POMPEI
Ville, templi, edifici pubblici e privati…la Pompei romana.
Molti tra voi avranno avuto il piacere di ripercorrerla, di gustarne ciò che rimane, di immaginarla a distanza di secoli, di respirarne mistero e fascino. Insieme partiremo per un viaggio virtuale, per riassaporarne la sua anima e l’antico splendore, dopo aver di recente assistito, dolenti, al suo sgretolamento in alcune sue parti.
LA SUA STORIA Le prime notizie su Pompei risalgono a quasi 3.000 anni fa, quando le genti italiche della Campania centro-meridionale – i meglio conosciuti Opici – scelsero, per insediarsi e stabilizzarsi, l’estremità di un’antica colata lavica protesa dalle pendici del Vesuvio al mare e cinta sui lati dal fiume Sarno: un luogo strategico per il fertile territorio, per le risorse idriche e perché naturalmente difeso e in altura; di questo antichissimo nucleo si conosce purtroppo pochissimo, ad oggi non ancora raggiunto dalle ricerche archeologiche.
E’ al più tardo VI secolo a.C. che si data, invece, la prima grande trasformazione del nucleo pompeiano: il pianoro viene cinto da un muro di fortificazione e la città abbellita dai primi e sontuosi edifici pubblici, tra cui il tempio di Apollo, e da un mercato nei pressi del fiume, futuro rivelante centro commerciale.
Vittima probabilmente, alla fine del V secolo a.C., dell’invasione della Campania ad opera dei Sanniti – popolo italico originario delle zone interne dell’Appennino abruzzese e molisano, spinto qui dalla presenza di pianure fertili -, sembra la città riesca tuttavia a mantenere intatta la sua struttura.
E’ infine con i Romani, a partire dal II secolo a.C., che Pompei acquista la significativa forma urbanistica che ci è consentito oggi ammirare in ciò che ne è sopravvissuto.
Abbellita con magnificenti edifici pubblici e privati, la città diviene con l’80 a.C. e sotto il dittatore Scilla, una vera e propria colonia romana, avviandosi alla sua ultima fase di vita e di grande sviluppo, interrotta questa nel 79 d.C. da una violenta pioggia di lapilli incandescenti proveniente dal vulcano Vesuvio che, cancellandone il suo aspetto originario, ne ha però consentito la straordinaria conservazione.
I SUOI MONUMENTI La celebre Pompei racchiudeva al suo interno lussuose e modeste abitazioni, officine e botteghe, accanto ad edifici pubblici per il culto, per gli spettacoli e per la vita civile.
LE CASE POMPEIANE La casa romana, luogo ove si trascorreva una consistente parte della vita quotidiana, rappresentava, per il proprietario, un mezzo di espressione del proprio status. Differenti e interessanti sono le tipologie di abitazione riscontrate a Pompei.
Queste tipologie di casa appartenevano generalmente ai ceti socialmente più abbienti, esempi sono la Casa del Fauno e la Casa dei Chirurgo.
Si è riscontrato poi, un genere di edilizia più popolare, diffuso per lo più nei settori orientali di Pompei. Si tratta di case a schiera, serie di isolati paralleli formati da abitazioni di dimensioni inferiori rispetto a quelle ad atrio, composte per metà da ambienti coperti concentrati intorno ad un luogo centrale – una sorta di piccolo atrio scoperto -, e per l’altra metà da un giardino, l’hortus.
La Villa dei Misteri fu costruita nel II secolo a.C., e racchiude sale dipinte e giardini pensili; come gran parte delle ville, presentava l’inversione del peristilio, costruito prima dell’atrio. La residenza deve il suo nome al fregio dipinto nel triclinio a sinistra dell’atrio che riproduce dieci scene con raffigurazione di riti misterici.
La Villa di Diomede, anch’essa costruita nel II secolo a.C., si presenta nell’aspetto molto simile alla Villa dei Misteri.
Parte importantissima dell’arredo dell’abitazione erano le pitture, esemplari nei loro differenti generi – i quattro “stili pompeiani“ che racchiudevano paesaggi, elementi architettonici o geometrici, figure umane -, che, oltre a decorare, definivano la funzione dell’ambiente.
GLI EDIFICI CIVILI Cuore politico e civile della città pompeiana, caratterizzato dalla presenza di edifici impiegati a fini politici, giudiziari, religiosi ed economici, era il Foro. Monumentalizzato nel II secolo a.C., ricopriva una superficie di 5.396 mq ed era pavimentato in lastre di tufo.
Il lato meridionale era custode della Basilica, una sorta di borsa valori ma anche luogo di vendita all’asta e al minuto e tribunale -, della sede del Senato locale, e della sede e degli archivi dei magistrati.
