In che modo è cambiata la nostra percezione del suono durante la pandemia? Può il suono generare uno spazio sociale e politico? Qual è la differenza tra ascoltare e sentire? Per dare risposte a queste domande, l’Istituto Svizzero propone a Roma fino al 30 gennaio la mostra collettiva “Do you hear us?” che esplora il concetto di suono nei suoi diversi aspetti.
“Partendo da queste domande, le opere presentate, alcune delle quali concepite appositamente per la mostra, si interrogano sul significato di silenzio, rumore e ascolto come potenti atti di resistenza. L’esperienza della pandemia ha cambiato la nostra percezione del mondo. Ripensando alle settimane del lockdown a Roma, ricordo in particolare la trasformazione dello spazio sonoro. La città divenne silente e, nel silenzio, iniziai d’improvviso a sentire altre cose: il gracchiare dei gabbiani affamati (che, come lessi, si cibano degli avanzi dei ristoranti delle città) e il rombo degli elicotteri della polizia sui tetti. Il silenzio, il rumore e l’ascolto hanno sempre una dimensione sociale e finanche politica. I suoni, sì, i rumori che ci circondano creano sempre un certo spazio sociale”, racconta la curatrice della mostra.
Azzittire qualcuno è un atto violento; al contempo, restare in silenzio può essere un gesto di resistenza, e l’ascolto può essere rivendicato come un’azione politica attiva che dà spazio a voci inascoltate, trascurate. “Sentire – scrive la compositrice Pauline Oliveros – è un qualcosa che avviene involontariamente, mentre ascoltare è un processo volontario che genera cultura attraverso la formazione e l’esperienza”. In italiano, il verbo ‘sentire’ si riferisce tanto ai suoni quanto alle emozioni. La mostra collettiva “Do you hear us?” all’Istituto Svizzero di Roma intende tracciare questi aspetti. Nel farlo, le opere artistiche, alcune create appositamente per la mostra altre già esistenti, esplorano un tema multi-stratificato. Artisti e artiste indagano l’ascolto delle voci e memorie migranti e il significato della musica e del canto in questo contesto, ci mostrano come il silenzio possa essere un potente e performativo atto di resistenza, invocano le radici dell’ascolto quale strategia politica attiva dei movimenti femministi degli anni sessanta e settanta, o ci ricordano quanto velocemente finiamo per trascurare talune voci nel rumore costante dei media sociali.
La mostra accoglie una serie di artisti internazionali: Mohamed Almusibli nato nel 1990, vive e lavora a Ginevra, CH; Pauline Boudry e Renate Lorenz che lavorano insieme a Berlino dal 2007; Miriam Cahn nata nel 1949, vive e lavora a Stampa, CH; Nina Emge nata nel 1995, vive e lavora a Berlino, DE e Zurigo, CH; Nastasia Meyrat nata nel 1991, vive e lavora a Losanna, CH; Dorian Sari nato nel 1989, vive e lavora a Basilea, CH; Hannah Weinberger nata nel 1988, vive e lavora a Basilea, CH.
“Do you hear us?” – fino al 30 Gennaio 2022
Roma, Istituto Svizzero Via Ludovisi 48
Orari: Mercoledì e Venerdì: H14:00-18:00 Giovedì: H14:00-20:00 Sabato e Domenica: H11:00-18:00
Prezzo: ingresso libero. Si ricorda che, nel rispetto delle disposizioni attualmente vigenti, è consentito esclusivamente ai soggetti con certificazione verde COVID-19 per vaccinazione o guarigione (Green Pass rafforzato). All’interno degli spazi è obbligatorio l’uso di mascherine Ffp2.
Informazioni: +39 06 420421 – roma@istitutosvizzero.it