sceneggiatura Anthony McCarten cast Rami Malek (Farrokh Bulsara-Freddie Mercury) Lucy Boynton (Mary Austin) Gwilym Lee (Brian May) Ben Hardy (Roger Taylor) Joseph Mazzello (John Deacon) Aidan Gillen (John Reid) Tom Hollander (Jim “Miami” Beach) Mike Myers (Ray Foster) Allen Leech (Paul Prenter) Aaron McCusker (Jim Hutton) genere drammatico prod Usa, Gb 2018 durata 134 min.
Nel medioevo si scrivevano le agiografi di santi e martiri: testi in gran parte di fantasia che contenevano il racconto della vita, la morte e, soprattutto, i miracoli compiuti dai più illustri campioni della fede. A edificazione e ammaestramento del volgo. Oggi, che non si scrivono più a penna d’oca le agiografie di beati e canonizzati, si scrivono con la cinepresa le agiografie di rocckettari e popostar. Meglio se dalla vita tormentata e travagliata, magari morti in età ancora verde. Cambiano i soggetti e i mezzi di comunicazione, identico è l’intento celebrativo. Celebrativo e acritico, appunto. Perché i nuovi eroi dell’ugola sono comunque dei predestinati. Il loro scopo nella vita è diventare quello che i fan adoranti si aspettano e il
resto è puramente accessorio. Mai un’esitazione, un pentimento, una resipiscenza. Dritti alla meta: il destino è scritto da sempre e per sempre. Come nei raccontini della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine (1228-1298). Per venire al film di Singer (nomen omen), come in tutte le agiografie, anche qui lo schema narrativo segue regole precise. Con tutti i topoi (luoghi comuni, motivi ricorrenti) caratteristici del genere: i falsi e i veri amici, il genio e la sregolatezza, pioggia battente che annaffia la scena madre perché
E allora perché vederlo?
Per la musica dei Queen, ovviamente.