Alto, biondo, grande fumatore, riservato e fedele difensore della sua privacy, Frederick Forsyth con milioni di lettori in tutto il mondo, è considerato uno dei grandi maestri della spy story. Nato il 25 agosto 1938 a Ashford nel Kent inglese, frequenta buone scuole e poi l’università di Granada in Spagna. Da sempre appassionato del volo, a soli 17 si arruola nella Royal Air Force e a 19 anni è pilota, ma il giornalismo è la sua vera vocazione come il viaggio e l’avventura (nel 1954 a 16 anni parte per l’Europa a bordo di una Vespa). Entrato prima nell’agenzia di stampa Reuters e poi nella BBC, Frederick vuole intraprendere la professione di corrispondente estero, non immaginando di diventare in breve tempo uno scrittore di fama internazionale.
I suoi viaggi a contatto per la drammatica situazione lasciata dal colonialismo, come realtà le guerre in Nigeria e in Biafra, saranno per lui fonte di ispirazione. In Francia nell’agosto del 1962 Charles De Gaulle, il presidente della Repubblica, sfugge per miracolo a un doppio attentato alle porte di Parigi. Colpito dall’episodio Frederic alcuni anni più tardi, il primo gennaio del 1970, senza soldi, senza lavoro e senza casa, in soli 35 giorni decide di scrivere un giallo con il proposito di guadagnare qualche sterlina velocemente. Nasce così la stesura di “Il giorno dello sciacallo”, il suo primo romanzo. Inizialmente diversi editori respingono il manoscritto, ma non Hutchinson di Londra, che con intuito lo giudica a ragione un potenziale best-seller e gli fa firmare un contratto per altri due libri, “Dossier Odessa” e “I mastini della guerra”.
Tra giornalismo e l’attività di scrittore si fa strada nella sua vita anche una nuova professione, quella dell’agente segreto, come ha confessato nell’ autobiografia intitolata “L’outsider, il romanzo della mia vita”, uscita nel 2015, che ripercorre la sua vita avventurosa. Negli anni Sessanta Frederic è avvicinato dai servizi segreti britannici che gli propongono di fornire informazioni sulla Nigeria, paese che lui conosce bene per le sue corrispondenze giornalistiche. Da vera spia scrive i suoi reports con inchiostro simpatico utilizzando i canali artigianali di comunicazione dell’epoca.
L’agente segreto “Freddy” rischia più volte di fare una brutta fine. A Berlino Est mentre sta cercando il materiale necessario al nuovo romanzo “I mastini della guerra”, sfugge più volte ai servizi segreti che gli danno la caccia. Le storie di fantasia tradotte nei suoi romanzi continuano ad essere ispirate alla realtà del mondo. Dopo “Il giorno dello sciacallo” uscito nel 1971, Frederick pubblica “Dossier Odessa”, un thriller incentrato su membri delle SS sfuggiti alla cattura e riunitisi in una organizzazione segreta e nel 1974 termina “I mastini della guerra”, un libro tratto dalle esperienze vissute nel Biafra. La sua fama di romanziere è al top. Venti milioni di persone leggono regolarmente i suoi libri che contengono anche previsioni (la caduta dello scià di Persia, l’embargo del grano degli Usa e la signora Thatcher a Downing Street) che si avverano puntualmente.
Nel 1984 Forsyth intervistato per Panorama da Silvia Del Pozzo in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo “Quarto protocollo”, afferma che nelle sue storie la realtà e la fiction si mischiano. “Di solito circa il 50 per cento è reale. Talvolta il 60, altre volte un po’ meno. Nel Quarto protocollo direi che il 50 per cento dei fatti descritti rispondono a verità. Nel senso che la loro esistenza può essere facilmente provata. L’altro 50 per cento me lo invento e poi sta a me amalgamare in modo convincente le due parti”. Il libro è incentrato sulla storia di una spia britannica che vive da anni in Unione Sovietica, un agente in pensione del Kgb. L’uomo è incaricato direttamente dal segretario del Pcus di organizzare un’azione destabilizzante contro il governo di Margaret Thatcher. Un fisico sovietico dovrà preparare un ordigno nucleare per farlo esplodere il giorno X, al fine di creare caos in Occidente.
Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001, lo scrittore, grande esperto di intelligence, afferma che il nemico degli apparati spionistici occidentali non è più il Kgb e che i nuovi agenti segreti devono essere reclutati tra i mussulmani che vivono all’estero, ma leali alla patria adottiva. Solo loro potranno infiltrarsi dentro i network islamici. Forsyth, con la sua solita scrittura semplice, limpida, avvincente, pubblica ancora “Il pugno di Dio”, 1994; “Icon”, 1996, “Il vendicatore”, 2013, “L’Afghano”, 2006, “Il Cobra”, 2010, “La lista nera”, 2013, quasi tutti grandi successi.
