Dal 22 giugno, per cinque settimane, tornano nelle sale altrettanti cinque capolavori di Yasujiro Ozu (1903-63) restaurati e digitalizzati. Fotografia, colore e colonna sonora risplendono delle sfumature volute dal maestro del cinema intimista giapponese. Tanto ammirato da Wim Wenders che nel 1985 girò in suo onore Tokyo-Ga dicendo di lui: “Se nel nostro secolo c’è qualcosa come un tesoro sacro nel cinema, per me questo è il lavoro di Ozu” e aggiungendo: “Mai prima di lui e mai dopo di lui il cinema è stato così prossimo alla sua essenza e al suo scopo ultimo”. I film di Ozu mettono in scena principalmente storie familiari, dove i grandi eventi della storia sono solo evocati, al pari dei grandi cambiamenti sociali conosciuti dal suo paese soprattutto negli anni ’50 e ’60 del ‘900. Decenni ai quali appartengono i suoi film più importanti tra cui i cinque riproposti, nell’ordine: Viaggio a Tokyo, Fiori d’equinozio, Tardo autunno, Il gusto del sakè e Buon giorno. Ozu, in fondo, ha raccontato una sola storia e una sola città, Tokyo. In effetti le tematiche ricorrono, come l’ambiente urbano in cui si muovono i suoi personaggi. La sconfitta bellica, le tradizioni del Giappone feudale spazzate via nel giro di una sola generazione, le dinamiche familiari sono la falsariga di un costante scavo psicologico su personaggi portati più a celare che a manifestare i propri sentimenti.
Viaggio a Tokyo (1953) Visivamente raffinatissimo, è il titolo più famoso di Ozu. Un’anziana coppia compie un lungo viaggio dal paese in cui vive fino alla capitale per incontrare i figli, ormai grandi, che non vedono da tempo. Costoro però non hanno possibilità (né tanta voglia) di accogliere i genitori. L’unica a mostrarsi disponibile è la nuora, vedova, di un figlio disperso in guerra.
Fiori d’equinozio (1958) Ancora un dissidio generazionale e familiare. Genitori in ansia per trovare marito alle figlie ancora nubili oppure contrari alle scelte libere, secondo lo spirito dei nuovi tempi. Da notare la tavolozza dei rossi, specialmente negli interni, per il primo film a colori di Ozu.
Tardo autunno (1960) Film ironico, intriso di agrodolce malinconia. Tre vecchi amici, che in gioventù corteggiarono la stessa donna, ora che lei è vedova si danno da fare per aiutarla a trovare un buon partito per la figlia. Quest’ultima però non vuole lasciare sola la madre sicché gli attempati corteggiatori tornano in pista.
Il gusto del sakè (1962) Nella sua vita Ozu aveva fatto i conti con la dipendenza dall’alcol. È quindi con un pizzico di autobiografismo che affronta il tema attraverso il personaggio di un vecchio insegnante in pensione alcolizzato la cui figlia non si è mai sposata per prendersi cura di lui. È l’ultimo film girato da Ozu.
Buon giorno (1959) Commedia sulla frenesia della modernità. In un quartiere piccolo borghese tutti vogliono dotarsi dei nuovi elettrodomestici. Due ragazzini insistono perché i genitori acquistino un televisore, ma il padre è contrario. Inizia così, sottotraccia, una serrata battaglia tra generazioni. Il film è anche una riflessione sul linguaggio: che senso hanno le formule di cortesia? E il corpo, con il proprio modo di esprimersi, non è forse più efficace di tante cerimoniose infingardaggini?
A Milano i film di Ozu sono in cartellone nei cinema Anteo e Apollo ogni lunedì e mercoledì in versione originale sottotitolata. Per orari, sale e altre città consultare qui