sceneggiatura Víctor Cruz lingue originali spagnolo, sardo, giapponese genere documentario prod Argentina/Ita 2019 durata 80 min.
Cercando tra le varie piattaforme che da mesi hanno sostituito le sale cinematografiche, nella debordante massa di sciocchezze che affolla la rete ogni tanto capita di imbattersi in qualche boccata di aria fresca ossia un film che, senza essere un capolavoro, esce dal seminato con intelligenza e inventiva. È il caso di questo documentario italoargentino che ci porta in tre delle cinque Zone Blu del pianeta per raccontarci alcune minime storie di vita vera. Con Zona Blu si designa un territorio poco esteso in cui, per ragioni ancora oggetto di ricerca, l’aspettativa di vita delle persone è di gran lunga superiore a quella di qualsiasi altro luogo della Terra. Attualmente le Zone Blu sono cinque: l’isola greca di Icaria, la comunità Avventista di Loma Linda, in California (Usa), l’isola giapponese di Kohama (Prefettura di Okinawa), la città di Nicoya in Costarica e i comuni della Barbagia nuorese, in Sardegna.
Il film si occupa di queste ultime tre riprendendo alcuni momenti delle giornate di Panchita (109 anni) e dei suoi figli Pablo (93) e Calixto (88), di Pachito (98) ancora fiero in sella alla sua Corazón, giumenta di 30 anni e dunque quasi sua coetanea, altrettanto fiera di essere ancora utile qualcosa. Perché il bello delle Zone Blu non è la pura longevità fisica, ma anche la lucidità mentale e l’assenza di patologie invalidanti che accompagnano il dorato tramonto di questi grandi vegliardi. Idem per Adolfo (92) che ogni mattina prima dell’alba alza la saracinesca del suo bar a Villagrande (Nu) o di Antonio (93) ancora in grado di accudire capre e maiali della sua fattoria. Per inciso nell’episodio sardo abbiamo anche il piacere di ascoltare qualche brano del Cantu a tenore, patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. Sull’isola di Kohama l’obiettivo della cinepresa segue con discrezione le giornate di Tomi (93), Haru (98) e della mascotte del paese Pikaryaa San (senza età). Le due donne fanno parte del complesso pop Kgb84, famoso in tutto il paese dove tiene lunghe tournée, ma per un lutto Tomi da qualche anno non frequenta più il gruppo il cui numero (84) rappresenta l’età media delle componenti. Tuttavia è venuto il momento anche per lei di riprendere dal cassetto il costume a strisce, la banda rossa per il capo e rimettersi in coro. Perché anche alla sua venerabile età la vita continua and the show must go on. Sulla piattaforma www.iorestoinsala.it
E allora perché vederlo?
Per non incorrere nel divieto di visione ai minori di 75 anni.
Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”.
Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.