Da vedere al cinema: Arf di Simona Cornacchia, Anna Russo

Nel 1940 Chaplin sbeffeggiava il fürher. Oggi è più facile sorridere del dramma grazie al garbo e alla fantasia che può nascere da un cartone animato, Arf

Si può girare un film che fa sorridere avendo come tema la Shoah? Risposta: sì. Del resto non mancano illustri precedenti a partire da quel Grande dittatore (1940) in cui un omettino con i baffi a francobollo sbertucciava un altro ometto con gli stessi baffi mentre quest’ultimo aveva l’intera Europa sotto i tacchi dei propri stivali. Sì, stiamo parlando di Chaplin e Hitler senza dimenticare che il secondo si era fatto crescere i baffi come il primo per risultate… più simpatico.

Se nel 1940 Chaplin era l’unico in grado di sbeffeggiare il fürher, anche perché c’era un oceano di mezzo, oggi, per fortuna, è più facile sorridere del dramma grazie al garbo e alla fantasia che può nascere da un cartone animato. È il caso di questo Arf, titolo onomatopeico designare un bambino piccolissimo allevato da un branco di cani da cui ha appreso a stare al mondo. E da cui ha appreso ovviamente movenze e “linguaggio”. Un po’ come capita a un altro essere umano di un famoso film: Il ragazzo selvaggio (1970) di François Truffaut.

Ma vediamo di cosa si tratta, più in concreto. Quando in un pacifico villaggio irrompe la violenza in uniforme grigia, tutti gli abitanti vengono deportati. Si salva soltanto un neonato in fasce che Bianca, la cagnolina di famiglia porta con sé presso un branco di randagi che vive su una collina ai margini della città. Qualche anno dopo il bambino è cresciuto, ma si comporta, naturalmente, come un cane. La guerra però arriva anche lì, in mezzo a loro. Il branco è disperso e Arf, così ormai si chiama il marmocchio, viene portato in un campo di prigionia con molti altri bambini. Ma Arf non conosce la cattiveria degli uomini e anche in quel luogo desolato, trova degli amici e continua a sorridere. La serenità del bambino, che sa soltanto abbaiare, fa infuriare il nevrastenico comandante del campo che lo condanna a una terribile fine. Quando tutto sembra ormai perduto, arrivano i suoi amici cani a salvarlo creando un indescrivibile pandemonio proprio quando il dittatore è in visita in città dove deve tenere un discorso ai soldati e alla nazione. Anche lui dovrà vedersela con Arf, che rovinerà i suoi piani.

Favola per bambini, ma che può dire molto anche agli adulti nel giorno in cui si commemora un genocidio mentre ne è in corso un altro in cui proprio i bambini sono le prime vittime. Come in ogni guerra. Ma non sempre c’è una cagnolina di nome Bianca che riesce a salvarli. I titoli di coda animati dai disegni dell’autrice scorrono su una canzone di Tony Canto e Simone Cristicchi interpretata da quest’ultimo.

E allora perché vedere Arf?

Non c’è proprio bisogno di spiegare il perché.

Dettagli del film Arf

sceneggiatura Anna Russo, Pietro Bodrato genere cartone animato prod Italia 2023 durata 75 min.

 

Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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