Situato circa a metà strada tra le coste settentrionali della Norvegia e il Polo Nord, l’arcipelago delle Svalbard (noto anche come Spitsbergen, dal nome dell’isola maggiore) costituisce l’estremo nord del continente europeo, nonché la terra abitata stabilmente più settentrionale del pianeta. Si tratta di una decina di isole montuose maggiori e di un numero imprecisato di isolette e scogli, dalle coste piuttosto frastagliate e con profondi fiordi a cavallo del Circolo polare artico, grandi in totale quasi tre volte la Sardegna, bagnato ad ovest dal mare di Groenlandia, a sud dal mare di Barents e per il resto dal mar Glaciale artico.
L’isola maggiore e centrale, Spitsbergen, misura da sola quasi due terzi (cioè come la Svizzera) e viene tagliata a metà da un enorme fiordo, sul quale si concentrano i pochi villaggi esistenti per un totale di meno di 3.000 abitanti (meno degli orsi polari), di cui un terzo russi, con la più bassa densità umana del continente. Infatti il 60 % del territorio risulta perennemente ricoperto da ghiacciai, con fronti a mare anche di 15 km e con continuo distacco di iceberg e sul restante la roccia e la neve presente per gran parte dell’anno non consentono alcun tipo di produzione. Uniche risorse in passato caccia e pesca, oggi carbone e turismo. Gli ingenti giacimenti di carbone fossile sono attivi da oltre un secolo, con prevalenza di manodopera russa. Non esiste alcun tipo di strada e il principale e storico mezzo di locomozione risulta costituito dalle slitte trainate da mute di 12 cani: d’inverno sulla neve, in estate con le ruote.
Incredibilmente per la sua latitudine, il clima si presenta relativamente mite (pur con punte comprese tra -40°C e +18) grazie alla presenza della tiepida Corrente del Golfo, attiva soprattutto sui versanti occidentali. Estremamente suggestivo il fenomeno del sole di mezzanotte, presente da maggio ad agosto, a cui fa però da contraltare la notte totale polare da novembre a metà febbraio.
Oltre la metà del territorio delle Svalbard risulta protetto, e anche sul restante la presenza dell’uomo ha inciso ben poco: oltre ad enormi ghiacciai la natura regala grotte nel ghiaccio, valli glaciali ad U, consistenti morene e antichi vulcani. Interessante la presenza di depositi di resti di dinosauri (identificati fino ad ora due plesiosauri e un ittiosauro) risalenti a 150 milioni di anni or sono, e di vegetali vecchi di 40-60 milioni. Questi fossili ci dimostrano che in epoche assai lontane, diciamo tra 360 e 60 milioni di anni fa, queste terre si trovavano non qui ma nell’Atlantico all’altezza dell’Equatore, e che complessi eventi geologici le hanno poi spinte alla latitudine attuale.
Queste isole vennero scoperte nel 1194 da naviganti islandesi, quindi vichinghi, che le chiamarono Svalbard (costa fredda), e poi riscoperte nel 1596 dall’esploratore olandese Barents, che le chiamò Spitsbergen (montagne appuntite), mentre era alla ricerca di una rotta artica per l’Asia. Nel 1600 furono usate come basi baleniere, nei due secoli successivi per la caccia a renne, foche e trichechi, nel secolo scorso per l’estrazione del carbone. Politicamente dal 1925 appartengono al regno di Norvegia, pur con ampia autonomia amministrativa; il capoluogo, dotato dell’aeroporto più a nord, è Longyearbyen, distrutto nel 1943 dai tedeschi, ma Ny Alesund – da dove partirono le esplorazioni polari di Amundsen e Nobile del secolo scorso – costituisce l’abitato più settentrionale della terra