ATENE: AIUTI UE IN DUE TEMPI. E l’Fmi dichiara: senza riforme, niente fondi

Le aperture

Corriere della Sera: “Berlusconi: non temo nessuno”, “‘La coalizione tiene’. Gelo di Maroni: si vedrà a Pontida”.

La Repubblica: “P4, terremoto a Palazzo Chigi”, titolo illustrato da una foto di Berlusconi in compagnia del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. E poi le dichiarazioni dello stesso premier: “Berlusconi: i giudici? Non ho paura di nessuno. Vertice con Letta e Ghedini”. In taglio basso: “La Bce all’Italia: decida subito la manovra”. E di spalla un reportage dalla frontiera tra Siria e Turchia, un viaggio “tra i ragazzi in fuga da Assad”.

La Stampa: “Il premier: governo forte. Ma il Carroccio lo sfida”, “Il Cavaliere: ‘I pm non mi fanno paura e la maggioranza è salda’. Maroni: ‘Teniamo? Si vedrà a Pontida e Silvio ci dovrà ascoltare”. A centro pagina, foto per la sfida delle donne saudite, che oggi protesteranno contro il divieto di mettersi al volante, disobbedendo.

Il Riformista: “L’obolo per Pontida”, “Il premier prova ad assecondare le richieste leghiste: stretta sugli immigrati, conferenza di pace sulla Libia, allentamento del patto di stabilità. Ma il Senatùr, presenti Letta e Tremonti, lo gela: ‘Meglio votare l’anno prossimo’”.

Libero: “Il bunga bunga dell’Idv. L’Italia dei bollori. Una giovane disoccupata accusa il senatore Pedica e il deputato Zazzera: mi hanno estorto sesso promettendomi lavoro. Che non ho mai visto’. E pensare che facevano i moralisti”.

Il Giornale: “E’ il momento dei corvi”, “svolazzano attorno a Berlusconi”, “basta leggere Repubblica per capire: nell’inchiesta sulla presunta loggia P4 tirano in ballo Letta per colpire il premier. Associazione segreta? Neanche il giudice crede alle teorie dei magistrati di Napoli”. E una grande foto a centro pagina sotto il titolo: “Dai rifiuti spunta il casale di Bassolino. L’ex governatore campano indagato per corruzione”.

Il Foglio: “Papandreou inizia la conta dei suoi, ma in mente solo le Termopili. Austerità, trecento (deputati) rinchiusi in Parlamento, e Samaras, il leader della destra che molti chiamano traditore”. Di spalla un articolo sulla riforma fiscale: “Tra destra e industriali rinasce la tentazione di una patrimoniale. Seduce anche l’ipotesi di più tasse sulle rendite finanziarie. Alemanno, Polverini e l’apertura di Tremonti”.

Il Sole 24 Ore: “Atene, aiuti Ue in due tempi”, “Fmi: niente fondi senza riforme”. “Bce: l’Italia precisi le misure 2013-2014”. In prima sul quotidiano di Confindustria anche attenzione per Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano della Bce, che ieri è stato invitato da Berlusconi a dimettersi, per permettere l’ingresso di un francese e favorire così l’ascesa alla presidenza di Mario Draghi: “Bce: Bini Smaghi non cede”, “‘L’indipendenza personale tutela contro la revoca arbitraria’”

P4

Il Corriere della Sera intervista l’ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, che viene sollecitato anche dal paragone che spesso è stato fatto con la P2 di Gelli. Dice Colombo: “E’ molto difficile fare dei confronti tra le vicende più recenti e la scoperta, allora, di una organizzazione così vasta e capillare come quella: basti pensare che, solo per dare qualche esempio, trovammo a farne parte capi dei servizi segreti che avevano depistato le indagini sulle stragi, comandanti delle forze dell’ordine e dell’esercito, uno dei triunviri argentini, il banchiere Sindona che aveva fatto assassinare l’avvocato Ambrosoli, il banchiere Calvi che sarebbe poi stato trovato impiccato sotto un ponte a Londra, il giornalista Pecorelli che era stato ucciso e non si sa ancora da chi. Quando andammo dal presidente del Consiglio Forlani a portargli le liste P2, venne ad aprirci uno il cui nome compariva nelle liste P2”. E sulla P4 di questi giorni: “Chiamarlo sottobosco della politica a mio avviso sarebbe far torto alla politica, anche se certe volte ti viene il sospetto che la politica di questo Paese possa funzionare in questo modo. E cioè a forza di ricatti”.

