La luce futurista di Alessandro Bruschetti in mostra a Brugherio
Brugherio, grazie al prezioso supporto garantito dalla famiglia Bruschetti, ha intrapreso un percorso con l’obiettivo di riscoprire e dare giusta valorizzazione alla ricerca estetica di Alessandro Bruschetti, nell’anniversario dei 110 anni dalla nascita e dei 40 anni dalla morte, avvenuta proprio a nella città brianzola. Nato a Perugia nel 1910, si distinse fin da giovanissimo quando a Roma fu notato da Filippo Tommaso Marinetti, per poi affermarsi come uno dei più apprezzati aeropittori futuristi. Nel secondo dopoguerra si trasferì in Brianza dove, tra Monza e Brugherio, proseguì la sua ricerca estetica indipendente e di grande attualità a cui diede il nome di purilumetria. L’ambizione della mostra“Alessandro Bruschetti- Alla ricerca della purezza della luce” è di presentare un artista di grande importanza sotto una nuova luce e dare rilevanza alla riscoperta di un periodo della sua produzione poco conosciuto, ma di notevole interesse. Il percorso espositivo si basa sulla ricostruzione temporale della carriera di Bruschetti, dai primi passi nel futurismo, passando per la continua ricerca estetica, fino alla maturità della sua proposta purilumetrica.
In apertura: “Aereo-autoritratto”- 1933 olio su tavola, cm 77×73 – collezione privata
Bruschetti fu un artista che seppe condurre con originalità una propria indagine sullo spazialismo, in grado di coniugare lo studio della luce con l’aspetto cosmico, l’elemento spirituale e la composizione geometrica e materica, da lui stesso definita purilumetria. La mostra è suddivisa in tre blocchi principali che raggruppano opere esemplificative dei momenti più importanti della sua ricerca estetica. La prima sezione è dedicata agli esordi futuristi dell’artista umbro. Qui sono esposte le principali opere che lo introdussero nel movimento marinettiano e gli permisero di diventare un costante protagonista delle esposizioni futuriste in Italia e nel mondo. Da segnalare è la tavola Dinamismo di cavalli del 1932, che convinse da subito Filippo Tommaso Marinetti, dietro segnalazione di Gerardo Dottori, a decretare senza indugi l’appartenenza a pieno titolo del ventiduenne Bruschetti al movimento. Esemplificativo del periodo futurista è l’Aereo-autoritratto del 1933, in cui l’artista concentra i principali elementi della sua personale interpretazione dell’arte: il movimento futurista dei cavalli e dell’aeropittura, la morbidezza del paesaggio collinare umbro, la pregevole capacità tecnica realista dell’autoritratto e lo studio della luce.
Proprio all’aeropittura è dedicata la seconda sezione, in cui le opere di Bruschetti sono messe a confronto con quelle di altri aeropittori, suddivise in due distinte correnti: le visioni aeroplaniche e l’idealismo cosmico. La differenza si basa sull’interpretazione che gli artisti diedero alla riflessione futurista sulla velocità e sulla tecnologia. Le visioni aeroplaniche si contraddistinguono per la grande attenzione al movimento e alle visioni dall’alto improntate al realismo. L’idealismo cosmico si concentrò sull’aspetto spirituale della ricerca artistica, passando dallo spazio esplorabile dell’atmosfera terrestre all’ancora inesplorabile infinito del cosmo. Nella prima parte della sua carriera Alessandro Bruschetti si dedicò alle visioni aeroplaniche, mentre, a partire dagli anni ’50, riscoprì l’idealismo cosmico approfondendo lo studio di forme, spazio e luce.
Si arriva così alla terza sezione, la più corposa della mostra, dedicata al periodo di maggiore originalità dell’artista umbro, ovvero alla nuova idea di arte che sviluppò in Brianza: la purilumetria. In questo blocco è presentato un corpus selezionato delle opere più rappresentative della corrente ideata da Bruschetti, con l’intento di ricostruire il percorso, finora poco esplorato, di evoluzione della ricerca sulla purezza della luce e della geometria, su cui l’artista si concentrò negli ultimi vent’anni della propria vita. Partendo dalla scomposizione della materia, operazione che aveva già sperimentato per esempio in Esplosione di un fiore del 1936, Bruschetti approfondisce la dimensione geometrica delle forme e sostituisce al movimento un’apparente staticità delle figure nello spazio. In alcune delle prime opere di questo periodo, come ad esempio Espansione luce gialla del 1963, emerge da subito l’importanza attribuita alla luce, che diventa protagonista dell’arte di Bruschetti. La propagazione della luce nello spazio, l’interazione con le forme e l’inserimento di elementi polimaterici sono aspetti peculiari delle opere di questo periodo. Certamente influenzato dalla corsa allo spazio, che raggiunse il suo culmine negli anni ’60, Bruschetti declina in senso spirituale la propria tendenza all’imponderabile e all’infinito, ben esemplificata nell’opera del 1976 Giudizio Universale.
“Alessandro Bruschetti, alla ricerca della purezza della luce” – fino al 4 dicembre