Al Franco Parenti, l’America torbida di Truman Capote
Massimo Sgorbani, autore di un’intensa attività drammaturgica, torna al Parenti, che ha prodotto cinque dei suoi spettacoli, tra cui “Le cose sottili nell’aria” diretto da Andrée Ruth Shammah, in un testo inedito con la regia di Emanuele Gamba. In un irriverente monologo Gianluca Ferrato interpreta la vita di Truman Capote, il cantore di un America torbida di cui ha narrato la brillantezza e le oscurità, il diritto alla felicità e la paura per lo sconosciuto, per chi minaccia la tua proprietà, ma anche per chi è comunque. irriducibilmente diverso. Gay, dandy,esibizionista, insomma eccessivo il Capote che da solo tiene la scena per un’ora e mezza, si rivolge ad una invisibile interlocutrice, Marilyn Monroe, sua carissima amica, anche lei segnata da un’infanzia difficile, lei stessa costretta a recitare un personaggio. Truman Capote si avventa contro il sogno americano facendolo a pezzi in un ritratto pruriginoso di un’America ipocrita e ingenua e lo fa nel solo modo possibile, riappropriandosi dell’unica identità che, a ben vedere, gli è stata realmente concessa: quella di intruso, di una presenza minacciosa. Un attacco a tutto tondo, a cui fa da sfondo però un’antica malinconia, una solitudine profonda e insuperabile e, come direbbe Pasolini, una “disperata vitalità“.
SALA ACOMEA – 7- 12 FEBBRAIO 2017 TRUMAN CAPOTE Questa cosa chiamata amore di Massimo Sgorbani con Gianluca Ferrato