Emanuele Macaluso, direttore de Il Riformista, invita a non banalizzare la P2: “Giornalisti e magistrati definiscono P3 e P4 gruppi di 4-5 persone che hanno cariche parlamentari o istituzionali e insieme trafficano per fare e ottenere favori e prebende usando poteri pubblici”. Per Macaluso i magistrati fanno il loro dovere ad inquisire chi ritengono abbia compiuto dei reati; e il rapporto inquinato tra potere politico-affaristico e istituzioni, purtroppo, non è una novità”. Ma perché questi racconti che leggiamo sui giornali vengono accostati a quelli sulla P2, se in quella loggia si ritrovavano “i comandanti di tutte le Armi, esercito, marina, aeronautica, carabinieri; e con loro tutti i responsabili dei servizi segreti; magistrati di alto rango; gran parte dei direttori generali dei ministeri, compreso il capo di gabinetto del Presidente del Consiglio e il segretario generale della Camera dei Deputati”.

Di parere diverso è Sergio Flamigni, che fu parlamentare per il Pci nella commissione P2: intervistato da La Stampa dice che “parlare di P4 e P3 è un errore: si tratta sempre di P2. Lo dimostra proprio il caso di Luigi Bisignani, esemplare di come la P2 continui il proprio modus operandi, affari e malaffari”. Insomma, il nome di Bisignani “non rispunta: ha continuato, come altri, ad operare”.

Molte pagine vengono dedicate dai quotidiani ad illustrare la personalità di Alfonso Papa, ex deputato Pdl e vicecapo di Gabinetto del ministero della giustizia, prima con il ministro Castelli e poi con l’Udeur Mastella. Per La Stampa: “Il trafficante dei segreti che mancava alla destra. Il parlamentare Pdl, già pupillo del procuratore Cordova, da Napoli a via Arenula”: ex magistrato, secondo l’accusa la sua specialità era promettere e in qualche caso fornire informazioni su segreti giudiziari, terrorizzare imputati in cambio di regali, soldi, posizioni. Entra nella Procura di Napoli prima di compiere i 30 anni e diventa uno dei pupilli del Procuratore capo Cordova, fa carriera in magistratura e si iscrive alla corrente di Unicost. L’ex notabile democristiano Alfredo Vito spiega che la sua candidatura nel Pdl “fu conseguenza di un intervento diretto del generale Nicola Pollari, essendo Papa legato all’ambiente dei servizi segreti”, oltre che “vicino a Nicola Cosentino”.

Anche sul Corriere della Sera un ritratto di Papa, “il palombaro dei ministeri”. Ed anche qui due pagine intere sulle relazioni di Papa con i servizi, con Pollari, con Pio Pompa.

Il Giornale: “Il Gip smantella il teorema dei Pm, esclusa l’associazione per delinquere”. Il quotidiano parla della “mannaia” del Gip abbattutasi sulla inchiesta napoletana di Woodcock, ha smontato la colonna portante dell’indagine, ritenendo non solo che non c’è alcuna loggia segreta, ma che persino l’associazione per delinquere non è ipotizzabile per qualificare il legame tra indagati come Alfonso Papa e Luigi Bisignani. Il Gip ha posto anche la questione della utilizzabilità delle intercettazioni che coinvolgevano Alfonso Papa, essendo quest’ultimo un Parlamentare.

La Repubblica non manca di sottolineare i legami tra Luigi Bisignani e il generale Pollari, ex-capo del Sismi. E per Alfonso Papa quelli con il procuratore aggiunto a Roma Achille Toro e con il capo degli ispettori di via Arenula Arcibaldo Miller. Insomma, “Papa controllava le Procure”, sintetizza il quotidiano. A Napoli il suo soprannome era ‘Fofò ‘a borzetta’, pare per via del legame da portaborse che aveva instaurato con il leader della corrente Unicost della magistratura . Raggiunto telefonicamente dalla cronista de La Repubblica, dice di essere sereno e, richiesto di un commento sulle carte dell’inchiesta dice: “Sono l’unico in Italia che non ha letto le carte. Non me l’hanno ancora notificate”. E poi, un’analisi sul “metodo Bisignani per gli affari e il potere” (“Da Balducci a Sepe” (Crescenzio, arcivescovo di Napoli), passando per Bertolaso, Geronzi, Paolo Scaroni per l’Eni, ecc.

L’Unità intervista l’ormai sindaco di Napoli Luigi De Magistris, ex-pm dell’inchiesta “Why not”: ricorda che, nell’ambito dell’indagine, effettuò una perquisizione nei confronti di Luigi Bisignani, lavorando sulla ipotesi di reato di violazione della legge Anselmi sulle associazioni segrete. “Qualche giorno dopo la perquisizione -ricorda De Magistris- alla Procura di Catanzaro arrivano gli ispettori di via Arenula, ministro della Giustizia Clemente Mastella. Li manda Arcibaldo Miller. Guarda caso: un nome che ricorre anche nell’inchiesta P3 e anche in quella di cui si parla in questi giorni sulla P4”. E quindi il trasferimento ai suoi danni e l’avocazione subita dell’inchiesta Why not.

