viene intervistato Wael Faruq docente di lingua araba alla American University del Cairo, ospite del Meeting di Rimini: “Così l’Occidente trasforma Al Sisi in eroe”.
Ieri il premier turco Erdogan ha parlato di quel che accade in Egitto. Il Corriere della sera: “Erdogan, dietro il golpe c’è Israele”. La prova consisterebbe in un filmato di un incontro, disponibile sul web, avvenuto in Francia nel 2011, tra il ministro israeliano Livni e il filosofo francese Bernard Herny Lévy. Nel video Lévy diceva che democrazia non non vuol dire solo vincere le elezioni ma anche valori.