Da vedere al cinema: Leggere Lolita a Teheran di Eran Riklis

Quattro libri, che danno il titolo ai quattro capitoli in cui si snoda la vicenda narrata nel film. Dunque non solo leggere Lolita, ma anche leggere Scott Fitzgerald, Henry James, Jane Austen e molti altri autori

La locandina del film mostra, quasi come fossero una squadra sportiva, sette donne in un interno borghese. Tre sono sedute su un divano mentre le alte quattro sono in piedi dietro di loro. Sei sono vestite di nero e portano il velo, segno che hanno dovuto percorrere delle strade prima di arrivare lì. Una sola, quella seduta al centro, indossa una gonna e un pullover ed è a capo scoperto: la padrona di casa. Che tiene poggiati sulle ginocchia quattro libri di varia dimensione e spessore. Ingrandendo l’immagine si possono leggere i loto titoli: Il grande Gatsby (The Great Gatsby) di Francis Scott Fitzgerald, Daisy Miller e altre storie (Daisy Miller and other Stories) di Henry James, Lolita (idem) di Vladimir Nabokov e Orgoglio e pregiudizio (Pride and Prejudice) di Jane Austen. I quattro libri che danno il titolo ai quattro capitoli in cui si snoda la vicenda narrata nel film. Dunque non solo leggere Lolita, ma anche leggere Scott Fitzgerald, Henry James, Jane Austen e molti altri autori. Leggere di nascosto e sapendo di commettere un reato. Perché a volte i libri fanno più paura dei kalashnikov e dunque vanno tolti per legge dagli scaffali.

La protagonista (la donna al centro della locandina) è infatti Azar Nafisi, docente di letteratura inglese in una università americana, che nel 1979, dopo la rivoluzione khomeinista e la cacciata dello scià, torna in patria convinta che la storia del suo paese abbia realmente voltato pagina e possa iniziare una nuova era. Che effettivamente inizia, ma non nel senso da lei sperato. Comincia infatti dapprima con timide forme di “persuasione”, soprattutto verso le donne, il loro abbigliamento, le loro abitudini, per poi estendersi all’intera società sempre più assoggettata ai precetti coranici in ogni risvolto della vita quotidiana. Della vita quotidiana e dell’attività culturale nell’ateneo dove Azar insegna. Ulteriormente accelerata, la repressione, dalla guerra Iran-Iraq (1980-88), uno dei tanti conflitti fomentati dall’Occidente nel quadrante mediorientale. Stanca dell’andazzo Azar si dimette dall’insegnamento, ma prosegue a casa propria le lezioni con un piccolo gruppo di studentesse ed ex allieve che sfidano in tal modo non solo le leggi dello Stato, ma anche i propri rapporti familiari. E una di loro è per giunta reduce da un periodo di detenzione nel famoso carcere di Evin dove aguzzine col velo si occupano della “rieducazione” delle reprobe che hanno solo voluto prendersi un po’ di libertà e indipendenza.

Due parole su Eran Riklis, il 70enne regista israeliano non certo tenero con il feroce regime sionista che ha preso in ostaggio il suo paese. Di lui ricordiamo altri film il cui sguardo è rivolto al mondo islamico: l’opera seconda Finale di Coppa (1991), La sposa siriana (2004), sorta di Comma 22 sulle alture del Golan, Il giardino di limoni (2008) e Dancing Arabs (2014). Qui, duole dirlo, non è all’altezza dei precedenti citati (specialmente Il giardino di limoni, forse la sua cosa migliore) anche se gli va riconosciuto di non essere caduto nella trappola della propaganda, ma di aver mantenuto il difficile equilibrio tra la ragione di stato e le ragioni dei singoli. A volte un po’ schematico (i moti studenteschi nel campus, per esempio) ma sostanzialmente equilibrato e ben declinato nelle psicologie femminili di cui riesce a dare rilievo e credibilità.

Da ultimo una chiosa di carattere più generale. Le religioni non amano i libri che non siano i “loro” testi cosiddetti sacri. E non solo l’islam. Il cattolicesimo si era dotato del famoso (famigerato) Index Librorum Prohibitorum (Indice dei libri proibiti) che comminava pene severissime per chi avesse osato leggere, tra gli altri, Erasmo da Rotterdam, Giordano Bruno, Cartesio, Bacone, Voltaire, ma anche Stendhal, Flaubert, Sartre, Moravia oltre, naturalmente, Galileo e Darwin. Istituito da papa Paolo IV nel 1559, nel corso del controriformista Concilio di Trento, l’Index è rimasto in vigore per ben quattro secoli. Abolito da un altro papa Paolo, il VI, nel 1966, sulla spinta di un Concilio un po’ più aperto sul mondo contemporaneo, il Vaticano II. Ma siccome per i musulmani siamo nell’anno 1446 (dall’Egira), può darsi che da quelle parti abbiano ancora un po’ di strada da fare prima di capire che i libri non c’entrano nulla con la religione. Nemmeno i libri “sacri”.

Dettagli del film Leggere Lolita a Teheran

titolo orig Reading Lolita in Tehran sceneggiatura Marjorie David dall’omonimo libro di Azar Nafisi (Adelphi) cast Golshifteh Farahani (Azar Nafisi) Zar Amir (Sanaz) Mina Kavani (Nassrin) Bahar Beihaghi (Mahshid) Isabella Nefar (Yassi) Raha Rahbari (Manna) Lara Wolf (Azin) Arash Marandi (Bijan Nafisi) genere drammatico lingua orig farsi (persiano) e inglese prod Isr, Ita 2024 durata 105 min

 

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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