Le aperture
La Repubblica: “La Lega: sì all’arresto di Papa. Oggi il voto segreto sul deputato Pdl. Costi della politica, Tremonti: taglio alle pensioni dei parlamentari. Fini: stop all’aumento delle indennità. Ma boccia il decreto sui rifiuti. Caso Santoro, Berlusconi indagato”. A centro pagina, con foto, l’audizione di Murdoch ieri alla Camera dei Comuni britannica: “Murdoch: mai così umiliato nella mia vita. Un manifestante l’aggredisce in Parlamento”. E poi: “Torna l’Irpef sulla prima casa. Rimbalzo delle Borse, Milano guida i rialzi”.
La Stampa: “Arresto di Papa, l’ultima tentazione il segreto dell’Aula. Lega: sì con libertà di coscienza”. E poi: “Decreto rifiuti, la maggioranza si spacca”. Accanto, Murdoch: “Drammatica deposizione in diretta tv per i protagonisti della vicenda delle intercettazioni”. “Il mio giorno più umiliante. Murdoch sotto tiro: non lascio”.
Il Fatto quotidiano: “Papa & Tedesco, la casta li vuole salvare. Per una coincidenza voluta, oggi si vota suill’arresto del deputato Pdl e del senatore Pd. Determinante la Lega. Bersani: diremo di sì. Ma il voto segreto nasconde troppi no”.
Il Corriere della Sera: “Io non vado via”. “E Murdoch in aula viene aggredito. Gli interrogatori. Lo scatto della moglie” per difenderlo. Il titolo più grande è per il decreto sui rifiuti in Campania: “Rifiuti, maggioranza divisa. Oggi si vota anche sulle manette al Pd Tedesco. Berlusconi indagato per Annozero. La Lega sull’arresto di Papa: sì, ma libertà di coscienza”. L’editoriale, firmato da Michele Salvati, è dedicato alla situazione dell’economia: “Le verità nascoste”.
Il Foglio: “Il pugno di Murdoch. ‘Siamo molto dispiaciuti, ma non siamo responsabili di quanto accaduto’. Rupert e James Murdoch testimoniano davanti alla commissione dei Comuni, poi tocca a Rebekah. Ma l’obiettivo finale è il premier Cameron”. L’editoriale del direttore è dedicato a questa notizia: “Che magnifico spettacolo a Londra. L’audizione di Murdoch è un’opera democratica dei pupi, rispettosa delle persone e della politica, nella quale si procede contro la stessa violazione della segretezza che in Italia è invece alla base dei processi”.
Europa: “I Murdoch se la cavano bene, per Cameron sarà dura”. Secondo il quotidiano il capo di News Co “scarica le colpe e regge alle domande dei deputati”, mentre “ora lo scandalo investirà il governo”.
Il Sole 24 Ore: “La Borsa ritrova ossigeno. Piazza Affari chiude a +1,9 per cento: Deciso recupero dei bancari in Europa”. A centro pagina l’audizione di Murdoch, più in basso un titolo su Tremonti: “Tremonti: ora tagli per i politici. Il ministro: contributo di solidarietà dalle pensioni dei parlamentari. Piano Fini: alla Camera 48 milioni in meno. L’aumento dell’Irap colpisce le holding. Possibili effetti già da quest’anno”.
Il Giornale: “Casta, tagliatevi le pensioni. Anche Tremonti scende in campo: deputati e senatori adeguino subito i loro vitalizi. Spese folli: paghiamo ancora per i Mondiali di calcio del 90”.
Libero: “Attacchiamo la casta e subito ci indagano. Belpietro accusato di vilipendio per una vignetta sui fasti del Quirinale. Ma se vuol salvare l’Italia Napolitano non pensi a noi, prenda le forbici e dia l’esempio: anche lui vive sopra le nostre possibilità”. Belpietro firma un editoriale-lettera al Presidente della Repubblica.
Papa – Tedesco
Per Il Fatto oggi ci sarà “il derby delle manette”: la Camera deve decidere se concedere l’autorizzazione all’arresto nei confronti del deputato Pdl Alfonso Papa, coinvolto nella indagine P4, il Senato deve decidere se concedere l’autorizzazione agli arresti domiciliari al senatore Pd Alberto Tedesco. Il Papa-Tedesco day è per Il Fatto il risultato di un colpo di scena maturato ieri, protagonista il senatore ex dalemiano del Pd Latorre. Il voto su Tedesco era previsto per domani o forse per la prossima settimana, e per arginare le voci su un possibile scambio di favori bipartisan contro le manette, Latorre, d’accordo con la capogruppo Pd Finocchiaro, ha chiesto ed ottenuto di anticipare il voto. Secondo il quotidiano la decisione non sarebbe piaciuta al capogruppo Pd alla Camera Franceschini, che teme un doppio voto contro gli arresti coperto dallo scrutinio segreto, e che potrebbe scatenare la piazza contro il Palazzo. Di qui i paletti fissati ieri dal segretario Bersani: “Noi ci opporremo sia alla Camera sia al Senato al voto segreto, e siamo favorevoli a che sia concessa l’autorizzazione all’arresto di Papa e di Tedesco”.
