“Il silenzio grande” è il kammerspiel di Alessandro Gassmann, tutto girato all’interno di un luogo chiuso. In questo caso, come da commedia di de Filippo, si tratta di una villa sul Golfo di Napoli
Per trovare un possibile antecedente a questo film non occorre scomodare The Others (2001) di Alejandro Amenábar. Basta scavare più vicino a noi quanto a contesto anche se un po’ più indietro nel tempo. Precisamente a Questi fantasmi (1967) di Renato Castellani (uno dei principi della commedia all’italiana) interpretato da Sofia Loren e da papà Gassman, il Vittorio nazionale. Sfondo partenopeo in entrambi i casi. Da un testo teatrale, ampiamente rimaneggiato, di Eduardo De Filippo nel caso di Gassman senior, ambientazione, guarda caso, negli anni ‘60 per Gassmann jr. Non entriamo nei dettagli per non svelare più di tanto la trama, ma il concetto è chiaro: si vive un po’ al di qua e un po’ al di là della sottile linea d’ombra che separa il passato dal presente e il presente dal futuro. Con tutti gli intrecci del caso. Intrecci squisitamente domestici: marito e moglie, padre e figli, domestica inclusa. E si perdoni il bisticcio che rimanda all’intramontabile «La serva serve» del principe della risata (Totò).
Il kammerspiel di Gassmann jr.
Detto questo va dato atto al Gassmann di seconda generazione di aver costruito un bell’intreccio, ottimamente spalleggiato da un gruppo di interpreti affiatato e coeso. Resta qualche perplessità sulle “visioni” a scena aperta, che puzzano un po’ di analfabetismo cinematografico di ritorno, e dell’ormai stucchevole spezzamento di lance a pro del mondo gay. Niente da dire in sé, visto il secolare ostracismo (quando non persecuzione) subito dagli omosessuali, ma che ormai ogni film, per essere politicamente corretto, debba mettere in scena un coming out, ci sembra quanto meno un po’ forzato. Trattandosi di un kammerspiel, ossia di un film girato interamente all’interno di un luogo chiuso, sia pur molto ampio come può esserlo una villa con parco e vista sul Golfo di Napoli, la verbosità è in agguato e, anche qui, Gassmann jr. non sempre è stato bravo a scansare l’ostacolo. Il bilancio generale del film, tuttavia, è ampiamente positivo, incluso il “colpo di scena” finale che, se si osserva con molta attenzione la sequenza di apertura senza farsi distrarre dai titoli di testa, era già iscritto in quelle immagini. Piccola chiosa sul perché della doppia grafia del cognome per Vittorio e Alessandro. Figlio di un ingegnere tedesco, anche il Gassman di Vittorio dovrebbe avere due enne, ma la vulgata ne ha sempre usata una sola e dunque una sia. In ossequio alla saga familiare, Alessandro ha invece voluto riportare le cose alle origini e perciò, nel suo caso, siano due.
E allora perché vederlo?
Per riflettere, senza troppi patemi, ma con con garbo e ironia, sulla fragilità della vita.
Dettagli del film
sceneggiatura Alessandro Gassmann, Maurizio De Giovanni, Andrea Ozza cast Massimiliano Gallo (Valerio Primic) Margherita Buy (Rose Primic) Antonia Fotaras (Adele Primic) Emanuele Linfatti (Alessandro Primic) Marina Confalone (Bettina) Roberto De Francesco (Luca) genere commedia prod Italia 2021 durata 103 min.