Nel panorama dei viaggi di ampio respiro, ci sono anche itinerari originali e spesso unici, con percorsi culturali a valenza ambientale e etnografica negli angoli più remoti del pianeta. Questo accade in ogni continente, e in particolare in Africa ed Asia, dove è possibile incontrare alcune delle più interessanti ed integre minoranze etniche dei due continenti.
In Africa si inizia con il sud sahariano di Algeria e Marocco, dove tra pinnacoli di roccia, dune sensuali e villaggi fortificati di fango si possono incontrare i tuareg, i mitici uomini blu del Sahara, nomadi che vivono allevando nel deserto capre e cammelli. Nei villaggi fortificati di fango sulle montagne di Togo e Benin vivono i Tamberna ed i Somba, popolazioni che cacciano ancora con arco e frecce, mentre la gran parte della popolazione animista dei due paesi pratica il vudu, una religione che permea ogni momento della vita dei credenti. Più a sud lo sconosciuto arcipelago delle Bijagos, al largo della Guinea Bissau, oltre ad ospitare i rarissimi ippopotami marini offre popolazioni isolate che praticano riti ancestrali quali l’iniziazione, il culto degli spiriti protettori e danze con maschere zoomorfe. Nel Sahara orientale il nord del Sudan ospita nei deserti della Nubia gli ultimi nomadi intenti ad abbeverare le mandrie di capre e cammelli nei rari pozzi, con scene veramente bibliche. Il sud dell’Etiopia è rinomato per ospitare nella valle del fiume Omo un concentrato delle popolazioni più primitive del continente, pastori molti dei quasi vivono completamente nudi con il corpo ricoperto di cenere, mentre le donne Mursi hanno la bocca deformata per la presenza di piattelli labiali. Più ad est Etiopia e Djibouti si dividono l’arido deserto vulcanico e salino della Dancalia, dove i nomadi afar vivono staccando dal suolo grossi blocchi di sale, depositati da un antico mare. A concludere il continente con quel coacervo di etnie rappresentato dal Madagascar, dai pastori dell’interno con le loro mandrie di zebù fino ai pescatori nomadi Vezo con le loro velocissime canoe a bilanciere.
Dopo i pastori nomadi beduini dello scenografico Wadi Rum in Giordania, l’India offre un’incredibile varietà di etnie e di religioni, con ampia possibilità di scelta. Si può cominciare con il Punjab, la terra dei Sikh dagli enormi turbanti colorati, che ogni primavera si riuniscono per rievocare la loro movimentata storia. La massima concentrazione di pellegrini indù, parecchie decine di milioni (si considera costituisca la massima concentrazione di persone al mondo per una festa religiosa), avviene in occasione del Kumbh Mela, che quest’anno avrà come sede Haridwar, nello sconosciuto stato settentrionale dell’Uttaranchal (dove nasce il Gange) e durerà da gennaio ad aprile compresi.
Il mistico Laos presenza significative minoranze etniche nel Sud, sull’altopiano di Bolevan, mentre in Cambogia si trovano verso i confini con il Laos. Famose in Vietnam le minoranze cinesi sulle montagne del Nord, capaci di mantenere nel tempo le loro antiche tradizioni ed i peculiari stili di vita. Nelle provincie cinesi del Fujian e Guizhou un viaggio apposito per incontrare gli Hakka, che vivono in enormi edifici collettivi circolari di terra battuta, e i Miao, le cui donne indossano abiti tradizionali e complessi copricapi ricoperti da ornamenti d’argento.
Passando al continente americano, suggestivi i pueblos degli allevatori di vigogne nelle alte quote dell’Argentina, la visita della città di Salvador de Baia, l’anima nera e africana del Brasile, nonché villaggi e mercati andini e mesoamericani pieni di colori. E per concludere i Sami, gli allevatori di renne nella Lapponia finlandese, che si possono avvistare con escursioni in motoslitta oppure su slitte trainate dai cani.
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