Al cinema “Il Presidente” di Santiago Mitre

sceneggiatura Santiago Mitre, Mariano Llinás cast Ricardo Darín (Hernán Blanco) Dolores Fonzi (Marina Blanco) Érica Rivas (Luisa Cordero) Gerardo Romano (Mariano Castex) Paulina García (Paula Sherson) Daniel Giménez Cacho (Sebastián Sastre) Elena Anaya (Claudia Klein) Alfredo Castro (psicologo) Christian Slater (Dereck McKinley) Leonardo Franco (Marcos Oliveira Prete) genere drammatico prod Argentina, Francia, Spagna, 2017 durata 114 min.

 

Vizi privati e pubbliche virtù: ovunque nel mondo il potere non solo logora chi non ce l’ha, ma compromette (o corrompe) chi invece lo detiene. Partendo da questo assioma il regista argentino Santiago Mitre costruisce la storia di Hernán Blanco, uomo invisibile secondo la stampa avversa, che da oscuro sindaco di Santa Rosa, cittadina della Pampa, si trova nel giro di pochissimo tempo catapultato come presidente neoeletto dell’Argentina alla ribalta internazionale di un importante summit. Uomo qualunque assurto ai vertici dello stato proprio grazie a questa sua comunanza con la gente, con il popolo di cui ha fatto e fa parte. Ma i nodi vengono subito al pettine. Sotto forma appunto di “vizi privati” ossia un genero in via di separazione dalla figlia Marina che minaccia scandali, e una serie di ricatti o blandizie più o meno larvati provenienti da altri capi di stato. Dal messicano Sastre, al brasiliano Oliveira Prete o, più in alto ancora, dalla Casa Bianca rappresentata da un luciferino Dereck McKinley. Del resto il summit verte sul petrolio e il suo sfruttamento sicché nessuno vuole rinunciare alla propria fetta di utili (e di tangenti). E così il sogno infantile raccontato da Blanco alla giornalista Klein del diavolo personificato che gli mangia l’anima si traduce nella premonizione del compromesso con la propria coscienza. Al pari delle psicosi di Marina, nascoste a loro volta per non perdere consenso nell’opinione pubblica. Il film non brilla per ritmo e suspense nonostante le sue pretese di thriller politico, ma racconta comunque con efficacia il “dietro le quinte” di summit di governo mondiale e l’ecatombe di scheletri riposti negli armadi di tutte le cancellerie del mondo. Efficaci gli interpreti, anche se Ricardo Darín sembra un po’ ingessato nel doppiopetto dello statista. In Truman (2015), tanto per capirci, in un ruolo ben più difficile, era molto più sornione e frizzante.

 

E allora perché vederlo?

Per sbirciare appena appena nei retroscena dei grandi appuntamenti politici.

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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