Legge elettorale

“Un’altra onda referendaria per portarsi via il Porcellum”: così titola l’Unità dando conto della campagna di raccolta firme (500mila entro settembre) per cambiare la legge elettorale eliminando le liste bloccate dei candidati scelti dai partiti, spazzar via il premio di maggioranza, istituire una soglia di sbarramento del 4 per cento, vietare l’indicazione del candidato premier sulla scheda. La sponsorizzano, tra gli altri, Giovanni Sartori e Stefano Passigli.

L’iniziativa ha però raccolto critiche, come riferisce il Corriere della Sera: il ritorno al proporzionale e alla preferenza unica non piace, Augusto Barbera (costituzionalista di area ex-Ds) dice che “l’elettore non sceglierebbe i governi e neanche i candidati”.

E su La Repubblica: “Parte dai professori il referendum anti-porcellum, ‘Riprendiamoci la scelta dei parlamentari'”, “Ma il Pd frena: così si torna al proporzionale”. Contrario Mario Segni, che teme un “ritorno alla prima Repubblica”, favorevole l’Udc.

Internazionale

“Nessuno vorrebbe essere al posto del premier greco George Papandreou”, esordisce Il Foglio: sotto le finestre del suo ufficio, gli slogan degli indignados, fuori dalla porta del suo studio, la fila di deputati del suo partito che presentano le dimissioni perché non condividono la manovra anti-crisi. Il premier aveva chiesto ai conservatori -anche su insistenza di Ue e Fmi- di formare un governo di solidarietà come garanzia per ogni ulteriore finanziamento ed aiuto. Ma il leader dei conservatori, Antonis Samaras, gli ha risposto “sì ad un governo provvisorio, ma soltanto di breve respiro: il tempo di ridefinire insieme all’Ue le condizioni del pacchetto anti-crisi” e “subito dopo elezioni anticipate”. Ma il patto concordato con la autorità europee non è modificabile. Samaras, ricorda Il Foglio, anche nel suo partito, viene chiamato ‘Efialte’: colui che nel 480 avanti Cristo tradì gli spartani alle Termopili, indicando ai persiani il sentiero per attaccare alle spalle il re Leonida. Papandreou intanto prepara un rimpasto.

Il Sole 24 Ore scrive che sta cercando tecnici di alto profilo e l’attuale ministro delle finanze sarebbe sostituito da Lucas Papademos, ex vicepresidente della Bce. Il governo avrà il difficile compito di far approvare dal Parlamento un pacchetto di tagli alla spesa pubblica del valore di 28 milioni di Euro, da realizzare tra il 2012 e il 2013.

Il quotidiano Europa dedica ampio spazio alla protesta in Grecia. Intervistando il filosofo della politica Costas Douzinas: parla dell’occupazione pacifica di Piazza Syntagma (si trova dietro il Parlamento) e spiega che la gente sta reclamando la difesa dello Stato sociale ma, presto, la rivendicazione evolverà verso qualcosa di più importante. “L’obiettivo del movimento, adesso, è quello di vedere rappresentate a livello politico le proprie istanze. Finora il modo in cui la gente ha reagito alle misure di governo è stato il rifiuto”, “è una caratteristica di tutti i movimenti di piazza”; ma poi emergerà “una consapevolezza, una soggettività politica” che farà fare un salto di qualità al movimento, spingendolo a formulare idee e proposte. Ne parla, sullo stesso quotidiano, Pavlos Neranzis: è un movimento che non ha niente in comune con le solite manifestazioni organizzate dai sindacati greci, tanto che, fin dall’inizio gli ‘indignati’ greci hanno allontanato tutti, compresi i partiti di sinistra e i sindacati che hanno tentato di ‘infiltrarsi’. Una contestazione inimmaginabile fino a pochi mesi fa, in una società atomizzata, consumista e clientelare.

Dopo Bin Laden

Su La Repubblica è Renzo Guolo a spiegare chi sia Ayman Al-Zawahiri, per anni numero due di Al Qaeda, medico egiziano che ora è strato designato alla successione di Bin Laden: ora “il dottore guida la sua creatura”. “Leader al Zawahir lo è sempre stato”, scrive Guolo: “rampollo di una importante famiglia cairota che conta nelle sua fila diplomatici, docenti universitari, imam di Al Azhar, il giovane Ayman si forma nel clima del ‘martirio di Qutb’, l’ideologo dell’ala radicale dei Fratelli Musulmani”, fatto impiccare dal presidente Nasser nel 1966 e autore di testi che avranno una forte influenza sul futuro leader di Al Qaeda.

Già molti anni fa lo studioso Gilles Kepel sosteneva che Al zawahiri era la vera “mente strategica” di Al Qaeda, mentre Osama era in qualche modo “l’uomo immagine”, ricorda Il Sole 24 Ore

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

 

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