Ugo Tognazzi, i suoi sodalizi con Walter Chiari e Raimondo Vianello. La comicità italiana degli anni ’50 e ’60 e la sua eredità passata ai figli Ricky, Gianmarco, Maria Sole
“Abitavamo in un palazzo pieno di famiglie di fuochisti, macchinisti, frenatori, controllori delle Ferrovie dello Stato e io riscuotevo un grande successo fra i figli di questi ferrovieri facendo le imitazioni di Totò, di Macario, di Ordoardo Spadaro. Facevo le prove in casa mia e mia madre preoccupatissima, mi guardava attraverso il buco della serratura e mi vedeva fare la gallina, spostare il mento, muovere la testa sul collo, tutte le smorfie di Totò: pensava che fossi diventato matto”. Così racconta Ugo Tognazzi nel libro “Qui comincia l’avventura del signor…- Dall’anonimato al successo: 23 protagonisti del cinema italiano raccontano” a cura di Andrea Garibaldi e Roberto Giannarelli- la casa Usher.
Nato a Cremona il 23 marzo 1922, Ugo Tognazzi a soli 14 anni lavora come operaio in un salumificio, ma nel sangue ha la passione per il palcoscenico. Il suo esordio avviene al dopolavoro ferroviario di Cremona. La sala si trova proprio accanto al binario e quando, durante le recite, passano i treni, gli attori dilettanti che si esibiscono fanno una specie di pausa e poi parlano non con le battute del copione ma con frasi inventate al momento. Il giovane Ugo è molto intraprendente e presto riesce a mettere in scena uno spettacolo intitolato Carosello di ritmi (“come si vede- racconterà -ho usato la parola ‘carosello’ più di dieci anni dell’avvento della tv”). A diciannove anni Tognazzi a causa della guerra è costretto ad arruolarsi in Marina, ma grazie alla sua simpatia e intraprendenza riesce a stare lontano dal fronte, usufruendo di vari permessi e licenze.
Nel 1944 insieme a quattro amici crea una compagnia di rivista che si esibisce nella provincia di Cremona, finchè non arriva la grande occasione: esibirsi a Milano al Teatro Puccini dove Ugo partecipa a un concorso per attori dilettanti. Qui conosce Walter Chiari, che come lui fa imitazioni e racconta barzellette al pubblico. Nonostante i bombardamenti che Milano subisce Tognazzi cerca in ogni modo di costruirsi una carriera nel mondo teatrale. Un pomeriggio riceve la proposta di entrare nella compagnia di Wanda Osiris, all’epoca una delle soubrette più famose in Italia. Con la fine della guerra e la Liberazione tutto sfuma a causa della fuga dell’impresario compromesso con i tedeschi e fuggito con i soldi della compagnia. Fortunatamente più tardi le cose migliorano per Ugo che può vivere con il suo lavoro di attore.
Gli anni del varietà
Nel 1945 debutta nella rivista musicale W le donne dove si limita a fare le imitazioni dei grandi comici Poi seguono altre riviste, Bocca baciata, Cavalcata di donne, Paradiso per tutti, Castellinaria, Dove vai se il cavallo non ce l’hai, Ciao fantasma, Uno scandalo per Lilli. Dal 1945 al 1955 gira l’Italia in lungo e in largo lavorando con Erminio Macario, Pinuccio Nava, Carlo Dapporto, Anna Maestri, Mario Scaccia, Mauretta Masiero, Wanda Osiris (che lo scrittura offrendogli ben mille lire a sera). E ancora con Lia Zoppelli, Gianni Agus e Elena Giusti.
Ugo ha poi la fortuna di conoscere Raimondo Vianello con il quale forma un una coppia artisticamente irresistibile. Intanto in Italia sta per arrivare la televisione che a metà degli anni cinquanta, dopo un periodo di sperimentazione, è pronta ad entrare nelle case di tutti gli italiani. Tognazzi e Vianello a Milano ad una mostra allestita alla Triennale per pubblicizzare questo nuovo e rivoluzionario mezzo di comunicazione, sono scritturati per fare commenti umoristici durante una trasmissione. È in quella occasione che ai due attori viene chiesto di partecipare a un nuovo programma intitolato Un, due, tre (in onda dal 1955 al 1959) in cui la coppia si esibisce in parodie di personaggi famosi e in finte interviste.
