Berlusconi: “Si voti”

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Berlusconi annuncia le dimissioni”. “Il Rendiconto dello Stato passa con 308 voti e il presidente del Consiglio cede: ‘Non ho più la maggioranza. Vedo solo le urne”. “Il premier da Napolitano: lascio dopo l’approvazione delle misure chieste dall’Europa. L’opposizione: si faccia in fretta. Gli scenari possibili: elezioni o governo di transizione”. A centro pagina la notizia della “lettera ultimatum della Ue. ‘Italia in situazione drammatica, dovete rassicurare i mercati”. “Spread a 500. Bruxelles ipotizza una manovra aggiuntiva”.

La Repubblica: “Berlusconi si arrende: mi dimetto. Il Rendiconto passa con soli 308 sì. Il Pdl: approvare la legge di stabilità in pochi giorni. Il premier: ho preso atto della gravità della situazione. Ora alle urne”. “Colloquio al Colle dopo la disfatta alla Camera. ‘Voto sulle misure per l’Europa, poi lascio'”. A centro pagina. “Spread a quota 500. La Ue: drammatico”. L’editoriale, firmato da Ezio Mauro, è titolato: “Voltare pagina”. A fondo pagina le notizie sul rapporto Aiea sull’Iran: “Teheran fa test atomici. Gli Usa preparano sanzioni più dure”.

Il Sole 24 Ore: “Berlusconi: lascio dopo la legge di stabilità. Sul rendiconto dello Stato la maggioranza si ferma a 308 voti, il premier sale al Quirinale. ‘Mi dimetterò, ma poi si va alle elezioni’. Napolitano: tempi rapidi, poi le consultazioni. Lo spread Btp-Bund tocca il livello record di 500 punti”. In prima pagina “la lettera di Rehn a Tremonti”, cioé le ulteriori richieste della Commissione Europea al governo italiano, e l’editoriale firmato da Stefano Folli: “Il passo d’addio, un Paese da salvare”.

Il Tempo: “Meglio il voto che il vuoto. Berlusconi da Napolitano annuncia: dopo la legge di stabilità di dimetto. Sul rendiconto maggioranza ferma a 308 sì. Otto hanno ‘tradito’. Si va verso la crisi”.

Libero: “La maggioranza non c’è più. Al voto, al voto. Solo 308 sì alla Camera, Silvio sale sul Colle e annuncia: ‘Approviamo le misure economiche e poi mi dimetto’. Subito dopo, niente scherzi: ci sono solo le elezioni”.

Politica

La Stampa offre un colloquio del direttore Mario Calabresi con Silvio Berlusconi. “Certo, il Capo dello Stato farà le consultazioni, ma io non vedo maggioranze alternative possibili: da un lato io non intendo fare un governo con il Pd, non voglio certo chiudere andando con loro, dall’altro Casini ha detto chiaramente che un accordo con noi non gli interessa, e allora la matematica mi dice che non ci sono altre strade. Resta solo la via maestra, quella delle elezioni”. Sui tempi di approvazione della legge di stabilità, Berlusconi dice che “dovrebbero essere veramente celeri, entro la prossima settimana l’approvazione al Senato e quella successiva alla Camera”. Sulle elezioni: “No, non mi ricandido, anzi mi sento liberato, adesso è l’ora di Alfano, sarà lui il nostro candidato premier, è bravissimo, meglio di quanto uno potesse pensare e la sua guida è stata accettata da tutti”. “Farò il padre fondatore del mio partito e magari mi rimetterò a fare il presidente del Milan”. “Gli dico che non ci credo a un Berlusconi che si tira fuori dalla mischia”, scrive Calabresi, e Berlusconi: “Beh, magari potrò dare una mano in campagna elettorale”. Sul vertice di lunedì ad Arcore con la famiglia: “I miei figli sono felicissimi se io esco dalla politica, sperano così di svegliarsi la mattina e non dover leggere i giornali di tutto il mondo pieni di attacchi contro di me, e poi sanno che io sono stanco”. “Sono più potente come privato cittadino che come presidente del consiglio”. “Stavo leggendo un libro sulle lettere di Mussolini a Claretta e lui a un certo punto le dice: ‘Ma non capisci che io non conto niente, posso fare solo raccomandazioni? Ecco, mi sono sentito nella stessa situazione”. “Certo, io non sono un dittatore, anche se lo avete scritto per anni, ma quello che volevo dire è che i padri costituenti, proprio per la paura che la storia si ripetesse, hanno indebolito eccessivamente l’esecutivo”. Su Tremonti: “Il rapporto personale non è cattivo, a Cannes siamo stati perfino compagnoni, ma poi lui alla fine fa sempre quel cavolo che gli pare, e a me resta solo da fare l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri. Mi resta però una consolazione: quella di esser stato il premier più longevo della Storia”. Calabresi: “Lo interrompo per correggerlo, solo se fosse arrivato alla fine della legislatura avrebbe battuto Giovanni Giolitti. ‘Ma io intendevo della storia repubblicana’. Sta zitto un attimo e conclude: ‘Questa di Giolitti non la sapevo: peccato, peccato davvero. Vabbé, buonanotte'”.
E il Quirinale?

