Catania, seconda città della Sicilia, si distende ai piedi dell’Etna, il maggior vulcano d’Europa, ancora attivo. Ha origini antichissime e una storia molto movimentata: fondata dagli antichi greci nel 739 a.C., ha visto le dominazioni di romani, bizantini, arabi, normanni, aragonesi, spagnoli ed austriaci; in più, è stata distrutta ben sette volte da eruzioni vulcaniche e da due terremoti, di cui l’ultimo, disastroso, nel 1693. Questo drammatico sisma la rase la suolo e portò i cittadini, alle soglie del Settecento, ricostruire l’intero abitato in breve tempo, in forme barocche monumentali, sotto la guida di un nobile magistrato dell’epoca, Giuseppe Lanza Duca di Camastra.
La più spettacolare testimonianza di questo momento di rinascita è la piazza de Duomo, il cuore fisico e simbolico del centro storico di Catania, che è stato dichiarato nel 2002 patrimonio Unesco dell’umanità. Prima del sisma, sulla piazza sorgeva la cattedrale cittadina dedicata a Sant’Agata, fatta edificare dai Normanni nell’anno Mille: sui pochi resti superstiti (le absidi e il transetto), dopo il terremoto fu riedificata una chiesa dalle forme barocche, elegante e ornata di marmi, sia all’interno, sia sulla facciata, progettata dall’architetto Giovan Battista Vaccarini. Nella chiesa sono conservate le spoglie della martire cristiana Agata, patrona di Catania, a cui la città dedica una spettacolare festa popolare agli inizi di febbraio.
Al centro della piazza, proprio di fronte al Duomo, si erge la fontana più celebre della città, detta dell’elefante, sempre opera dell’architetto Vaccarini. Sulla base in marmo, con piccoli putti che versano acqua, è stato posizionata la scultura di un elefante in pietra lavica, di epoca tardo-romana (i catanesi lo chiamano familiarmente “liotru”, perché lo identificano con un misterioso mago Eliodoro di epoca bizantina), che sostiene un alto obelisco in granito, anch’esso di epoca romana, sulla cui cima svettano i simboli sacri di Sant’Agata. La fontana, dunque, racchiude in un’unica composizione la storia e i simboli sia pagani, sia cristiani, che raccontano l’anima antica di Catania. Sulla piazza, recentemente resa interamente pedonale e illuminata da centinaia di faretti, sfociano tre delle vie principali della città: via Garibaldi, corso Vittorio Emanuele e via Etnea; lo slargo diviene così passaggio obbligato per chi attraversa il centro e, a tutti gli effetti, è considerato dai catanesi il salotto buono della città. A
ccanto al Duomo, si trovano il museo diocesano (molto ricco, merita una visita, tel. 095.281635) e le antiche terme Achilliane, di epoca romana, situate nel sottosuolo; si può scendere (l’ingresso è sul lato destro della facciata del Duomo) e visitare un’ampia sala a volte con affreschi di cerimonie dedicate a Bacco, gaudente divinità romana.
Dopo aver ammirato i bei palazzi nobiliari che sulla piazza affacciano i loro prospetti, tutti in stile barocco, come il Municipio e il seminario dei Chierici, si oltrepassa la porta Uzeda, in direzione del mare, per dirigersi alla Pescheria, nelle vicine piazze Di Benedetto e Pardo: qui ogni mattina i pescherecci catanesi riversano cassette di splendidi pesci ancora guizzanti, catturati nelle limpide acque del Mediterraneo, pronti per essere acquistati dai ristoratori della zona e dai catanesi stessi, veri esperti di cucina di mare.