Il successo è grandissimo fino a quando non accade un incidente di percorso che costerà la cacciata dei due comici dalla Rai. L’episodio messo alla berlina dal duo Tognazzi- Vianello era avvenuto a Milano alla Scala di Milano in occasione della presenza del presidente francese Charles De Gaulle. Nel palco delle autorità dopo l’inno di Mameli suonato dall’orchestra, tutti gli invitati prendono posto, ma il nostro Presidente Gronchi, a cui per errore gli è stata sottratta la poltrona, cade per terra. Nella scenetta Tognazzi simula la caduta e Vianello commenta: “Ma chi ti credi di essere?..” provocando l’ilarità del pubblico che sta seguendo la trasmissione dal vivo negli Studi della Fiera di Milano.
Arriva il cinema!
Nel cinema Tognazzi, invece, esordisce nel 1950 in I cadetti di Guascogna, una commedia scanzonata diretta da Mario Mattoli che raduna tutti i nuovi comici come Walter Chiari e Rascel, cui faranno seguito tre film: Auguri e figli maschi, La paura fa novanta e Una brutta indiavolata, il primo con Delia Scala e gli altri due con Silvana Pampanini. Sono anni nei quali trionfano le commedie, spesso di semplice fattura, ma di sicuro successo come Totò sulla luna (1958) di Steno e La cambiale (1959) di Camillo Mastrocinque.
La sua carriera cinematografica è però arrivata a una svolta importante. Dopo essere stato diretto da Luciano Salce in Tipi da spiaggia (1959), viene scritturato come protagonista de Il federale, nel quale può finalmente interpretare un personaggio di rilievo, la camicia nera Primo Arcovazzi incaricato di catturare e riportare a Roma (siamo nel 1944) un professore antifascista, che poi gli salverà la vita alla caduta del fascismo. La pellicola ottiene un successo straordinario e la brillante interpretazione dell’attore lo pone di fatto tra i grandi protagonisti dell’irripetibile stagione della commedia all’italiana al fianco di Sordi, Gassman, Manfredi e Mastroianni.
Nel ’61 dimostrandosi un artista ormai solido, dirige e interpreta Il mantenuto e nel 1962 è in La voglia matta per la regia ancora di Luciano Salce, nel ruolo di un maturo ingegnere che si innamora di una ragazzina interpretata da Catherine Spaak. Nel ’62 l’attore è al festival di San Remo come autore del testo della canzone Cose inutili, composta da Gianni Meccia e presentata al pubblico da Fausto Cigliano e Jenny Luna. Sul grande schermo Tognazzi è ormai protagonista di film diretti da grandi registi, quali Ferreri, Risi, Scola, Pietrangeli ed altri. Dopo un’altra ottima prova in La marcia su Roma (1962) di Dino Risi, è l’incontro con il regista Marco Ferreri che gli dà la possibilità di interpretare ruoli grotteschi, ma di grande spessore in Una storia moderna (1963), La donna scimmia (1964), Marcia nuziale (1966), L’udienza (1971) e soprattutto La grande abbuffata (1973), storia di quattro amici che si chiudono in una villa parigina con l’intento di mangiare fino a morire. Questo apologo grottesco sull’ingordigia della società del benessere è interpretato insieme a Marcello Mastroianni, Philippe Noiret e Michel Piccoli.
Gli anni della maturità artistica
Attore poliedrico, Tognazzi si impone con disinvoltura sia nei ruoli drammatici che nelle commedie come La vita agra, 1963 di Carlo Lizzani dal romanzo di Luciano Bianciardi, azzeccata satira sugli anni del boom, In nome del popolo italiano (1971) di Dino Risi, che in qualche misura anticipa la stagione di Mani pulite, Romanzo popolare, 1974, commedia di grande successo diretta da Mario Monicelli, I mostri (1963) di Dino Risi, un affresco straordinario sui vizi degli italiani, Il commissario Pepe (1969) di Ettore Scola, un graffiante ritratto del perbenismo del nord est italiano, La tragedia di un uomo ridicolo, 1981 di Bernardo Bertolucci, amara storia di un industriale di origine contadina, a cui è stato rapito il figlio, ma che in realtà è molto più preoccupato di salvare il suo caseificio sull’orlo del fallimento.
