tit. orig. Qahremān sceneggiatura Asghar Farhadi cast Amir Jadidi (Rahim Soltani) Mohsen Tanabandeh (Braham) Fereshteh Sadr Orafaie (Radmehr) Sarina Farhadi (Nazanin) Sahar Goldust (Farkhondeh) Ehsan Goodarsi (Nade Alì) genere drammatico lingua orig farsi (persiano) prod Iran, Fr, 2021 durata 122 min.
Nel coro unanime di elogi, incensature e premi che hanno accolto questo film c’è stata anche una voce che l’ha paragonato a Ladri di biciclette (1948). Paragone peregrino, verrebbe da dire. Ispirato sicuramente al fatto che sia in questo film che nell’altro si tratta di un papà e del suo marmocchio, ma l’analogia finisce qui e, sinceramente, sembra un po’ pochino per costruirci sopra un discorso critico. Inoltre, coi tempi che corrono, si ha l’impressione che dalle nostri parti (cioè in Europa) basta che un film sia targato Iran per ottenere ovazioni e red carpet. Premessa un po’ menosa per dire che Un eroe è certamente un buon film, che ci spalanca una piccola, interessante, finestra su quel pianeta alieno che è la repubblica islamica khomeinista, ma non certamente il capolavoro che qualcuno ha spacciato né, tanto meno, l’aggiornamento al XXI secolo di un capolavoro irraggiungibile come il film neorealista di De Sica-Zavattini.
Rahim Soltani è in galera per un debito non pagato e nei pochi giorni di permesso che ha ottenuto vorrebbe mettere le cose a posto per evitare di tornare dietro le sbarre. Nel tentativo di aiutarlo si muovono la sorella con il cognato e la donna che lo ama. Il creditore, fratello della prima moglie, però non molla e una serie di circostanze all’apparenza fortunate che lo portano alla ribalta come “eroe” del quotidiano gli si ritorcono contro con l’inesorabilità del Fato di una tragedia greca. Tanto da trasformarlo in reietto.
La cosa più interessante del film di Farhadi, veicolata attraverso questa storia così minimale, è a nostro parere l’obbligo che impone allo spettatore di entrare nella mentalità della gente comune del paese mediorientale per comprendere i meccanismi psicologici e sociali che muovono le inconsapevoli pedine schierate sulla scacchiera della vita. A cominciare dai responsabili dell’istituto carcerario (e sappiamo quanto sia facile finire dietro le sbarre in un regime totalitario) per passare ai membri del comitato che lo premiano e raccolgono fondi per lui per finire con i funzionari del comune che vogliono verificare minutamente le circostanze che l’hanno portato alla ribalta. Molto istruttivi a questo stesso scopo anche i numerosi siparietti familiari in casa del cognato, nel negozio del creditore e nell’appartamento che la sua nuova fidanzata condivide con altri familiari. Ottima la scelta degli attori (ovviamente sconosciuti da noi) con in testa Amir Jadidi e il suo perenne “sguardo da cane bastonato” (citazione letterale) capace di attirare istintivamente simpatia.
E allora perché vederlo?
Per capire meglio quello che i telegiornali ci stanno raccontando in questi ultimi tempi da Teheran.
DVD selezionati da Riccardo E. Zanzi, recensione di Auro Bernardi