Il ferimento durate la Prima Guerra mondiale segnerà la vita di Erich Maria Remarque per sempre. Nel 1929 pubblica “Niente di nuovo sul fronte occidentale”
Il 17 luglio 1917, spaventato, confuso, smarrito, il diciannovenne Erich Maria Remark, aggregato al 15° Reggimento di fanteria dell’Esercito imperiale tedesco, viene ferito al braccio destro e al collo, nella Francia nord-occidentale nei pressi di Verdun. Trasportato in un ospedale da campo, è poi rimpatriato in agosto e ricoverato in un’altra struttura per completare le cure, prima di tornare in servizio dopo la convalescenza. Nel novembre 1918 è smobilitato e poi definitivamente congedato. Questa esperienza vissuta con la divisa segnerà la sua vita per sempre.
Nato il 22 giugno 1898, figlio di genitori cattolici, Remark (che cambierà il suo cognome in Remarque), dopo la guerra lavora come bibliotecario, insegnante e giornalista. La scrittura è la sua grande passione e nel 1929, dopo anni di rifiuti da parte degli editori spaventati dalla crudezza del testo e dalla mancanza di una visione eroica, può vedere finalmente pubblicata quella che sarà la sua opera letteraria più famosa nel mondo, Niente di nuovo sul fronte occidentale. Il romanzo, dal forte messaggio pacifista, diviene in breve tempo uno dei primi best- seller del Novecento, accusato però di disfattismo e di antipatriottismo dai conservatori e dai nazionalsocialisti. Lo scrittore diventa così oggetto di una furiosa campagna diffamatoria (è un ebreo e un imboscato che non ha mai fatto la guerra, si dice di lui) e nel 1938 gli viene tolta perfino la cittadinanza tedesca.
Erich è così costretto a fuggire esule in Svizzera poco prima dell’avvento di Hitler al potere in Germania e le copie del suo libro messo al bando, sono bruciate dai nazisti inferociti.
Erich Maria Remarque e la carriera da scrittore
Nel 1936 il romanziere scrive Tre camerati, storia di un reduce di guerra che trova conforto in due ex commilitoni nel rivivere le terribili esperienze del fronte. Nel 1939 si trasferisce negli Stati Uniti d’ America con Ilsa Jeanne Zambona, la sua prima moglie e nel 1947 la coppia assume la cittadinanza statunitense. Altri suoi lavori letterari sono Ama il prossimo tuo del 1941, le vicende di diversi immigrati che hanno abbandonato la Germania dopo l’avvento del nazismo; Arco di trionfo, 1947, la tormentata vicenda sentimentale tra un medico polacco fuggito clandestinamente a Parigi poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale e una ragazza infelice; Tempo di vivere, tempo di morire, 1954, protagonista un soldato tedesco che rientra sul fronte sovietico dopo una licenza in Germania, pieno di dubbi e di smarrimenti ideologici; La notte di Lisbona, 1963, un commovente romanzo d’amore e una riflessione sulla tirannia e infine Ombre in paradiso, 1971, pubblicato postumo e dedicato ancora al doloroso tema dell’esilio.
Remarque, che avrà una relazione amorosa complicata con la diva Marlene Dietrich, nel 1958 sposa in seconde nozze l’attrice Paulette Goddard. I due si trasferiscono in Svizzera, dove lo scrittore muore ad Ascona il 25 settembre 1970 a 72 anni.
Erich Maria Remarque e il cinema
I suoi libri ispirati ad ideali pacifisti amatissimi in tutto il mondo, hanno sempre attratto il cinema, a cominciare dal suo capolavoro All’ovest niente di nuovo, che già nel 1930, un ano dopo l’uscita del romanzo, viene trasportato sul grande schermo dal regista Lewis Milestone e prodotto da Carl Laemmle jr., figlio di un celebre tycoon di Hollywood. La pellicola è girata nelle due versioni, muta e sonora (il cinema parlato non ha ancora convinto pienamente una parte dell’industria cinematografica americana). Milestone, insieme al suo amico Del Andrews, riscrive la prima sceneggiatura di Maxwell Anderson rendendola più simile al testo originale, scegliendo Louis Wolheim per il ruolo del vecchio soldato che protegge i giovani liceali inviati al fronte senza nessuna esperienza. Direttore dei dialoghi è George Cukor e protagonista del film è Lew Ayres, attore la cui carriera hollywoodiana non sarà felice per la sua decisione di dichiararsi obiettore di coscienza dopo l’attacco di Pearl Harbor del dicembre 1941 che segna l’inizio dell’arruolamento dei giovani americani.
La storia di “Niente di nuovo sul fronte occidentale”
La vicenda di alcuni giovani allievi di un villaggio tedesco del 1916, convinti dal loro professore (“un ometto severo, vestito di grigio, con muso da topo” come lo descrive Remarque), ad arruolarsi come volontari in guerra, commuove il grande pubblico americano. I ragazzi, addestrati da un veterano, sono mandati al macello e solo uno, Paul Baumer dopo essere rimasto traumatizzato nell’aver ucciso un giovane soldato francese, torna a casa in licenza, ma avverte subito un mondo a lui estraneo. Tornato in trincea, il soldato verrà ucciso da una fucilata, mentre si sporge per tentare di prendere una farfalla.
All’ovest niente di nuovo, premiato come miglior film e come migliore regia, ottiene un successo planetario. La reazione della destra più feroce non si fa attendere. Nel dicembre 1930 a Berlino in un cinema i nazisti, cappeggiati dallo scrittore Arnolt Brenner, disturbano la proiezione lanciando topi bianchi in platea. Poi la censura toglie la pellicola dalla programmazione e il pubblico tedesco la potrà vedere solamente nel 1956.