Il Fatto intervista lo stesso Tedesco: preannuncia che interverrà in Aula e che molti di quelli che devono votare non hanno letto le carte.
Libero la spiega così: “Bersani sacrifica Tedesco per ingabbiare il Cav su Papa”.
La Repubblica dice che c’è una paura in Parlamento che unisce destra e sinistra: ovvero quella di salvare in un solo pomeriggio il deputato Pdl Papa alla Camera e il senatore Pd Tedesco al Senato, e di ritrovarsi poi, uscendo dai Palazzi, con la gente che lancia le monetine, in stile Craxi del 1993. Di qui la decisione dei vertici Pd, che intimano un altolà su scambi con Tedesco. Ma il partito vuole anche mettere un freno a quello che il quotidiano definisce “il chiacchiericcio sui dalemiani, a cui fa capo Tedesco, pronti a salvare sia lo stesso Tedesco che Papa”. Il “colpo di teatro” sta nel fatto che Tedesco medesimo parlerà in Aula e chiederà che si voti per il suo arresto.
Libero ricorda che Tedesco è stato assessore alla Sanità in Puglia, nominato da Nichi Vendola. Su di lui pende una richiesta di arresto per corruzione e concussione. La sua nomina ad assessore alla Sanità fu accompagnata da polemiche, poiché la sua famiglia lavorava nel settore delle forniture mediche. Il governatore forzista Raffaele Fitto, tra il 2000 e il 2005, gli affidò l’importante incarico di presidente della commissione affari istituzionali. In febbraio si è dimesso, prima che si sapesse dell’indagine: lui stesso ha rivelato di aver ricevuto una telefonata dagli uffici di presidenza della regione che lo informava dell’indagine, tanto che c’è una inchiesta in corso per scoprire la talpa. A quel punto – scrive Libero – il Pd ha paracadutato l’ex assessore al Senato.
Scrive il Corriere della Sera che probabilmente toccherà agli ex “responsabili” Scilipoti e Pepe scegliere i nomi dei 28 deputati: servono 30 firme per chiedere di votare a scrutinio segreto.
Anche su La Stampa: “Pd e scandalo sanità. D’Alema a Tedesco: ‘Sollecita l’arresto'”.
Il Riformista dice che cresce la paura dei “forconi”, poiché nel pomeriggio nella capitale potrebbe tornare a materializzarsi l’incubo del 1993. Ugo Sposetti, tesoriere Ds che ha fama di ipergarantista, dice: “Voto a favore dell’arresto, sia chiaro”, ma “potrebbe essere una giornata drammatica per tutto il Parlamento”.
Il Corriere scrive anche che nel momento topico, alla Camera, Umberto Bossi non sarà a Montecitorio. Il capogruppo leghista alla Camera Reguzzoni conferma che nelle dichiarazioni di voto darà indicazione “a favore della richiesta di arresto, ma con libertà di coscienza”. La libertà di coscienza era stata chiesta dal ministro dell’Interno Maroni e, un deputato pdl anonimo sottolinea come in molti potrebbe prevalere l’istinto di conservazione. Ma il clima che si respira nel Carroccio lo racconta un leghista veneto: “Se malauguratamente dovesse passare il no all’arresto di Papa, comincerò con il disdire tutti gli impegni per la festa della Lega nel week end. Io, di fronte ai militanti, a spiegare che abbiamo impedito l’arresto di un giudici accusato di vendersi le intercettazioni agli intercettati, non ci vado”. (E’ probabile che il leghista confonda Papa con l’ex ufficiale della Finanza e deputato Milanese, ndr).
Anche su La Stampa: “I dilemmi della Lega. Il precedente del metodo Craxi”. Come nel caso del leader del Psi, i lumbard potrebbero sventolare il cappio ma poi salvare l’accusato.
Murdoch
L’editoriale dell’Elefantino su Il Foglio commenta l’audizione a Londra, e segnala tre punti di differenza rispetto alla situazione italiana: “A Londra si processa la violazione della segretezza delle comunicazioni, considerata un grave delitto penale e uno scandalo etico, mentre in Italia la violazione della segretezza delle comunicazioni è la base di processi in cui reati e peccati non si distinguono più, e l’unica sentenza possibile è la gogna o lo sputtanamento a scopi politici”. Ferrara aggiunge che né Murdoch né suo figlio sono stati intercettati, nel corso delle indagini. Al loro posto – scrive Ferrara – Berlusconi sarebbe stato spiato dalla mattina alla sera.
Infine, “nel Paese felice in cui il Parlamento fa il suo mestiere e gli scandali sono altisonanti ma non degenerano in presunzioni di colpevolezza anticipate”, accade che il “non poteva non sapere” rimproverato a Murdoch padre e figlio “è materia per due battute consapevoli e ironiche, non per epopee manettare da repubblica delle banane”.
