Il crollo della Borsa di Shangai, che ha trascinato con sé cadute dei titoli prima in tutta Europa e poi negli Usa (che ha contenuto le perdite); la decisione del Tribunale del Mare di Amburgo sui due marò italiani sotto processo in India (l’India perde il processo ma Girone non potrà tornare in Italia e La Torre dovrà tornarci; la questione immigrazione, con il richiamo di Merkel ed Hollande ai “ritardi” dell’Italia sui centri per accogliere le domande di asilo.
Sono queste le tre notizie delle prime pagine di oggi.
Il Corriere della sera: “Cina, la grande paura sulle Borse. Crolla Shangai, cadono gli altri mercati. Wall Street arriva a cedere 1000 punti, poi chiude a -3.56. Bruciati 400 miliardi, il giorno peggiore dal fallimento dei Lehman nel 2008. Milano giù del 6 per cento”.
A centro pagina: “Merkel e i profughi: non accettiamo ritardi dall’Italia”.
Di spalla un articolo di Federico Fubini: “Lo strano balzo del Pil greco. Tornano i dubbi sui conti di Atene”.
A centro pagina anche: “Girone non torna.Ma l’india perde il processo ai marò”. “Un passo avanti”, ovvero “verdetto più positivo che negativo” secondo Danilo Taino.
La Repubblica: “Borse, la tempesta globale”. “La Cina crolla ancora, panico in Europa e negli Usa. Mai così male dal 2008, rispunta lo spettro della Grande Recessione. La Ue brucia oltre 400 miliardi, raffica di sospensioni a Milano che chiude a meno 6. Wall Street perde quasi il 4 per cento”.
A centro pagina: “Merkel e Hollande, pressing sull’Italia: subito i centri per le domande d’asilo”. “Il vero muro da abbattere” è il titolo di un articolo della Presidente della Camera Boldrini sulla prima pagina del quotidiano.
E poi: “Marò, no al processo in India, ma Girone per ora non torna”.
A fondo pagina un commento di Francesco Merlo sulla situazione a Roma: “Roma sede vacante, Marino scrive dagli Usa”.
La Stampa: “Borse, la Cina fa tremare il mondo”. “Lunedì nero: dopo Shangai (-8,5 per cento) Milano perde quasi il 6 per cento.L’Ue brucia 400 miliardi”. “Pechino non riesce ad arginare le vendite a catena per il timore del rallentamento economico: peggior crollo dal 2008”.
A centro pagina: “Marò, stop ai processi. Girone resta in India. Il Tribunale del Mare: più lontano l’arbitrato”.
Il Sole 24 ore: “Panico cinese sui mercati mondiali. Shangai perde l’8,5 per cento, Milano il 5,96, Wall Street il 3,94. Crolla il petrolio, sale l’euro. L’inerzia di Pechino nella gestione della crisi e i rischi per la ripresa globale provocano una ondata di ‘panic selling'”. “Un QE per Pechino” è il titolo dell’editoriale di Roberto Napoletano.
Il quotidiano di Confindustria sottolinea che intanto “tengono i titoli di Stato”, spiega in un articolo “perché il BtP non trema” e sottolinea come ci sia un “rischio Pil” per la manovra economica italiana.
Daniele Manca sul Corriere scrive che Borse e mercati non sempre sono razionali, ma che sono “chiare le ragioni della grande paura che ha portato le piazze finanziarie mondiali a piegarsi fortemente, e Wall Street a perdere mille punti in avvio, per poi chiudere a -3,56% (-588 punti). C’è una Cina che sta rallentando e il governo di Pechino che mostra di non riuscire a guidare la frenata accompagnata dalla sofferenza dei Paesi emergenti. L’Europa che, complessivamente, non si è mai ripresa davvero dalla grande crisi Lehman del 2008. L’America che sta vivendo una ripresa meno solida del previsto come sottolineava Lucrezia Reichlin sul Corriere domenica scorsa. Può bastare per giustificare un altro lunedì nero che nelle premesse poteva essere ancora più pesante? Sì, ma non del tutto”. C’ anche che alcuni fattori considerati fino a poco fa segnali positivi cominciano a cambiare segno: “come il petrolio. Sceso ieri sotto quota 39 dollari: da un aiuto per le economie si è trasformato nell’indicazione evidente che se ne comprava sempre meno a causa di una produzione calante”.