Molti anni dopo, nel 1979, il regista statunitense Delbert Mann con grande coraggio gira una nuova versione per la televisione, dandole il titolo originale del libro, Niente di nuovo sul fronte occidentale, avvalendosi di un cast di prim’ordine, con mezzi tecnici notevoli. Gli esterni sono girati in Cecoslovacchia per ovvi motivi di ambientazione, essendo più disponibili i luoghi reali della vicenda, ormai completamente trasformati.
Tra gli interpreti, oltre a Richard Thomas nei panni di Paul Baumer, vi sono Ian Holm, attore britannico di razza, nel ruolo del sadico e vigliacco caporale Himmlesoss, mentre Donald Pleasence è l’insegnante fanatico Kantorek. Su tutti spicca il leggendario Ernest Borgnine, il veterano Katzinski, un anziano ciabattino nella vita civile, che insegna alle reclute intimorite i rudimenti della sopravvivenza (“Scordate tutto quello che avete imparato in caserma, non serve nulla-li ammonisce- state sempre vicino a me e fate solo quello che faccio io”).
Il successo del film
Il film colpisce per alcune sequenze drammatiche, come il massacro dei cavalli colpiti dalle bombe nemiche, mentre un soldato con le lacrime agli occhi grida “no, i cavalli no- urla disperato e con le lacrime agli occhi, un soldato terrorizzato- loro non hanno fatto niente, non c’entrano con la guerra”. In un’altra sequenza vediamo dei camion dai quali vengono scaricate una grande quantità di bare davanti ai soldati appena arrivati dal fronte, segno inequivocabile dell’imminenza di un attacco particolarmente sanguinoso che avrà molti caduti. Un’immagine simile a quella di Platton di Oliver Stone del 1986, con le giovani reclute americane appena sbarcate sul suolo vietnamita da un aereo, costrette a guardare le salme dei loro commilitoni uccisi e avvolti in sacchi di plastica, pronte a ritornare in patria.
Nel 1938 tocca a Frank Borzage dirigere Tre camerati, interpretato da Robert Taylor, Margaret Sullivan, Franchot Tone e Robert Young, con la sceneggiatura di Francis Scott Fitzgerald ed Edward E. Paramore. La produzione del film sarà piuttosto travagliata per una furiosa polemica tra Remarque e il produttore Joseph L. Mankiewicz, a causa delle posizioni politiche dei dirigenti della MGM, all’epoca non ancora cosci del pericolo costituito dal regime hitleriano in Europa e soprattutto preoccupati di non poter distribuire il film nei mercati cinematografici già controllati dal nazismo. Infatti Tre camerati sarà regolarmente proibito in Germania, Austria e Italia.
Nuovi adattamenti cinematografici
Nel 1941 un altro romanzo di Remarque, Ama il prossimo tuo, adattato per il grande schermo da John Cromwell, con un cast imponente formato da Fredric March, Margaret Sullivan, Glenn Ford, il mitico Eric von Stroheim e Frances Dee, uscirà con il titolo Così finisce la notte. Il film, che racconta la storia di un ufficiale tedesco in fuga dal suo paese per non servire il nazismo, accompagnato da due giovani ebrei slovacchi, è considerato dalla critica come uno degli prodotti cinematografici migliori realizzati a Hollywood durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1947 André De Toth firma Orchidea bianca, una pellicola tratta da un racconto di Remarque, sceneggiato da Ladislas Fodor e Harry Brown, con Barbara Stanwyck, David Niven, Richard Conte, protagonista una pianista malata di tbc ricoverata in una clinica svizzera che è convinta di avere ancora poco tempo da vivere. Sedotta da un giocatore d’azzardo, lo segue nelle sue avventure, ma poi ritorna in clinica per continuare le cure assistita dal medico, che è innamorato di lei.
Nel 1948 esce nelle sale Arco di trionfo, ancora per la regia di Lewis Milestone. Nella Parigi, che sta per essere occupata dai nazisti, un medico polacco antifascista (Charles Boyer) sfuggito dal regime nazista, si innamora di una giovane donna dal passato oscuro (Ingrid Bergman). Poi incontra il suo aguzzino, un ufficiale della Gestapo (Charles Laughton) e l’uccide. La pellicola, un melodramma a sfondo politico, è un fiasco colossale anche per colpa della censura che toglie alcuni minuti del montaggio nei quali risulta evidente il mestiere praticato dalla donna, rendendo così più incomprensibile la trama.
Nel ’58 è Douglas Sirk a dirigere Tempo di vivere, con John Gavin, nei panni del soldato tedesco Ernst Graeber, che dal fronte russo torna in licenza nella sua città natale semidistrutta dai bombardamenti. Il regista, specialista del melodramma, riesce a ricreare perfettamente il clima di una Germania sconvolta dalla guerra. Lo scrittore si concede un cammeo, interpretando il ruolo del professor Pohlmann, un ex insegnante caduto in disgrazia e controllato dalla Gestapo.
Nel 1977 è ancora Sidney Pollack a firmare Un attimo, una vita, dal romanzo Il cielo non ha preferenze,scritto nel 1961. Un giovane pilota americano di Formula 1 (Al Pacino), conosce in una clinica svizzera una giovane donna italiana, Liliana Morelli (Marthe Keller), affetta da una grave malattia e la porta con la sua auto in Italia. Nasce un amore che presto finirà con la morte della ragazza. Erich Maria Remarque, a differenza di molti suoi colleghi letterati, ha avuto un buon rapporto con il cinema e le sue opere sono state quasi sempre tradotte in versioni filmiche di notevole qualità.
Il messaggio profondamente pacifista e democratico presente nei suoi romanzi è stato raccontato con coerenza anche sul grande schermo.