Oggi intanto – ricorda La Repubblica – il premier britannico Cameron comparirà davanti al Parlamento per rispondere dei suoi rapporti con i vertici di News International. Da Lagos – Nigeria, ha fatto un preventivo mea culpa: parte dei media ha commesso terribili atti illegali – ha detto. “La polizia deve rispondere a domande serie su forme di potenziale corruzione e i politici sono stati troppo vicini agli editori di giornali”. Se il leader dell’opposizione Miliband ha escluso ieri una richiesta di dimissioni del premier, non altrettanto hanno fatto alcuni compagni di partito e un giornale di solito vicino ai Tory come il Telegraph ha pubblicato un editoriale durissimo contro Cameron, chiedendo che non ci siano due pesi e due misure, in riferimento alle dimissioni del capo di Scotland Yard. Un altro aspetto di cui Cameron dovrà dar conto riguarda la presenza di ex dipendenti di News of the world nell’ufficio stampa di Scotland Yard: ben 10 su 45, secondo quanto ha rivelato l’ex capo Lord Stephenson.
Secondo Europa la spettacolarizzazione del caso è andata a tutto vantaggio della dirigenza di News Corp che, dopo le dimissioni di Rebekah Brooks, ha provato a mostrare all’opinione pubblica la sua faccia pulita. Non a caso l’emittente Sky, di proprietà di Murdoch, ha trasmesso la diretta dell’interrogatorio. E il titolo dell’azienda è risalito in Borsa.
Cameron dovrà affrontare le domande del Parlamento ed è sotto attacco per aver assoldato Andy Coulson, ma anche di aver allontanato un ministro sgradito al magnate, oltre ad aver rifiutato di ascoltare quanti lo mettevano in guardia sulle mazzette pagate dai reporter di News of the world alla polizia britannica.
E i bookmakers, riferiscono tanto Repubblica che Europa, scommettono sull’uscita di scena di Cameron.
E poi
Il Sole 24 Ore racconta che potrebbe esserci un colpo di scena con lieto fine a sbloccare l’impasse sul debito ed evitare il default degli Stati Uniti il 2 agosto: sei senatori della cosiddetta gang of six, tre democratici e tre repubblicani, hanno sponsorizzato una nuova proposta per ridurre il deficit di 3700 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, ricevendo l’approvazione di massima di entrambi i partiti e dello stesso presidente Obama. A differenza di tutte le altre proposte degli ultimi mesi, questa include una riforma strutturale del fisco volta ad aumentare il gettito di 1000 miliardi, modifiche radicali del sistema pensionistico e sanitario, revoca di una parte controversa della riforma sanitaria. L’ostacolo all’approvazione del progetto è la Camera, dove prevale la linea dura ispirata dal Tea Party.
Su La Stampa si spiega come esistano prese di posizione ufficiali, ideologiche, per accontentare le basi elettorali, e, parallelamente, negoziati più o meno segreti tra parlamentari democratici e repubblicani. Il piano dei duri repubblicani, in questo caso rappresentati da Eric Cantor, vice del leader repubblicano Boehner alla Camera, più disponibile al compromesso, è noto come “cut-cap and balance act”, e impone al governo di fare subito tagli per 100 miliardi di dollari, stabilire limiti prefissati alla spesa per il futuro e far passare un emendamento costituzionale che obblighi ad approvare bilanci in pareggio. Ma – sottolinea il quotidiano – è solo un esercizio politico per accontare la base, perché questa legge non ha alcuna possibilità di essere approvata in un Senato a maggioranza democratica, e comunque ieri Obama ha ribadito che la bloccherebbe con il veto.
Sul Sole 24 Ore si parla delle 15 intese commerciali siglate ieri tra la Cancelliera tedesca Merkel e il Presidente russo Medvedev: gas in cambio di hi-tech tedesco, forniture da Mosca per sostituire l’energia delle centrali atomiche in futuro. In conferenza stampa Medvedev è stato interpellato anche sulla scelta di ritirare il premio Quadriga a Putin, che tante polemiche aveva sollevato: il presidente ha definito la decisione un esempio di “codardia”.
Scrive Europa che nel corso della conferenza stampa con la Merkel il presidente Medvedev ha ribadito che la Russia non intende riconoscere il consiglio transitorio libico, e che l’unica via d’uscita dal conflitto è un compromesso tra gli insorti e i lealisti. Il ministro degli esteri Lavrov oggi terrà un incontro con il suo omologo tripolino Abdelati Obeidi.
Anche su Il Foglio si parla degli attivismi diplomatici di Washington e Mosca. Il colonnello libico si sarebbe offerto, a marzo, di lasciare il Paese in cambio di alcune garanzie per sé e la sua famiglia. E ora vorrebbe condizioni favorevoli per l’esilio e garanzia di impunità per i crimini che hanno convinto la corte penale internazionale dell’Aja a spiccare contro di lui un mandato di arresto.
Sul Corriere della Sera, l’analisi dal fronte libico di Bernard-Henrt Levy: “La disfatta di Gheddafi è vicina, e i ribelli non sono affatto nel caos”. Nell’esercito dei libici liberi non ci sono disordine né improvvisazione, né spirito tribale.
(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)