Questa interpretazione gli fa guadagnare la Palma d’oro quale migliore attore al Festival di Cannes. Del 1965 è Io la conoscevo bene di Antonio Pietrangeli, dove lui è memorabile nel piccolo ruolo di un attore in disarmo che cerca di sopravvivere. Seguono due campioni di incassi come Venga a prendere il caffè da noi, 1970 di Alberto Lattuada e La Cage aux folles – il vizietto, 1978 di Edouard Molinaro. I suoi personaggi sono ora volgari e meschini, ora capaci di esprimere simpatia e umiltà come in Amici miei (1975) e Amici miei Atto II (1983) di Mario Monicelli, Questa specie di amore (1972) di alberto Bevilacqua, La terrazza (1981) di Ettore Scola.
Nel corso della sua carriera Tognazzi dirige, oltre al già citato Il mantenuto, anche Il fischio al naso (1967), deliziosa commedia tratta dal racconto di Dino Buzzati Sette piani; Sissignore (1968), FBI- Francesco Bertolazzi investigatore, miniserie Tv (1970), Cattivi pensieri (1976) e I viaggiatori della sera (1979), dall’omonimo romanzo di Umberto Simonetta da lui interpretato al fianco di Ornella Vanoni. Le sue ultime interpretazioni sono Matrimonio con vizietto (1985) di Georges Lautner, Amici miei Atto III (1985) di Nanni Loy, I giorni del commissario Ambrosio (1988) di Sergio Corbucci.
Ugo Tognazzi, uomo che ama la vita, a Torvaianica dove possiede una villetta, invita spesso gli amici a trascorrere qualche ora serena con la sua famiglia. Leggendarie sono le partite di tennis improvvisate con personaggi del cinema, della televisione e della musica, che si confrontano sul campo tra risa e arrabbiature. Poi tutti a tavola perché Ugo ama cucinare e ha inventato la Scolapasta d’oro, il premio per il vincitore del torneo. Nell’ottobre 1990 mentre a Roma sta girando una serie di telefilm per Raiuno intitolati Famiglia in giallo, l’attore è colpito da una emorragia cerebrale. Ricoverato presso la casa di cura Villa Nomentana, si spegne la sera del 27 ottobre.
Dopo 140 film e una galleria sterminata di personaggi da lui interpretati, se ne va un grande interprete del nostro cinema. Lascia quattro figli, Ricky, Thomas, Gianmarco e Maria Sole che hanno a loro modo cercato di proseguire il cammino artistico iniziato da Ugo Tognazzi.
La famiglia Tognazzi
Ricky Tognazzi, nato a Milano il 1°maggio 1955, figlio dell’attrice britannica di origine irlandese Pat O’ Hara, studia in Inghilterra e poi al DAMS dell’università di Bologna e si diploma presso l’Istituto di Stato per la Cinematografia e Televisione “Roberto Rossellini” di Roma. Dopo aver recitato in molti film a partire dal 1963 (la sua ultima interpretazione è in Infernet di Giuseppe Ferlito del 2016) esordisce nel 1989 come regista nel lungometraggio Piccoli equivoci (1989) cui seguono Ultrà (1991), La scorta (1993), Vite strozzate (1996), Canone inverso- Making Love (2000) e numerosi film per la tv, tra i quali Il papa buono (2003), Il caso Tortora- Dove eravamo rimasti? (2012), L’assalto (2014), Boris Giuliano- Un poliziotto a Palermo (2016), La vita promessa – 7 episodi (2018-2020). Artista completo, Ricky è anche doppiatore autore di programmi televisivi.