Anche sul Sole si legge che la caduta di ieri non indica di per sé qualcosa sullo stato di salute dell’economia, perché “in più occasioni in passato, la Borsa ha accelerato il passo pur priva di fondamentali economici a sostenerne la corsa. O al contrario, è caduta o rimasta ai minimi pur avendo alle spalle economie in salute o comunque in ripresa. Se la Borsa fa paura, e la drammatica giornata di ieri lo dimostra, è perché appesi al valore delle azioni e degli asset finanziari ci sono risparmi e pensioni per migliaia di miliardi di euro e di dollari, ci sono i prestiti che le imprese hanno ottenuto dalle banche mettendo a garanzia e collaterale i propri titoli, ci sono i guadagni grandi e piccoli di chi ha compensato la stagnazione delle proprie rendite immobiliari e dei propri redditi da lavoro con l’effetto moltiplicatore di ricchezza creato da un mercato azionario che salendo troppo e troppo a lungo ha dato (a troppi) l’impressione di poter sfidare le leggi della fisica. È per questo che il crollo delle Borse a cui abbiamo assistito ieri ha spaventato tanto e tutti”. Secondo Plateroti in questo caso “non si tratta più di giustificare una correzione degli indici usando le vecchie equazioni di Wall Street – crisi settoriali, profitti, rallentamento americano, riforme, recessione europea, collasso delle banche e dei circuiti finanziari, tensioni geopolitiche – ma di affrontare e placare una reazione scomposta dei mercati a un risveglio amaro che non riguarda solo loro. Il mercato, crollando, ha suonato la campana a chi pensava che avere in Cina più giocatori di Borsa che tessere del Partito fosse il miglior risultato delle riforme, non il lato peggiore e più rischioso di una trasformazione socio-economica distorta e incompleta”.
Alberto Bisin su La Repubblica riassume la “situazione relativamente chiara” che stiamo vivendo: sono state riviste al ribasso leprevisioni di crescita per la Cina. E lo stesso sta accadendo su tutti i mercati emergenti. Questi rallentamenti si riflettono su Usa ed Europa, le cui esportazioni sono colpite negativamente. Tutto questo implica un calo della domanda aggregata futura a livello mondiale e, quindi, una riduzione dei prezzi di energia e materie prime: la qual cosa ha a sua volta grossi effetti negtivi per le economie che ne sono ricche. E via così, in un circolo vizioso”. I mercati finanziari “amplificano i problemi reali” e se si aggiunge l’incertezza “che pervade la situazione”, a partire dalla perdita di fiducia nella autorità monetaria di Pechino, ecco spiegato il panico.
“Ma la nostra ripresa non è a rischio” è il titolo del commento di Mario Deaglio, sulla prima pagina de La Stampa. “Per una volta la realtà che sta dietr oai mercati finanziari è meno brutta di come la si dipinge”, nel senso che certamente la crescita cinese sta rallentando, “i cinesi hanno capito di aver esagerato con gli investimenti nell’industria pesante e stanno cercando una via d’uscita che sarà certamente faticosa”ma “parliamo sempre di una crescita del 5-6 per cento l’anno”, ovvero un tasso che l’Italia non ha realizzato in venti anni.
Marò
“Vittoria di Pirro”, “un colpo al cerchio e uno alla botte”: così Il Giornale racconta l’udienza di ieri del Tribunale del Mare di Amburgo sulla vicenda dei due marò. “Alle 11 il presidente del Tribunale, il russo Vladimir Golitsyn, inizia a leggere le 27 pagine del verdetto. I giudici respingono le pretese indiane sulla mancanza di giurisdizione della stessa corte, ma la prima mazzata arriva al paragrafo 127. ‘Il Tribunale non considera appropriate le due richieste italiane’ sul destino dei marò. La prima chiedeva che l’India blocchi il procedimento giudiziario nei confronti dei fucilieri di Marina. La seconda che Girone rientri in patria e Latorre rimanga in Italia. La cocente delusione sulla mancata ‘liberazione’ arriva subito dopo con il paragrafo 132: ‘Il Tribunale non ritiene appropriato prescrivere misure provvisorie nel rispetto della situazione dei due marines perché queste entrerebbero nel merito del caso’. In pratica il Tribunale decide di mantenere lo status quo, anche se la sentenza assegna all’Italia una vittoria di Pirro. Quindici giudici contro 6 stabiliscono che ‘Italia e India dovranno entrambe sospendere tutti i procedimenti giudiziari e astenersi dall’iniziarne di nuovi, che potrebbero aggravare o estendere la disputa sottoposta al tribunale arbitrale’.
A caldo il ministro Graziano Delrio si lascia scappare: ‘L’Italia sperava diversamente. La sentenza non va nella direzione richiesta’. Poi il responsabile degli Esteri, Paolo Gentiloni, aggiusta il tiro. ‘È un risultato utile. Sarà l’arbitrato internazionale, come l’Italia ha chiesto, a gestire il caso – sottolinea il ministro – Il governo resta impegnato sull’obiettivo di garantire la libertà ai due fucilieri'”. Il giudice di Delhi ad Amburgo ha reagito “stizzito”, affermando che la decisione è “sbilanciata contro l’India e giuridicamente non ben fondata”. “I marò, come capita da oltre 1200 giorni, restano con il cerino in mano”, scrive Il Giornale.
Secondo Danilo Taino sul Corriere il Tribunale ieri ha affermato in pratica che “l’Italia ha buone ragioni per chiedere che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non vengano giudicati in India, però non ha voluto umiliare Delhi con una sconfitta totale”. L’Italia “può fare di più per affermare il proprio ruolo internazionale”.
