“Whiskey Tango Foxtrot”, di Glenn Ficarra e John Requa
Whiskey Tango Foxtrot
Regia Glenn Ficarra e John Requa sceneggiatura Robert Carlock cast Tina Fey (Kimberly Kim Barker) Margot Robbie (Tanya Vanderpoel) Martin Freeman (Ian McKelpie) Alfred Molina (Alì Massoud Sadiq) Billy Bob Thornton (Gen. Hollanek) Josh Charles (Chris) genere guerra durata 112′
L’America, si sa, è la patria del giornalismo d’assalto, degli inviati di guerra nelle aree calde del mondo al seguito delle truppe stelle-e-strisce. Di questi tempi simili reporter si muovono principalmente tra Afghanistan e Iraq e, puntuale, questo film ne celebra le gesta. Kim Baker è una giornalista che in gergo si chiama (con licenza) “culo di pietra”, metafora per indicare chi lavora al desk (scrivania) ossia dentro una redazione. Mezza età, un fidanzato storico che le cura le piante di casa e l’improvvisa constatazione che quel monotono tran tran non sia il massimo della vita. Da qui all’accettare di essere spedita a Kabul il passo è breve. E così, neofita desiderosa di imparare presto e bene, si butta nella mischia. Non senza sbagliare grosso, ma anche mettendo a segno notevoli scoop che le valgono progressi di carriera e, non meno importanti, stima e considerazione di colleghi e veterani. Nel mondo a parte che si chiama Afghanistan, Kim trova anche un nuovo amore, ma capisce che, a volte, il carrierismo non guarda in faccia neppure ai morti ammazzati. Una bella lezione di vita, insomma, prima che una crescita professionale. Da gestire al meglio dopo il ritorno a casa.
Il film (ritmo, ironia e dramma mescolati a dovere) cattura fin dalle prime immagini. Con una storia del tutto prevedibile eppure frizzante, con una buona dose di humour. Segno che sulla guerra si può anche sorridere. Per altro verso, Ficarra e Requa non sono Robert Altman e il loro film non è M.a.s.h. (1970). In ogni caso al pubblico italiano il loro lavoro può essere utile per capire come mai il nostro paese sia al 77° posto nella graduatoria mondiale della libertà di stampa (dopo Nicaragua e Moldavia). Non solo per i giornalisti sotto scorta minacciati dalle mafie, ma forse anche per i pregiudicati per diffamazione a mezzo stampa che vanno ogni sera in tv a pontificare nei talk show.
Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”.
Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.