Gianmarco Tognazzi, nato a Roma il 17 ottobre 1967, figlio di Franca Bettoja, recita ancora bambino insieme al padre in alcuni film. Negli anni ottanta è presente come attore in diverse pellicole di successo quali Vacanze in America di Carlo Vanzina, Sposerò Simon Le Bon di Carlo Cotti, Una notte al cimitero di Lamberto bava, ma si dimostra anche un buon conduttore televisivo e insegnante di recitazione teatrale. Negli anni novanta è sul set di molti film come interprete: Una storia semplice, Teste rasate, I laureati, Uomini senza donne, Facciamo festa, mentre negli anni duemila è presente in Romanzo criminale di Michel Placido, Guido che sfidò le Brigate Rosse di Giuseppe Ferrara, Bella addormentata di Marco Bellocchio, Incompresa di Asia Argento e Il Ministro di Giorgio Amato. Attivo come interprete anche in film per la tv, Gianmarco è insegnante di recitazione, attore di teatro e ospite di diverse trasmissioni televisive.
Maria Sole Tognazzi, nata a Roma il 2 maggio 1971, figlia di Franca Bettoja e sorella di Gianmarco, ha preferito lavorare come aiuto regista in teatro e poi al cinema. Autrice di alcuni videoclip, nel ’97 firma da regista il cortometraggio Non finisce qui. Nel 2003 gira il primo lungometraggio, Passato prossimo, che ottiene il Globo d’oro 2003 e nel 2008 è la volta del suo secondo film L’uomo che ama. Nel 2010 firma Ritratto di mio padre, un documentario dedicato al padre Ugo a vent’anni dalla sua scomparsa. Nel 2013 tocca a Viaggio sola. La pellicola incentrata sulla figura di una donna moderna e sulla sua solitudine, fa vincere alla protagonista Margherita Buy il David di Donatello, mentre la regista si aggiudica il Nastro d’argento per la miglior commedia (Viaggio Sola avrà un remake girato a Hollywood).
Nel 2015 arriva nelle sale Io e lei, storia di una coppia di donne omosessuali, interpretate da Margherita Buy e Sabrina Ferilli. Maria Sole vince con questo film il Nastro d’argento per il miglior soggetto. Nel 2021 gira l serie tv Petra, ispirata alle indagini di Petra Delicado, personaggio ideato dalla scrittrice spagnola Alicia Giménez- Bartlett, con Paola Cortellesi come protagonista. Attualmente Maria Sole Tognazzi sta realizzando la seconda stagione di Petra.
Thomas Tognazzi, nato a Arendal, Norvegia il 29 aprile 1964, è figlio dell’attrice norvegese Margarete Robsahn. Cresciuto con la madre, si unisce il padre e i fratelli solo da bambino, ma seguendo le orme di famiglia si dedica in Norvegia alla produzione, alla regia e alla recitazione, non trascurando anche la musica (è tastierista).
A Ricky, Gianmarco, Maria Sole e Thomas, figli del grande Ugo, è affidato il compito di tenere vivo il ricordo di un re della commedia all’italiana, che per 40 anni ha saputo interpretare con intelligenza e ironia i vizi privati e le pubbliche virtù del nostro Paese.
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Sono nato e vissuto dal 1943 al 1958 a Casalbuttano ed Uniti, paese nelle immediate vicinanze di Cremona. Di Ugo Tognazzi, nei primi anni 50', sapevamo vita e miracoli. Ricordo, sempre in quegli anni, il suo passaggio in zona, da Milano a Cremona, in coppia con Raimondo Vianello aggregati al Giro d'Italia. Ho seguito sempre, non solo per puro campanilismo, i suoi impegni cinematografici e, in occasione di repliche televisive lo rivedo con simpatia e affetto. Era indubbiamente un grande attore, lo si evince dai primordi della sua biografia. Ha divertito e commosso milioni di spettatori. Che devo aggiungere: "Grazie Ugo, di vero cuore"!
Vittorio Sarti (cremonese di provincia)
Grazie per questa memoria e per la testimonianza sincera che ci fa piacere