Ieri Berlusconi, al termine del voto sul Rendiconto dello Stato, si è poi recato al Colle per un colloquio durato 45 minuti. Il quirinalista del Corriere riassume così il senso del colloquio: dopo quel che è successo alla Camera, non si può far finta di nulla, quel voto ha offerto un segno politico inequivocabile, dal quale devono discendere iniziative istituzionali immediate. Berlusconi ha parlato di “poche settimane” per dare dimostrazione della credibilità dell’Italia all’Ue e al mondo finanziario: poche settimane anche per Napolitano, preoccupato che ci sia una tempistica serrata, al punto da telefonare in serata alla capogruppo del Pd in Senato, Finocchiaro, affinché sul fronte dell’opposizione aiutino a stabilire un calendario ad hoc e incassando una responsabile disponibilità.
Dopodiché il Cavaliere rimetterà il mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito: “Dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica – come si legge nel comunicato del Colle – di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle delle opposizioni”.
Il Quirinale, quindi, verificherà se sia politicamente praticabile una alternativa per andare ad un governo per un congruo periodo di tregua: qualcosa come “una maggioranza per l’Europa”, per cui si fanno i nomi dei possibili candidati all’incarico, che vanno dal “tecnico” Mario Monti a Giuliano Amato, mentre il centrodestra vorrebbe forse Gianni Letta o Angelino Alfano.
Per La Repubblica: “Napolitano gela il Cavaliere. ‘Voto? Io apro le consultazioni'”. E ci sarebbe già un ‘no’ di Gianni Letta. Secondo il quotidiano “il Quirinale non esclude larghe intese”, “si tiene le mani libere, dando così corpo ai peggiori timori di Berlusconi sull’arrivo di un governo di transizione affidato a Monti”. Uno “scenario” pubblicato dallo stesso quotidiano racconta di un “braccio di ferro sul calendario” per l’approvazione della legge di stabilità contenente gli impegni con l’Europa. Originariamente i tempi prevedevano un’approvazione entro il 15 novembre al Senato, ma l’opposizione chiede un’accelerazione per metter fine all’epoca berlusconiana, poiché più si avvicina il Natale, più diventa facile per il premier ottenere le elezioni evitando il governo tecnico: “opposizione pronta ad accelerare come ad agosto”, titola il quotidiano, spiegando che potrebbe passare dall’astensione al non voto, pur di fare in fretta. Secondo La Repubbclia Pd e Udc hanno”paura di sprecare la vittoria” e Massimo D’Alema ammonisce che per un governo di transizione servono altri 60-70 ribelli: “ci vuole uno smottamento totale del Pdl”, per un governo di transizione “occorre almeno l’80 per cento del Parlamento, non qualche passaggio di campo”.
Anche il segretario Bersani, secondo La Stampa, sottolinea che un governo di transizione dovrebbe avere una maggioranza “larghissima, diciamo 500 deputati”.
E Libero, sul fronte opposto, titola: “Al voto, al voto. Ora attenti al governo pateracchio”. Il direttore Belpietro ipotizza che le dimissioni formali di Berlusconi possano arrivare ai primi di dicembre. E poi? Secondo Belpietro si continua ad evocare Mario Monti perché serve alla classe politica per “scaricare le proprie responsabilità su un tecnico, visto che l’opposizione ha il terrore di assumersi il peso di provvedimenti necessari a rassicurare i mercati. Il rischio che “spunti dal cilindro un governo Casini-Bersani, con una spruzzatina di Pdl, è tutt’altro che scongiurata”. Ma gli ex- democristiani dell’Udc e i seguaci di Fini sono soprattutto interessati ad una riforma della legge elettorale che, abolendo il premio di maggioranza, li renda determinanti.
E’ il momento del “mercato delle vacche”, cui bisogna resistere, sul fronte Pdl, scrive ancora Libero. Anche Di Pietro, intervistato da La Repubblica, dice: “Ci sarà il mercato delle vacche”, Berlusconi “tenterà di fare come il 14 dicembre”. Chiedono a Di Pietro se sia disposto ad appoggiare un governo tecnico di Mario Monti: risponde di averne grande rispetto, “però non è comprensibile che gli stessi provvedimenti che vuole fare Berlusconi, che noi contestiamo, possiamo accettarli solo perché li fa una persona con la faccia pulita”. E larghe intese Pdl-Pd? “Fantascienza”, per Di Pietro, per cui ci sono solo due soluzioni: “o si ricostruisce il centrodestra allargato che aveva vinto le elezioni, magari a guida Terzo Polo, o le elezioni anticipate”.

