Da vedere al cinema: Confidenza di Daniele Luchetti

Paura e amore è la dicotomia di Confidenza, che il professore protagonista propone ai suo studenti per una riflessione libera sull’argomento e ci porta per mano lungo tutto il film

L’inizio del film Confiedenza ci mostra il prof. Pietro Vella anziano e pensionato nel suo appartamento in un casermone romano dove arriva sua figlia Emma con le due nipotine che resteranno col nonno. Durante una cerimonia al Quirinale, Emma manifesta a un’amica, funzionaria del Colle, l’intenzione di far avere al padre un’onorificenza per la sua attività scolastica. Chiave di volta per il conferimento dovrà essere la testimonianza di un’ex alleva, Teresa Quadraro, docente al Mit di Boston. La più brillante e famosa tra la folta schiera di studenti cui Vella ha insegnato, in primo luogo, la capacità di ragionare.

È l’inizio di un flashback che dura tutto il resto di Confidenza che ci racconta una buona fetta di vita del prof., dei suoi alunni e di Teresa in particolare, nonché della sua famiglia (la moglie Nadia e la figlia appunto), del suo impegno anche letterario nella scuola e nelle istituzioni. Attenzione però che, già dall’inizio, il film si ingarbuglia (e ingarbuglia lo spettatore) con un rimescolamento di carte che fanno drizzare le orecchie in sala. Tra realtà e finzione, Vella accoglie sì le nipotine, ma lo vediamo anche volare dalla finestra. Buttatosi da sé o sospinto da qualcuno? O quel qualcuno, anziché spingerlo, l’ha trattenuto all’ultimo momento? Immaginazione o epilogo tombale cui segue il riavvolgimento del nastro della vita? Il punto è che neppure le due ore e passa che seguono quell’esordio sciolgono il dilemma. Anzi: se possibile lo accrescono e lo moltiplicano (tendenzialmente all’infinito) con il susseguirsi costante di altre scene che appunto aboliscono il diaframma tra ciò che realmente accade e ciò che invece rientra nelle possibilità, nei desideri, nei timori dei personaggi in scena.

Paura e amore è infatti la dicotomia che durante una lezione il prof. propone ai suo studenti per una riflessione libera sull’argomento e questo binario ci porta per mano lungo tutto il film. Senza però che ci sia, e questo è il suo limite maggiore, una qualche forma di scioglimento. Ebbene: dal punto di vista drammaturgico ha poco senso creare dei nodi per poi non scioglierli. Non sappiamo (per non averlo letto) se ciò vale per il romanzo di Starnone da cui Luchetti ha tratto il suo lavoro, ma sicuramente vale per il film. Che per questo risulta essere un affastellarsi di situazioni e tensioni sempre crescenti, ma che non trovano sbocco, non sfociano in quella che nella letteratura classica (e non solo) si chiama catarsi. E questo perché al centro della vicenda, al centro dell’amore tra Pietro e Teresa e poi dei rapporti familiari tra Pietro, Nadia ed Emma c’è un inconfessabile segreto di cui non veniamo mai messi parte. Né noi spettatori, né alcun altro personaggio che non siano i diretti interessati che se lo confidano (“in confidenza”, appunto) discretamente all’orecchio. Mentre a noi resta il classico palmo di naso. Ebbene: è proprio questo “centro di gravità” vuoto che sbalestra il racconto filmico. Nonostante tutti i funambolismi formali e le acrobazie narrative, il rimescolamento delle carte tra passato e presente, tra realtà e immaginazione, come già detto. Cosa che, tra l’altro, ha fatto pigliare lucciole per lanterne alla critica più corriva che ha scambiato tali giravolte come una forma di densità narrativa. Ultima chiosa: il sodalizio Luchetti-Starnone aveva già fornito quattro anni fa una buon prova: Lacci, film molto simile a questo per ambientazione, tematiche e personaggi, ma decisamente più riuscito. A conferma della legge che si sbaglia a voler rifare la stessa frittata.

Dettagli sul fim Confidenza

sceneggiatura Daniele Luchetti dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone (Einaudi ed.) cast Elio Germano (Pietro Vella) Federica Rosellini (Teresa Quadraro) Vittoria Puccini (Nadia) Pilar Fogliati (Emma Vella adulta) Isabella Ferrari (Tilde) Elena Arvigo (Luisa) Luca Gallone (Franchino) genere drammatico prod Italia, 2023 durata 136 min.

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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