Corto e Fieno, il cinema dell’agricoltura

Un weekend all’insegna di film e cortometraggi accomunati da un tema singolare: il lavoro dei campi. A Omegna e Gozzano, nella cornice del lago d’Orta

È certamente la rassegna cinematografica più singolare nel panorama italiano e, forse, europeo. “Corto e Fieno”, una due giorni di film e cortometraggi accomunati da un tema singolare: il lavoro dei campi. Non per nulla le sezioni in cui è suddiviso il minifestival prendono il nome di Frutteto, Mietitura e Germogli. Una ventina di titoli provenienti da altrettanti paesi di tutto il mondo oltre che dall’Italia. Proposti gratuitamente da stasera a domenica al Cinema Sociale di Omegna e al Teatro Somsi di Gozzano. Nella cornice dei due borghi che si fronteggiano sulle opposte rive del lago d’Orta, in Piemonte, in una zona bucolicamente perfetta per fare da controcanto ai temi proposti dai film.

In apertura: “Terra e polvere” (Yin Ru Chen Yan) di Li Ruijun

Corto e Fieno, animali e… animati

In rassegna sono proposti moltissimi cartoni animati. Da cui non bisogna aspettarsi però la fredda levigatezza cui ci ha abituati Casa Disney, bensì una sorprendente varietà di tecniche e realizzazioni che danno da sole l’idea della grande vivacità e freschezza di cui in questo momento gode il settore. Poca gente e modeste risorse finanziarie sono sufficienti per creare autentici piccoli-grandi capolavori animati. Animanimals squirrell (Germania), Ghostsheep (Francia) My name is Edgar and I have a cow (Rep. Ceca e Slovacchia, paesi con una grande tradizione nel disegno animato), Pink Mountain (Grecia), Qualcuno ha detto mostro? (Italia) e Tufo, anch’esso realizzato nel nostro paese, sono alcuni dei titoli da non perdere. Nel caso di Tufo, inoltre, la regista, Victoria Musci affronta un tema molto forte: la lotta alle mafie mettendo in scena, con una notevole padronanza della tecnica d’animazione, la vicenda di Ignazio Cutrò, imprenditore agrigentino vittima di estorsione da parte del racket, diventato testimone di giustizia. A riprova che quando si parla di film d’animazione non si tratta sempre di favole per bambini.

“Tufo”

Mestieri ancestrali

Notevole, sia pur numericamente più contenuta, la sezione di Corto e Fieno dei film a soggetto e lungometraggi. Innesti, di Sandro Bozzolo, ci parla della vita rurale dell’alta Valle Mongia (Cuneo) tradizionalmente votata alla coltivazione dei castagni. Mestieri che oggi stanno scomparendo. Qualcosa di analogo a quanto avviene al gruppo di donne protagoniste del Frutto della tarda estate, della regista Erige Sehiri, che racconta la coltivazione dei fichi in un frutteto tunisino. Da sottolineare il fatto che il vicino paese africano al centro delle cronache (e delle polemiche) per le questioni migratorie ha un’economia rurale di antichissima tradizione che andrebbe incentivata e salvaguardata. Anche e proprio negli interessi europei. Dalla lontana Cina arriva invece Terra e polvere (Yin Ru Chen Yan) di Li Ruijun che descrive il contrasto tra il mondo moderno e il retaggio ancestrale nelle aree rurali dell’interno del paese. Il regista boliviano Alejandro Loayza Grisì ci porta invece negli altipiani del suo paese con Utama-Le terre dimenticate che racconta l’umile routine quotidiana di un’anziana coppia di contadini quechua. Completano il quadro alcuni cortometraggi documentaristici tra cui l’italo-canadese Le capre di Monesiglio e gli italiani Sorta nostra (La nostra sorte), Sa ‘ilgiadora de su tempus e La signora di Zeri.

 

Il programma completo di Corto e Foeno e tutte le informazioni sull’edizione 2023: https://cortoefieno.it/edizione/2023/

 

“Sa ‘ilgiadora de su tempus”
Auro Bernardi: Nel 1969, quando ero al liceo, il film La Via Lattea di Luis Buñuel mi ha fatto capire cosa può essere il cinema nelle mani di un poeta. Da allora mi occupo della “decima musa”. Ho avuto la fortuna di frequentare maestri della critica come Adelio Ferrero e Guido Aristarco che non mi hanno insegnato solo a capire un film, ma molto altro. Ho scritto alcuni libri e non so quanti articoli su registi, autori, generi e film. E continuo a farlo perché, nonostante tutto, il cinema non è, come disse Louis Lumiére, “un'invenzione senza futuro”. Tra i miei interessei, come potrete leggere, ci sono anche i viaggi. Lo scrittore premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto: “La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna ricominciare a viaggiare. Sempre”. Ovviamente sono d'accordo con lui e posso solo aggiungere che viaggiare non può mai essere fine a se stesso. Si viaggia per conoscere posti nuovi, incontrare altra gente, confrontarsi con altri modi di pensare, di affrontare la vita. Perciò il viaggio è, in primo luogo, un moto dell'anima e per questo è sempre fonte di ispirazione.
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