C’mon c’mon è un film minimalista. Con un Joaquin Phoenix che diventa campione mondiale di camaleontismo, prima dote degli attori di classe
Siamo di fronte a un film minimalista che più minimal non si può. A cominciare dalla fotografia in bianco e nero per finire con la recitazione di tutto il cast. Phoenix in testa. Fatto rimarcabile in quanto il Gioacchino Fenice ci ha abituato da quel dì a personaggetti un po’ sopra le righe: dall’imperatore Commodo del Gladiatore al Joe di A Beautiful Day al Joker dell’omonima baracconata al recente Napoleon. In C’mon c’mon invece diventa il campione mondiale di understatement. Complimenti al camaleontismo, prima dote degli attori di classe. Minimissima anche la storia (errore blu di grammatica perché minimo è già un superlativo assoluto, ma quando ce vo’, ce vo’, come dicono a Oxford).
Johnny lavora per una radio di New York intervistando ragazzini in giro per gli States. Strane interviste, nel senso che domanda a marmocchi e adolescenti come vedono loro stessi e il loro futuro. Argomento interessantissimo, ma stentiamo a credere che abbia un qualche rilievo per sponsor e inserzionisti pubblicitari in un Paese che si regge tutto e soltanto sul dio dollaro. Ma tant’è: le risposte sono tra le cose più interessanti del film anche se non abbiamo idea se derivino da effettivi dialoghi o siano una pensata di Mr Mills, sceneggiatore e regista. Ma torniamo a Johnny. Mentre si trova a Detroit (Midwest) riceve una telefonata dalla sorella Viv che vive a Los Angeles e con cui è in rapporti burrascosi. La donna gli chiede di occuparsi per qualche tempo del figlio Jesse, 9 anni, in quanto lei deve badare al marito, ricoverato d’urgenza. Comincia così una strana odissea di zio e nipote nelle stanze d’albergo di mezzo paese perché l’assenza di Viv si protrae ben oltre il previsto e Johnny deve comunque continuare il proprio lavoro.
Nel frattempo apprendiamo da brevi flashback che i dissapori tra fratello e sorella risalgono e sono dovuti al ricovero della madre in una clinica per malattie degenerative e osserviamo anche le incursioni di Jesse nella vita privata di Johnny e nel suo lavoro in quanto quest’ultimo gli insegna a manipolare la sua attrezzatura di ripresa del suono. Tra alti e bassi la faccenda va per le lunghe finché Viv riesce finalmente a riprendersi il ragazzino, a New Orleans, quando il marito torna a casa dall’ospedale.
C’mon c’mon, film minimalista
Come si conviene al minimalismo dell’opera, sono proprio i dettagli a dare significato all’insieme. Dagli svolazzi dei droni sugli skyline delle città toccate dai protagonisti, tutte mestamente uguali nella loro postmodernità, all’autoanalisi di Johnny allo sguardo sull’american way of life oggi più che mai in crisi. E anche lo sguardo sulla fascia più green della popolazione di un Paese che ha i concorsi di bellezza per le bambine e un terzo dei giovani tra i 3 e i 19 anni obeso o sovrappeso. Che ha regole rigidissime, al limite della paranoia, per la tutela dell’infanzia e in cui si vendono spazzolini da denti parlanti che incentivano all’uso. Giusto il commento dello zio che nega (momentaneamente) l’acquisto: “Avrai bisogno di stimoli per fare tutto”. Perché Jesse è un bambino speciale. I genitori sono colti (la colonna sonora è la musica classica amata dal padre), la sua dieta rigorosa, le sue letture selezionatissime. Tanto da fare il contrappunto alla sua odissea: il sempreverde Mago di Oz e Il bambino stella di Claire Nivola, solo per citarne un paio. Morale? “I bambini pensano liberamente, gli adulti in uno spazio ristretto” si sente in un’intervista sui titoli di coda. Mentre la filosofia di Jesse si condensa nel monosillabo del titolo: “Se pensi al futuro, devi solo camminate, camminare, camminare… (c’mon, c’mon, c’mon…)”.
E allora perché vedere C’mon c’mon
Perché come dice Viv a un certo punto: “Nessuno sa mai cosa fare con i figli”.
Dettagli del film C’mon c’mon
titolo orig. idem sceneggiatura Mike Mills cast Joaquin Phoenix (Johnny) Gaby Hoffmann (Viv) Woody Norman (Jesse) Scoot McNairy (Paul) Molly Webster (Roxane) Deborah Strang (Carol) Sunni Patterson (Sunni) genere drammatico lingua orig. inglese prod. Usa 2021 durata 105 min.