La “rivoluzione architettonica” a Praga ha inizio con i rinnovamenti firmati da Joze Plecnik, chiamato a restaurare e ammodernare il Castello per farne il degno monumento-simbolo della nuova Repubblica cecoslovacca. Sloveno di nascita, Plecnik compie gli studi nell’Austria della Secessione, sotto la guida di Otto Wagner, con cui avvia una proficua collaborazione in importanti progetti dove sperimenta un’armonica fusione di elementi secessionisti e moderni. Invitato a insegnare alla Scuola di Arti Applicate di Praga, nel 1911 vi si trasferisce e con la sua cattedra contribuisce a formare quei giovani artisti e architetti che avrebbero poi influenzato l’avanguardia del movimento cubista ceco. Nel 1920 arriva per Plecnik il primo grande incarico in Cechia: ampliare e trasformare appunto il castello di Praga. Il presidente di allora, Tomas Masaryk, cercava un professionista capace di migliorare e incrementare le infrastrutture nel rispetto della struttura storica originaria e di rendere al contempo il castello una sede perfetta a ospitare le autorità del „nuovo“ Paese. Plecnik ne ridisegna allora giardini e cortili, impreziosendoli con statue, sculture e importanti monumenti (come per esempio l’obelisco che troneggia nella terza corte del castello). Le stesse mura difensive vengono trasformate in favolosi giardini con tanto di scalinate, vialetti, gazebo e belvedere. La sua principale abilità sta nell’aver saputo esaltare la natura medievale del castello, pur rendendolo funzionale alle esigenze moderne e facendone al contempo un monumento fruibile dal visitatore. A Plecnik si deve l’inserimento nel castello di elementi nuovi, che però si potrebbe credere esser sempre stati lì, tanto la loro presenza appare naturale, perfettamente inserita nell’assetto precedente agli Anni ’20. Plecnik interviene anche in numerosi spazi interni, come per esempio il grande salone a lui intitolato e caratterizzato da un triplice ordine di colonne doriche. Progetta inoltre l’appartamento presidenziale, dotato di un moderno ascensore ovale, e le sale di rappresentanza, che dovevano celebrare la nuova indipendenza della Repubblica. Ossessionato dai dettagli, alla continua ricerca della perfezione, Plecnik attinge al passato e azzarda il futuro, spazia senza limiti nell’intera storia dell’architettura, mescola, fonde, osa, provoca. Definito come “il primo post-modernista e l’ultimo classicista”, è oggi considerato un pioniere dell’architettura moderna.
Arrivano nuovi materiali, arriva il funzionalismo
Più o meno nello stesso periodo, carico di cambiamenti geopolitici e culturali, tra gli Anni ’20 e ’30 del secolo scorso, preannunciata dal fugace rondocubismo, a Praga e non solo si impone una nuova corrente architettonica, il funzionalismo. Di più: in Cecoslovacchia porta l’architettura agli apici continentali, conquistandosi le firme delle archistar di allora, come Adolf Loos e Ludwig Mies van der Rohe. Quella funzionalista è una nuova architettura, che sfrutta le potenzialità dei materiali moderni –acciaio, vetro e cemento- e che degli edifici vuole esaltare innazitutto la funzionalità, appunto. Dopo che Plecnick, i cubisti e le altre avanguardie avevano aperto la strada, i funzionalisti ridisegnano letteralmente il volto della capitale e del Paese, sottolineandone modernità, rinascita, progressismo, operosità, sobrietà e ottimismo. Con l’avvento dell’industria e con i grandi cambiamenti politici e sociali, non si tratta più “semplicemente” di costruire edifici e opere pubbliche: gli architetti si trovano ora a disporre di nuovi mezzi, tecnologie e materiali –come il cemento armato– ma anche a rispondere a nuove esigenze. I progetti devono essere funzionali e innovativi, ma devono anche tener conto di nuovi standard estetici. Inizia così l’architettura moderna, espressione della vita sociale e lavorativa dell’epoca.
Praga funzionalista
Il nuovo movimento funzionalista rivoluziona tutta l’edilizia abitativa e sociale di Praga e di Cechia. E‘ di Loos, per esempio, la villa modernista per la famiglia Müller nella periferia di Praga, inizialmente contestata ma poi fonte d’ispirazione per le ville del quartiere-giardino attorno agli studi cinematografici di Barrandov, sopra la Moldava. I capolavori del funzionalismo nella capitale sono però il Palazzo delle Esposizioni(1928), a firma di Josef Fuchs e Oldrich Tyl, che attirò l’attenzione anche di Le Corbusier con il suo interno dalle linee pure e i volumi perfetti; il centro commerciale Bat’a inaugurato nel 1929 in piazza Venceslao; i palazzi rivestiti di ceramica (per contrastare i vapori provenienti dalla Stazione Centrale) dell’Istituto pensionistico in piazza Winston Churchill, nel quartiere Zizkov; numerosi palazzi per uffici ed edifici commerciali dalle strutture in cemento armato e dalle caratteristiche bande orizzontali di finestre e la colonia Baba, tipico esempio di quartiere funzionalista dalle abitazioni-scatola, con finestre a fascia continua, ampi balconi e interni destrutturati. Tra gli architetti funzionalisti cechi ritroviamo anche Josef Gocar e tra i promotori del funzionalismo l’illuminato Bat’a.