Da vedere al cinema: “Cyrano” di Joe Wright

tit orig idem sogg dal dramma Cyrano de Bergeracdi Edmond Rostand sceneggiatura Erika Schmidt dal suo omonimo musical teatrale cast Peter Dinklage (Cyrano) Haley Bennett (Roxane) Kelvin Harrison jr. (Christian) Ben Mendelsohn (duca de Guiche) Monica Dolan (Marie) Bashir Salahuddin (Le Bret) Joshua James (Valvert) Anjana Vasan (suor Claire) Mark Benton (Montfleury) Peter Wright (Ragueneau)genere musical lingua orig inglese prod Usa 2021 durata 124 min.

 

Finalmente Cyrano de Bergerac ha perso la proboscide! Nel millennio del politicaly correct era giusto rendere onore ai dotati di naso abbondante facendo del loro campione letterario un uomo dal naso non solo piccolo, ma persino all’insù. Piccolo il naso, piccolissimo tutto il resto. Il Cyrano di Joe Wright ed Erika Schmidt è infatti un uomo in sedicesimo: è un nano. E dacché ci siamo, abbondiamo direbbe il principe della risata: e così Christian lo facciamo di un bell’ebano che fa anch’esso tanto XXI secolo e politicaly correct. Giusto dare una chance a tutti! A quando una Roxane Lgbt? Lungi dall’essere fraintesi, sia chiaro che non abbiamo nulla in contrario a qualsiasi tipo di sperimentazione, aggiornamento, adattamento, persino stravolgimento di un testo per cavarne qualcosa che parli a noi contemporanei anche se il testo medesimo risale a cento, mille o 10mila anni fa.

Ma il punto è proprio questo: ha senso togliere il naso a Cyrano o dare una mano di colore a Christian per rigettarli comunque nella categoria dei “freak” sotto un altro denominatore? Se fai un musical straconvenzionale, perché cercare un’originalità che alla fine risulta essere solo stravaganza? Perché stiamo parlando di un film “vecchio” nei modi e nei toni. Vecchio di concetto e pensiero. Un po’ come tutti i musical sfornati quasi ogni anno da Hollywood regolarmente osannati e premiati ai festival e ai botteghini. Se poi chi fa soldi ha sempre ragione, stiamo subito zitti e chiudiamo la rubrica. Se invece la critica ha ancora una qualche ragion d’essere risolviamo il compitino in due righe: questo Cyrano è un bellissimo film come poteva essere fatto 30, 40 o anche 50 anni fa, al netto dei droni e degli effetti speciali naturalmente. Magari con un Fred Astaire o un Bob Hope in gran forma e con un bel nasone posticcio. Tutto il resto è fuffa. Con anche un paio di blooper nonostante l’accuratezza della scenografia. Nel 6-700 le carrozze non avevano i vetri e l’ormai ex pianeta Plutone, citato en passant dal fornaio-poeta emulo di Cyrano, è stato scoperto nel 1930. Di una cosa però siamo profondamente grati al duo fasano Wright-Schmidt: l’averci fatto grazia dell’apostrofo rosa tra le parole t’amo. Ma forse è solo perché l’inglese non ha gli apostrofi all’articolo…

 

E allora perché vederlo?

Non perché, ma per chi. Per le anime candide che vanno in solluchero con i musical all’americana.

 

 

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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