Ultimissime settimane per una serie di mostre assolutamente imperdibili che, iniziate nella scorsa primavera, si avviano alla chiusura. Si tratta di esposizioni che hanno goduto di un notevole successo di pubblico e di critica, rilevanti per qualità della proposta, ospitate in sedi che, per storia e bellezza, rappresentano un forte valore aggiunto alla visita.
Sino al 15 giugno, alla Reggia di Colorno, si può ammirare “Stile italiano. Arte e società 1900 – 1930”. La mostra è importante, ampia e con pezzi notevolissimi, in un contesto, la Reggia, che documenta i fasti di un’epoca in cui Parma era una delle più nobili capitali d’Europa. Tutto intorno il magnifico Parco, con il parterre all’italiana e il giardino romantico.
Il meglio assoluto dell’arte italiana tra le due guerre è riunito nella straordinaria esposizione intitolata “Novecento” allestita ai Musei di San Domenico a Forlì. La mostra è tra le più ammirate della stagione in Italia. Documenta, attingendo al meglio del meglio, l’arte italiana durante il Ventennio. Con l’arte, l’architettura, la moda, il costume, lo sport e gli altri aspetti della vita e della società dell’epoca. Stupisce il “contenitore”, il grandioso Monastero di San Domenico, recuperato a museo e sede espositiva dopo i bombardamenti che lo avevo ridotto ad una rovina. Tutto intorno una città che, in molte architetture, visualizza i temi della grande mostra.
Chiude il 16 giugno, a Ravenna, al Museo d’Arte della città, una mostra che affascina per il tema e per la qualità delle opere riunite a documentarlo: “Boderline. Artisti tra normalità e follia. Da Bosch a Dalì, dall’Art Brut a Basquiat”. E’ una mostra che “prende” il visitatore, lo intriga, lo porta ad esplorare i lati oscuri della psiche, che qui si dimostrano fertili per l’immaginazione artistica. Su ciò che offre al turista Ravenna non c’è necessità di soffermarsi, a cominciare dalla sede stessa della mostra, la Loggetta Lombardesca, capolavoro della storia universale dell’architettura.
E’ stata prorogata sino al 14 luglio invece la grande retrospettiva su Armando Pizzinato declinata “Nel segno dell’uomo” proposta a Pordenone all’interno della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea che proprio a lui è intitolata. La mostra conferma Pizzinato come uno dei grandi artisti europei del secolo appena concluso. Il contesto è quello di una elegante città friulana, notevole per le case affrescate e conosciuta per le proposte culturali che l’hanno fatta definire come la “Edimburgo italiana” per il numero e soprattutto per la qualità dei festival e delle manifestazioni che offre.
Affascinante, oltre che di elevatissima qualità, l’esposizione che propone Rovigo, in Palazzo Roverella: “Il successo italiano a Parigi negli anni dell’Impressionismo: la Maison Goupil”. Chi non riuscisse ad ammirarla a Rovigo potrà farlo a Bordeaux dove la mostra sarà riallestita dal prossimo 23 ottobre. Ammirati i capolavori di Boldini, De Nittis, Morelli, Michetti e dei cento artisti che i Goupil “lanciarono” in Europa e nel mondo, in Palazzo Roverella si possono ammirare i non meno importati capolavori patrimonio della Pinacoteca de Concordi. La stagione invita poi ad una passeggiata in città e ad una escursione naturalista nel dedalo di terra e acque che è il Delta del Po.
Dalla “Terra dei grandi orizzonti” ad una metropoli, Milano, dove alle Gallerie del Credito Valtellinese si può ammirare, sino al 29 giugno, una ampia retrospettiva su Dadamaino (1930 – 2004). La mostra conferma il ruolo assolutamente originale che questa donna seppe ritagliarsi nell’arte italiana del secondo Novecento. Un’epoca vitalissima di fermenti nuovi che Dadamaino interpretò e introdusse, con una forza che pochi altri artisti hanno saputo esprimere. Anche in questo caso, il contesto della mostra, è davvero notevole: si tratta dell’antico Refettorio delle Stelline. Usciti su Corso Magenta, non c’è che l’imbarazzo della scelta: nel raggio di una brevissima passeggiata si incontrano monumenti straordinari. Uno per tutti: Santa Maria delle Grazie con il Cenacolo di Leonardo.
E’ Patrimonio dell’Umanità il contesto delle successive due mostre propose in questo breve escurso: stiamo parlando di “Novecento mai visto. Opere dalle collezioni bresciane. Da De Chirico a Cattelan e oltre” e della parallela “Novecento mai visto. Capolavori dalla Daimler Art Collection. From Albers to Warhol to (Now)”. Ad ospitarle sino al 30 giugno, a Brescia, è il Monastero di Santa Giulia Museo della Città, contesto che da solo merita non una ma più visite: si passa dalle Domus romane a monumenti (e reperti) che riportano agli splendori dell’età longobarda e oltre, sino al grande Rinascimento. Quello di Santa Giulia, per il contesto oltre che per le opere, è fuor di dubbio uno ei più affascinanti musei al mondo. Anche la localizzazione è d’eccezione. Il museo è infatti nel cuore dell’area archeologico della Brixia romana. Com’è meravigliosamente testimoniato dal Capitolium appena riportato alla sua dignità di tempio. Le effigi degli antichi dei sono tornate dov’erano e a far rivivere cerimonie ed atmosfere antiche provvede una suggestiva installazione curata da Studio Azzurro.
Difficile non farsi affascinare anche dal contesto di un’altra mostra di successo di questa stagione. Il riferimento è alla Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Travesetolo, nel parmense. La Fondazione,sino al 30 giugno, ospita “Delvaux e il Surrealismo. Un enigma tra De Chirico, Magritte, Ernst, Man Ray”. La mostra è di quelle che riescono ad accontentare sia i “palati fini” che il pubblico meno avvertito, aspetto non di poco conto. Opere bellissime di un artista affascinante, che rinviano a confronti di grande suggestione. La villa dei Magnani Rocca, con il sontuoso parco popolato di pavoni bianchi, è immersa nella campagna ai piedi di colline “salvaguardate” da castelli e ville, il tutto nel cuore dell’area dei prosciutto e delle eccellenze alimentari di Parma. Il patrimonio della Villa è incredibile: si va da mobili e arredi unici al mondo ad una pinacoteca che vanta capolavori di Durer, Van Dick, Tiepolo, Canova, il più importante Goya conservato in Italia e poi Cezanne, Monet, Renoir, Braque, Morandi, De Pisis e il meglio dell’arte italiana del Novecento.
Infine una mostra a Treviso. La mostra è quella dedicata a Carmelo Zotti. E’ un universo intimo di figure, gesti, colloqui, lo spazio racchiuso nella cinquantina di opere di Zotti in mostra a Santa Caterina sino al 30 giugno. Il museo trevigiano, oltre che per la coinvolgente retrospettiva di Zotti, merita una visita per ciò che le sue sale espongono in termini di collezioni museali. Basti citare il celeberrimo ciclo dedicato alle Storie di Sant’Orsola, capolavoro di Tommaso da Modena e dell’arte medievale italiana o la sezione riservata ad una delle glorie trevigiane, Arturo Martini. Usciti ci si immerge nella “città d’acque”, in un ambiente urbano caratterizzato dal Sile e dall’infinito reticolo di canali su cui si specchiano architetture di rara eleganza.