Quasi il 94 % del territorio egiziano, grande oltre tre volte l’Italia, risulta occupato da un deserto arido e improduttivo formato da brulli rilievi montuosi e da enormi distese di dune sabbiose che iniziano appena oltre le verdi sponde del grande fiume, dove 5.000 anni fa sorse la prima civiltà della storia e dove ancora oggi si concentra la stragrande maggioranza della popolazione e le attività produttive del paese. Subito ad occidente del Nilo si estende per centinaia di chilometri verso ovest, fino al confine con la Libia e oltre, e poi per un migliaio di chilometri dal Mediterraneo al Sudan e ancora oltre, il mastodontico Deserto Occidentale egiziano, o Deserto Libico, una delle regioni più aride e spopolate del Sahara e della terra, dove non cresce un filo d’erba e non si trova una goccia d’acqua. Infatti se il Sahara in generale riceve in media 100 millimetri di pioggia all’anno, qui la media raggiunge appena i 5 millimetri, giustificando appieno l’assenza di insediamenti umani anche nomadi e temporanei, nonché di piste di attraversamento per l’assenza di punti di rifornimento idrico durante il percorso.
Oggi, perché fino a 5 mila anni fa, quando il Sahara era verde e bagnato con regolarità dalle piogge, questa era una fiorente savana alberata con fiumi e laghi dove pascolavano animali selvatici e domestici e l’uomo prosperava con la civiltà neolitica, antesignana di quella egizia. L’acqua, in realtà, esiste ancora e in abbondanza, ma soltanto sottoterra e affiora in superficie solo in profondi avvallamenti naturali del suolo oppure mediante pozzi artesiani. Un primo livello di acque definite fossili, accumulate cioè durante i passati periodi pluviali che hanno interessato il Sahara tra una glaciazione e l’altra, giace entro una profondità di alcune centinaia di metri, mentre più sotto si trova una possente vena alimentata dalle piogge attuali sull’Africa centrale e in scorrimento sotterraneo verso il Mediterraneo.
Il Deserto Occidentale appare caratterizzato nella sua zona mediana da una serie di enormi depressioni, fondi di antichi mari, che scendono anche sotto il livello del mare (El Qattarah, la più settentrionale, scende fino a – 134 m), intercettando vene superficiali d’acqua termale e non, dolce e salata. La presenza di acque affioranti in queste enormi conche ha reso possibile la coltivazione e l’allevamento, e quindi la presenza umana, in pieno deserto, dando vita ad una serie di oasi (Siwa, El Fayoum, Bahariya, Farafra, Dakhla e Kharga le principali) che hanno consentito la vita in uno dei deserti più aridi del pianeta, punti imprescindibili del commercio transahariano nella regione. Sfruttando questa enorme riserva idrica sotterranea l’Egitto potrebbe tranquillamente raddoppiare la propria superficie coltivabile.
Il turismo sahariano in Egitto si concentra essenzialmente sulle oasi, ricche di fascino per il loro isolamento, per la presenza di monumenti storici e per gli spettacolari ambienti naturali e ben collegate tra di loro, oppure parte dalle oasi per spingersi ancora più ad occidente per esplorare il deserto più assoluto del Gran Mare di Sabbia o dei rilievi montuosi del Gilf Kebir e del Jebel Awainat.
Per il suo clima mite l’oasi del Fayoum fu utilizzata come territorio di caccia reale già nell’Antico Regno, poi i faraoni della XII dinastia vi trasferirono la loro capitale, Krokodilopolis. Innumerevoli i resti di epoca egizia: da non perdere il tempio-fortezza di Qasr es-Sagha, dell’Antico Regno, dedicato al dio coccodrillo Sobek, e la città fortificata tolemaica di Dimeh, racchiusa entro mura di mattoni alte 9 m. Due piccoli laghi offrono alcune cascate, ben rare in Egitto, e rifugio per un gran numero di uccelli acquatici, mentre poco oltre Wadi Heitan, protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, presenta in pieno deserto il più ricco e importante giacimento al mondo di balene e cetacei fossili, vecchio di 40 milioni di anni, epoca in cui le balene passarono da mammiferi terrestri a marini.
Si prosegue quindi verso sud in un deserto assolutamente intonso costeggiando per due giorni Ghurd Abu Muharrik, una catena di dune longitudinale lunga oltre 500 km (forse la più lunga della terra), fino ad attraversarla per raggiungere la Djara Cave, una delle rarissime grotte carsiche del Sahara adorna di enormi concrezioni alabastrine e di incisioni preistoriche. L’oasi di Farafra regala un bagno ristoratore in una delle sue innumerevoli sorgenti termali, una galleria d’arte di un curioso artista locale e, soprattutto, l’inattesa spettacolarità del vasto Deserto Bianco, una selva infinita di pinnacoli di candido calcare erosi dal vento in mille forme bizzarre. Attraverso il Deserto Nero, serie di coni scuri di forma vulcanica, si raggiunge infine l’oasi di Bahariya, dove nel 1996 è stata scoperta la maggior necropoli di età tolemaico-romana, accreditata di circa diecimila mummie: da non perdere la visita al museo delle mummie d’oro e di due tombe affrescate con un pregevole ciclo di pitture funerarie.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi ” propone questa spedizione di 8 giorni nel deserto egiziano tra il Nilo e le oasi centrali. Partenze mensili di gruppo con voli di linea Austrian Airlines o Egyptair da Milano (e da altri aeroporti) da ottobre a maggio 2015, pernottamenti in hotel e 5 notti in tenda con pensione completa, accompagnatore dall’Italia, quote da 1.380 euro in doppia. Prenotazioni minime di tre settimane per l’ottenimento di visti e permessi.