titolo orig. id. sceneggiatura Sally Potter cast Timothy Spall (Bill) Kristin Scott Thomas (Janet) Patricia Clarkson (April) Bruno Ganz (Gottfried) Cherry Jones (Martha) Emily Mortimer (Jinny) Cillian Murphy (Tom) genere commedia prod GB 2017 durata 68 min.
Il ricevimento del titolo è quello riservato a pochi intimi amici chiamati a casa di Janet per festeggiare un suo avanzamento nella carriera politica. Perché se è vero che in inglese “party” significa festa, è vero che significa anche partito. Dunque ad alzare i calici con la padrona di casa ci sono April e Gottfried, coppia âgé perennemente in crisi, con lei perennemente delusa dalla vita e dai rapporti umani e lui perennemente immerso nelle discipline orientali che dovrebbero dargli una pace interiore, in realtà solo apparente. Arrivano poi Martha e Jinny, coppia “omo” con una bella differenza d’età. La prima, femminista sfegatata ed ex sessantottina, la seconda sua discepola e compagna in attesa di tre gemelli, ovviamente “in vitro”. Infine, due uomini completano il mazzo: il vecchio e bolso Bill, marito di Janet, affezionato alla bottiglia e alla musica dei favolosi ‘70, e il giovane broker Tom, perennemente agitato e ancor più affezionato alle strisce di “neve”. A completare le quadriglie è attesa Marianne, moglie di Tom e, a quanto si scoprirà, amante di Bill.
Come si è sicuramente già capito, siamo dalle parti dei piccoli indiani di Christiana memoria ovvero di tanto di quel cinema british che all’interno di un luogo chiuso mette in mostra, con lo sviluppo della trama, le trame inconfessabili della vita di ciascun personaggio e i relativi intrecci che legano a filo doppio le rispettive esistenze. Con pochi sapori e molti dissapori. Non per nulla la regista delimita il suo territorio narrativo non solo spazialmente con il salotto, la cucina, il bagno e il giardino della casa di Janet, ma anche temporalmente con un unico, ininterrotto flash back tra la prima e l’ultima inquadratura: il battente a protome leonina sulla porta di casa che Janet apre brandendo una pistola.
Girato in un morbido e accattivante (per quanto stilisticamente incomprensibile) bianco e nero, la “festa di partito” di Janet si srotola bene dal principio alla fine sia pur con un avvio un po’ stentato, ma con un crescendo finale davvero notevole. Con il determinante apporto di attori-complici perfettamente calati nei rispettivi ruoli.
E allora perché vederlo?
Perché l’umorismo, come lo fanno gli inglesi (e le registe inglesi), non lo fa nessun altro. E meno male.