Tina Modotti, la fotografia che racconta la libertà dei popoli

Il Palazzo Rovella a Rovigo propone la mostra “Tina Modotti. L’opera”, dedicata all’attività di una delle massime esponenti dell’arte fotografica di tutti i tempi e aperta al pubblico fino al 28 gennaio 2024

Tra le più grandi interpreti femminili dell’avanguardia artistica del secolo scorso, Tina Modotti espresse la sua idea di libertà attraverso la fotografia e l’impegno civile, diventando icona del paese che l’aveva accolta ma trascendendo ben presto i confini del Messico nella sua pur breve vita, per essere così riconosciuta sulla scena artistica mondiale. Ancora oggi Tina Modotti rimane il simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte è indissolubilmente legata all’impegno sociale.

In esposizione oltre 300 di fotografie, stampe originali ai sali d’argento degli anni Settanta realizzate a partire dai negativi di Tina Modotti, che Vittorio Vidali consegnò al fotografo Riccardo Toffoletti, il quale fu protagonista della sua riscoperta, oltre a lettere e documenti conservati dalla sorella Jolanda, e video per un racconto affascinante, che avvicinerà il pubblico a questo spirito libero, che attraversò miseria e fama, arte e impegno politico e sociale, arresti e persecuzioni, ma che suscitò anche un’ammirazione sconfinata per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo pensiero, e della sua libertà.

Tina Modotti e il racconto del Messico

Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini, abbreviata in Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942), fu una fotografa, attivista e attrice italiana. È considerata una delle più grandi fotografe dell’inizio del XX secolo, nonché una figura di grande fascino del movimento comunista e della fotografia mondiale. Le fotografie da lei scattate in Messico, dove si trasferì, illustrano la sua militanza politica, umana e politico-sociale. La sua creatività, espressa nei pochi anni che potrà dedicare alla fotografia, racconta pienamente uno spirito libero e anticonformista che anima il corpo di una bellezza mozzafiato, alla quale lei stessa assegnerà ben poca importanza. Vivrà negli Stati Uniti, in Messico, in Russia e in un’Europa degli anni ’30, profondamente divisa tra fascismo e antifascismo. Si impegnerà in prima linea per portare soccorso alle vittime civili di conflitti come la Guerra di Spagna, condividerà in questi stessi anni la propria vita con Vittorio Vidali e, al contrario del suo compagno, non potrà mai tornare alla sua amata terra natale (Udine) a causa delle sue attività antifasciste e di una morte prematura avvenuta nell’esilio messicano ad appena 46 anni, alla quale resero omaggio artisti come Picasso, Rafael Alberti e Pablo Neruda che le dedicò una celebre poesia.

La riscoperta di Tina Modotti

La sua riscoperta inizierà negli anni Settanta grazie a Vidali, che rientrato in Italia e divenuto poi senatore, inizierà a scrivere di Tina e a rendere pubblico il suo lascito artistico, forte anche di un interesse internazionale espresso dalla grande retrospettiva dedicata a Tina Modotti dal Moma di New York, tenutasi nel 1977 in cui furono esposte quaranta fotografie. Con la nascita del Comitato Tina Modotti e con l’apporto determinante di Vidali, si avvia la ricostruzione della collezione al tempo più esaustiva delle sue opere e dei documenti che riguardano la sua vita avventurosa. Il tema della Libertà in Tina Modotti è essenzialmente legato alla sua poliedrica personalità, e si sviluppa con una coerenza priva di compromessi nell’arco della sua intera esistenza, scandita da capitoli che hanno incrociato la storia politica del mondo nell’arco della sua pur breve esistenza. Poverissima e costretta ad emigrare Tina avrebbe potuto seguire la carriera di attrice, e sfruttare la sua bellezza per il facile ottenimento di agi economici. Ma la sua scelta di libertà la porta invece verso lo studio, e l’approfondimento delle sue innate doti artistiche, coltivate nel circolo delle frequentazioni del suo primo compagno – il pittore Robo – fino all’incontro con Edward Weston, fotografo non ancora celebre che la inizia alle tecniche fotografiche. Se Weston sarà il suo mentore, si deve a Tina la scelta di andare in Messico per condividere un rinascimento artistico che poggiava su basi sociali e culturali nella particolare fase post rivoluzionaria, nelle avanguardie estridentiste, nella frequentazione di pittori e poeti: da Frida Kahlo a Diego Rivera, da José Clemente Orozco a David Alfaro Siqueiros. Tina Modotti seguirà i primi passi di fotografi come Manuel Alvarez Bravo e la di lui moglie Lola, incrocerà la grande fotografa Imogen Cunningham, poeti e scrittori come David Herbert Lawrence e Mayakovsky, musicisti, un circolo di artisti sperimentali e liberi di cui Tina a Weston diverranno in breve tempo figure di spicco. Tina smetterà di essere attrice, ma non modella. Poserà per i grandi muralisti, vivrà nei primi anni messicani una libertà di pensiero totale che si rispecchierà nello stile di vita, nei suoi comportamenti e nei suoi amori. Ma soprattutto si affrancherà rapidamente dallo stile di Weston per affermare una sua arte, un suo modo di fotografare che nel tempo resterà unico e verrà immediatamente riconosciuto a livello internazionale.

Tina Modotti e l’impegno politico

Artista, sublime e impegnata, Tina non esiterà ad abbandonare l’arte per il crescente impegno nell’attivismo politico. A causa di questo verrà ingiustamente accusata di complicità nell’assassinio del suo compagno, il giornalista cubano Mella, e poi di aver preso parte all’attentato al presidente Messicano. Tina verrà cacciata dal Messico; gli Stati Uniti l’avrebbero nuovamente accolta se avesse rinunciato alle sue convinzioni politiche. Ma la sua libertà di pensiero e la sua coerenza spinta al limite del rischio della sua stessa incolumità le fecero declinare l’offerta. Iniziò così una fase da rifugiata politica che la portò in Germania, in Russia, e poi ad impegnarsi direttamente nella guerra di Spagna in soccorso delle vittime del conflitto, con particolare attenzione ai bambini. Al termine della guerra di Spagna Tina, affaticata nel corpo e nello spirito, verrà accolta nuovamente in Messico, dove vivrà nell’ombra i suoi ultimi anni accanto a Vittorio Vidali. Tina Modotti è oggi una fotografa che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia contemporanea. I suoi celebri scatti compongono le collezioni dei più importanti musei del mondo e la sua fama è planetaria, come dimostra il successo d’asta di uno dei suoi scatti presenti in mostra (Prospettiva con fili elettrici, 1925) il cui originale è stato battuto all’asta per oltre 616.000 euro (Phillips, de Pury & Luxembourg, New York, aprile 2019).

Dettagli della mostra

“Tina Modotti. L’opera” – fino al 28 gennaio 2024 

Palazzo Rovella, Rovigo

Orari: dal lunedì al venerdì: 09.00 – 19.00 – Sabato, domenica e festivi: 9.00 – 20.00

Biglietti: 10 euro – ridotto 9 euro per visitatori over 65

Informazioni: 0425 460093 – info@palazzoroverella.com

 

redazione grey-panthers:
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