Simmetricamente agli edifici amministrativi, nella metà settentrionale, si collocavano i grandi mercati alimentari: il Macellum, il mercato del pesce e delle carni, e il Foro Olitario, adibito alla vendita di cereali e di legumi, che ospitava anche la Mensa Ponderaria, la tavola con le misure legali di peso e di capacità.
Importanti edifici pubblici, erano anche le terme, amate e molto frequentate dai cittadini romani. Vi erano le terme private, situate all’interno della case per l’igiene dei proprietari, e quelle pubbliche, collocate nei luoghi più frequentati della città, con settori separati per uomini e donne; in queste ultime, i cittadini potevano rilassarsi, regalandosi un bagno, concedendosi massaggi, svolgendo attività sportiva o interloquendo con altre persone.
Si ricordano le Terme Stabiane, le più antiche di Pompei, collocate sull’omonima strada, e le Terme del Foro, entrambe dotate dei tipici ambienti termali: lo spogliatoio – apodyterium -, un ambiente per il bagno freddo – frigidarium -, uno tiepido – tepidarium – e uno caldo – caldarium -.
GLI EDIFICI PER IL CULTO Gli edifici cultuali si concentravano nel settore sud-occidentale della città.
Antichissimi e primi luoghi di culto pompeiani, furono il Tempio di Apollo e il Tempio Dorico del Foro Triangolo.
Il tempio di Apollo, in origine area aperta con uno o più altari, assunse un primo aspetto templare nella prima metà del VI secolo a.C. – di questa fase si conservano solo una parte delle terrecotte dipinte che decoravano il tetto -, per acquisire poi in età sannitica la forma a noi visibile, sottoposta nel corso dei secoli a piccole modifiche o a continue cure.
Sempre nello stesso secolo, fu edificato anche un santuario dedicato a Minerva, composto da un tempio di ordine dorico ma con pianta di tipo italico, di fronte al quale furono costruiti un piccolo sacello, alcuni altari e scavato un pozzo; sottoposto a più ridecorazioni, l’edificio assunse con l’epoca augustea il suo aspetto monumentale, caratterizzandosi per un porticato lungo ben 200 metri e per un propylon all’ingresso.
Con la successiva urbanizzazione di Pompei, avvenuta nel II secolo a.C., furono costruiti alcuni nuovi santuari: sul Foro fu innalzato il Capitolium, tempio di tipo etrusco-italico dedicato alla triade Giove-Giunone-Minerva, di cui visibile è soltanto il podio, e, fuori dal centro della città, lungo la Via Stabiana, due santuari minori, dedicati l’uno alla divinità egizia Iside e l’altro a Giove Meilichio.
Nei secoli successivi, ulteriori edifici sacri furono edificati nella città, dedicati ora esclusivamente alla venerazione dell’imperatore: sulla piazza forense ne furono costruiti due, l’uno a spese di una sacerdotessa pubblica di nome Mammia, un tempio dedicato sembra al Genio dell’imperatore Ottaviano Augusto – di cui oggi si conserva solo una piccola parte -, l’altro, il tempio dei Lari Pubblici, che più che essere un tempio si presentava come un grande cortile circondato da nicchie ospitanti sculture che rappresentavano i membri della famiglia imperiale, mentre, presso via della Fortuna, fu edificato il tempio della Fortuna Augusta, il primo tempio di Pompei dedicato da un certo Marco Tullio alla venerazione dell’imperatore.
GLI EDIFICI PER GLI SPETTACOLI Adibiti a spettacoli di diversa natura, erano il Teatro Grande, l’Odeion e l’Anfiteatro.
Situato presso il Teatro Grande, vi era anche l’Odeion, una sorta di teatro piccolo e coperto – teatrum tectum -, di forma circolare, sottoposto anch’esso ad alcuni cambiamenti in età augustea, riservato a concerti, manifestazioni letterarie o a discorsi pubblici.
LE OFFICINE E LE BOTTEGHE Le officine e le botteghe, sparse qua e là nella città, presentavano in genere l’articolo prodotto o venduto sulla facciata, tramite un dipinto o una placca in argilla a rilievo. Tra le tante, vi erano “negozi” adibiti alla vendita dell’olio, vino e latte, fornai – i più numerosi -, botteghe di ciabattini e conciatori, officine di fabbri, muratori ed orefici, laboratori ove scultori e pittori esprimevano la loro arte, botteghe per la realizzazione di profumi e saponi, e “studi medici” per la visita dei pazienti. Diffuse lungo le strade, poi, erano le caupone e i termopili, sorti di taverne ed osterie per il consumo di cibo e bevande.
Contributo di Alice Cecchetti, archeologa