Frederick Forsyth e il cinema
Registi e produttori ovviamente fanno a gara per ottenere i diritti delle sue opere perfette per essere raccontate sullo schermo. Nel 1973 Fred Zinnemann firma “Il giorno dello sciacallo”, interpretato da Edward Fox, Michel Lonsdale, Alan Badel, Cyril Cusak, Delphine Seyrig, un film, come scrive Giuseppe Rausa nel Castoro Cinema dedicato a Zinnemann, “secco, coinciso nei singoli episodi, animato da un ritmo nervoso, ricco di azioni e di fatti, eppure senza alcuna concessione all’effetto plateale, scandito da ossessivi orologi”. La pellicola è ambientata in Francia nel 1963. Dopo il fallito attentato al generale De Gaulle, l’OAS (l’organizzazione francese di estrema destra) affida a un killer professionista, un inglese molto conosciuto per le sue azioni in America Latina, il compito di uccidere il generale. Il controspionaggio francese incarica il commissario di polizia Lebel di scoprire ed eliminare lo Sciacallo come si fa chiamare. Con la collaborazione di molte polizie europee, il poliziotto riuscirà all’ultimo momento a sventare l’attentato e ad uccidere il killer.
Grandissimo successo di pubblico, “Il giorno dello sciacallo”, ancora oggi è un film molto amato nei suoi numerosi passaggi sul piccolo schermo. Nel 1997 Michael-Caton Jones gira una sorta di remake intitolato “The Jackal”, liberamente ispirato al romanzo, con Bruce Willis, Richard Gere e Sidney Poitier. Nel 1974 il regista Ronald Neame firma Dossier Odessa, interpretato da Jon Voight, Maximillian Schell, Maria Schell, Derek Jacobi. La storia si svolge ad Amburgo nel 1963 e il protagonista è un giovane giornalista alle prime armi alla ricerca di uno scoop per rilanciare la sua carriera. L’occasione arriva quando la sera della morte del presidente americano John Kennedy, egli riesce ad impossessarsi di un diario di un povero ebreo suicida che contiene informazioni preziose sull’esistenza di Odessa, Organisation Der Eheemaligen SS-Angehörigen, un’organizzazione clandestina di nazisti ancora molto potenti.
Il film all’epoca è giudicato troppo fantascientifico dalla critica. Tullio Kezich scrive: “Le rocambolesche imprese del giornalista Jon Voight contro la mafia degli ex SS ci conducono alla scoperta di qualche ambiente inquietante (pensiamo all’assemblea dei reduci nella birreria: la scena migliore del film), ma per la maggior parte corrispondono alle regole di un meccanismo spettacolare che appare privo di giustificazioni plausibili”. Kezich però non poteva prevedere nel 1974 l’esplosione dei fenomeni legati all’estrema destra tedesca, i naziskin, che esploderanno soprattutto nella ex DDR dopo la caduta del Muro di Berlino.
Nel 1980 è John Irvin a dirigere “I mastini della guerra”, con Christopher Walken, Tom Berenger, Colin Blakely, ambientato in un paese africano governato da un feroce tiranno che verrà eliminato da un mercenario americano, ma solo al fine di poterlo sostituire con un nuovo dittatore. La pellicola non piace al pubblico e alla critica, ma nella realtà la vicenda (secondo il Dizionario Morandini) in qualche misura può essere simile a quella di Amin Dada, il despota dell’Uganda deposto nel 1979. Sette anni più tardi ecco sugli schermi una nuova pellicola tratta dal citato romanzo “Quarto protocollo” per la regia di John Mackenzie, con Michael Caine nei panni di John Preston, un agente del M15 che è sulle tracce di una spia sovietica di nome Valeri Petrofski (Pierce Brosnan) incaricata di provocare un’esplosione nucleare in una base militare americana in Gran Bretagna. L’azione criminale sarà sventata, ma si scoprirà che il piano era stato progettato dal direttore del M15 Sir Nigel Irvin insieme con il generale sovietico Karpov del Kgb.
Ancora nel 2005 Charles Martin Smith porta sul grande schermo il romanzo Icon con il titolo Icon- La sfida al potere all’ombra del Cremlino, la battaglia ingaggiata da un ex agente della CIA nella Russia del 1999 per sconfiggere un uomo politico di estrema destra che aspira a prendere il potere assoluto. Frederick Forsyth, lo scrittore da venti sterline a parola, insieme a Graham Greene, Ian Fleming, John Le Carré, Ken Follett, è uno degli esponenti più significativi della spy-story grazie anche al suo linguaggio semplice e alla portata di tutti. ”Più che uno scrittore – afferma lui stesso – credo di essere un tipo che sa raccontare delle storie. Insomma un reporter”.