Al Teatro Quirino per “Non è vero, ma ci credo” di Peppino de Filippo (di Attilio A. Romita)

Una frase del Regista Michele Mirabella penso racchiuda compiutamente il senso di questa messa in scena di una famosa commedia di Peppino De Filippo. Mirabella dice: “In questo spettacolo si tende a recuperarne i segreti intramontabili, dalla Commedia dell’arte, all’Arte della Commedia. E poniamo la nostra scena in Italia, ovviamente, in quegli ultimi anni cinquanta che furono la vigilia della prosperità del Paese, in quegli indimenticabili anni in cui essere scanzonati non voleva per forza dire essere scostumati”.

Al centro della commedia c’è il Comm. Savastano, uomo che ha saputo costruire il suo successo industriale lavorando ed impegnandosi nella costruzione della sua fabbrica. Purtroppo Gervasio Savastano è tormentato da una superstizione profondamente radicata che lo guida, anzi talvolta lo obbliga, a prendere decisioni gravi come il licenziamento di un impiegato ritenuto iettatore o la cacciata di un usciere, da decenni fedele servitore, perché incapace di catturare un gatto nero che “infesta” le scale del palazzo.

Come in tutte le commedie le cose tendono a complicarsi quando Rosina, la figlia del Commendatore, si innamora di un giovane che è ritenuto da Gervasio un poco di buono il cui interesse è solo per la dote di Rosina.

La situazione sembra disperata e può soltanto risolversi positivamente con l’intervento di un deus ex machina la cui identità sarà svelata alla fine.

Per sostituire l’impiegato ritenuto iettatore, entra in scena un giovane di bei modi, grandi capacità e di bell’aspetto, ma con un lieve difetto: la gobba. Gervasio vede questo nuovo impiegato come un segno del signore e lo accoglie con grandi abbracci ….anche per sfiorargli la gobba miracolosa. Infatti con l’entrata i ditta di Albero Sammaria gli affari vanno a gonfie vele anche perché il giovane si dimostra un ottimo manager.

La storia volge rapidamente alla fine, Sammaria minaccia di licenziarsi perché è stufo di “esser continuamento toccato” come un portafortuna. Ma la verità è che vorrebbe sposare Rosina. Il commendatore è combattuto tra l’essere padre ed il perdere il suo portafortuna, ma alla fine la paura e la superstizione vincono e Rosina accetta questo sposo …leggermente difettoso.

A questo punto il deus ex machina si rivela: tutto è stato organizzato da Teresa, la moglie del Comm. Gervasio, che ha “messo la gobba” all’innamorato di Rosina che così ha puto sposare il suo amore.

Pur se la trama è molto semplice, lo spettacolo è sempre fresco, coinvolgente e non annoia mai per la bravura degli interpreti che, talvolta anche in clima da operetta, mantengono una recitazione allegra, pacata e coinvolgente.

Sebastiano Lo Monaco è il superstizioso Comm. Gervasio Savastano. Teresa, sua moglie, è interpretata dalla bravissima Lelia Mangano De Filippo.  Maria Laura Caselli ed Antonio De Rosa sono Rosina, sua figlia, ed Alberto Sammaria. Con loro in scena Alfonso Liguori, Vincenzo Borrino, Margherita Coppola, Carmine Borrino, Luana Pantaleo, Salvatore Felaco, Cristina Darold e Matteo Bianco

Il testo originale di Peppino de Filippo con Alfonso Liguori. La regia di Michele Mirabella.

Molti applausi a scena aperta ed al finale. Una serata piacevole e spensierata.

Vitalba Paesano: Interessata al web fin dal 1996, quando di Internet si occupavano solo gli ingegneri, sostiene da sempre l'importanza dell'interattività come misura di qualità di vita per il mondo senior. Per questo ha fondato www.grey-panthers.it, testata giornalistica online, ad aggiornamento quotidiano, dove tutto, articoli, rubriche, informazione, è a misura di over50
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