Ieri Repubblica.it ha diffuso il testo integrale di una lettera che il Commissario Europeo Rehn ha inviato all’Italia, spedita il 4 novembre scorso al ministro Tremonti.  “11 capitoli e 39 domande, dalle pensioni all’Ici”. Il Sole 24 Ore, che pubblica integralmente la missiva (“Richiesta di chiarimenti riguardo alla lettera del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi”), titola così: “Tutte le risposte da dare a Bruxelles entro venerdì”. Tra l’altro si chiede al governo di “cortesemente fornire maggiori dettagli sul programma Eurosud per l’economia”, se stia “valutando la restrizione o l’abolizione delle pensioni di anzianità e una rapida equiparazione dell’età di pensionamento trra uomini e donne”, se le annunciate riforme sui licenziamenti riguarderanno “la normativa sui licenziamenti individuali o quella che regola i licenziamenti collettivi”.

Internazionale

Sul Corriere della Sera una intera pagina è dedicata all’Iran: “Jeans, T-shirt e chiavette Internet. Gli ‘invisibili’ giovani iraniani. Viaggi a Teheran: i ribelli in Siria sono i nostri eroi'”.
Due pagine de La Repubblica sono dedicate al “rapporto shock” pubblicato dall’Agenzia per l’atomica delle Nazioni Unite (Aiea): “ci sono oltre mille documenti che inchiodano l’Iran”, secondo il quotidiano, poiché l’agenzia parla di “indizi convergenti” che portano a concludere che l’arricchimento dell’uranio operato da Teheran ha scopi militari. Gli Usa chiedono “subito nuove sanzioni”.
Anche su La Stampa una pagina sul rapporto Aiea, così sintetizzato: “‘L’Iran sta lavorando all’atomica’”, “il lavoro degli ispettori dell’Onu potrebbe contribuire all’ulteriore isolamento del regime”. Il quotidiano intervista il direttore del Middle East Forum, ex-consigliere di George W. Bush, che si mostra scettico su una possibile azione militare israeliana: “penso facciano parte delle pressioni in atto. Credo che alla fine il vero obiettivo sia aumentare l’isolamento di Teheran e approvare nuove sanzioni, superando le riserve di Paesi come la Russia e la Cina”. Poi torna sulle accuse all’Iran di complottare per l’uccisione dell’ambasciatore saudita negli Usa: secondo Pipes era il tentativo da parte di alcuni elementi del regime iraniano di boicottare i timidi tentativi di dialogo fatti da altri, ma l’importante è che “il complotto sia venuto a galla”. Per Pipes, malgrado la “retorica incendiaria”, il presidente Ahmadinejad avrebbe fatto una timida apertura, ma “persone vicine” alla Guida Suprema Khameney, impegnate in una vera battaglia contro il capo dello Stato iraniano, sarebbero intervenute per fermarlo.
Sullo stesso quotidiano un articolo dal corrispondente da Pechino racconta del voto all’assemblea elettiva locale della capitale. Le assemblee legislative locali sono le uniche in cui sia ammesso il suffragio popolare oltre 21 mila candidati per circa un terzo dei posti. Si sono presentati 14 candidati “indipendenti”, slegati dal Partito comunista.

LA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini

redazione grey-panthers:
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