La Repubblica intervista l’avvocato Tullio Treves, avvocato internazionale che è stato anche giudice nel tribunale che ieri giudicava il caso: “Il giudice indiano ha votato contro e questo significa che il provvedimento è positivo. Resta però poco chiaro il modo nel quale si applicherà la sospensione dei giudizi”.
Immigrazione
Sul Sole 24 ore si dà conto – come su tutti gli altri giornali – dell’incontro di ieri tra Merkel ed Hollande: “‘Centri di registrazione in Italia e Grecia’. Proposto un vertice a novembre su accoglienza dei rifugiati e accordi di rimpatrio. All’incontro di Berlino Merkel e Hollande invocano un sistema unificato europeo con regole comuni”. I due nella conferenza stampa tenuta dopo l’incontro hanno detto che è necessario “aprire al più presto centri di registrazione per i profughi in Italia e in Grecia”. “Questo deve succedere velocemente, entro quest’anno, non possiamo accettare ritardi”.
Il Corriere: “Merkel-Hollande contro Italia e Grecia. ‘Subito nuovi centri di registrazione’. ‘L’accordo Ue va rispettato. La Cancelliera: ‘repellenti gli attacchi ai rifugiati in Germania”.
La Repubblica oggi offre una intervista alla filosofa Agnes Heller che commenta l’intervento di ieri di Juncker sull’Europa e i migranti: “Sono d’accordo con Juncker, l’Europa perderà la sua anima se continuerà ad alzare muri”. “L’America ha capito che integrare differenti culture è vantaggioso e cresce il doppio di noi”.
Unioni civili
La Stampa parla di uno”‘scambio’ Cei – governo” sulle unioni civili. “I vescovi potrebbero scegliere il male minore e non combattere i piani del governo. Renzi, oggi al Meeting Cl, aspetterà la fine del Sinodo delle famiglie per procedere”. Secondo il quotidiano “la Conferenza espiscopale ha già fatto sapere a Renzi, attraverso i suoi canali, di essere sostanzialmente favorevole a una legge sulle unioni civili senza asperità che sia capace (nell’ottica di Oltretevere) di creare un argine rispetto alla deriva considerata più pericolosa: matrimoni gay e adozioni fuori dalla coppia”. In cambio si chiede che il primo via libera alla legge avvenga dopo il Sinodo delle famiglie, che si tiene tra il 4 e il 25 ottobre.
Riforme
Su La Repubblica: “Senato, sfida del governo: ‘Troppi emendamenti, andremo subito in aula. Il sottosegretario Pizzetti sulle 513 mila richieste di modifica: ‘Paralizzerebbero la commissione, prospettiva inaccettabile'”.
Sulla stessa pagina una intervista al senatore della Lega Calderoli, autore di gran parte degli emendamenti: “La grazia a un innocente e ritiro le modifiche”. “Calderoli offre un baratto: stop all’ostruzionismo in cambio della clemenza all’imprenditore bergamasco” Antonio Monella, che ha ucciso un ladro che tentava di rubargli in Suv nella sua casa di Arzago D’Adda, condannato a sei anni e due mesi.
Sul Corriere: “I Dem: grazia a Monella slegata dalle riforme. Calderoli: senza l’ok 10 milioni di modifiche”.
Centrodestra
Sul Corriere: “Primarie, Salvini contro Berlusconi. ‘Farle ovunque’. Con la sua nota l’ex premier voleva dare un segnale al partito e agli alleati”, scrive in un retroscena il quotidiano. “Il leader ha sentito Toti: non ce l’avevo con te ma sai che non mi sono mai piaciute” le primarie, avrebbe detto Berlusconi9. “Il capo di Forza Italia sarebbe irritato per le uscite dei suoi delle ultime settimane”.
Sotto, una intervista al senatore azzurro Paolo Romani: “Gazebo solo in ultima istanza. Per evitare di dividersi e poi essere sconfitti alle urne”.
Il Giornale spiega che “in alcune telefonate l’ex premier spiega che il suo intervento non era certo volto ad alimentare uno scontro frontale con i suoi dirigenti o a sconfessarne l’operato. La sua intenzione era semplicemente quella di rendere noto a tutti di non aver cambiato idea in merito a uno strumento nel quale Berlusconi crede poco e che, a suo dire, sta indebolendo il Pd piuttosto che rafforzarlo”. E poi: “Il nodo resta, però, il rapporto con la Lega. La proposta delle primarie va letta soprattutto in chiave tattica, come una risposta al classico schema salviniano della ‘accelerazione preventiva’. In sostanza – come già avvenuto in passato – il segretario della Lega ha ufficializzato la candidatura di Lucia Bergonzoni alla guida del Comune di Bologna, senza consultare nessuno. Una mossa che ha costretto Forza Italia a ragionare su una soluzione alternativa – le primarie – a cui difficilmente il Carroccio potrebbe dire no”.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)