Com’è affascinante Hollywood sobborgo di Los Angeles, “la città degli angeli”, agli inizi del secolo scorso. Vicina all’Oceano Pacifico, tra grandi coltivazioni d’agrumi che profumano l’aria, con le sue palme e con il suo clima mite, la città già nel 1905 è la più all’avanguardia negli Usa nel trasporto privato, con le sue automobili scoperte che si arrampicano su per il Sunset Boulevard, dove presto sorgeranno le favolose ville delle star del cinema.
Hollywood, “bosco di agrifogli”, diviene la meta preferita dei primi “cinematografari” intorno al 1907-1908, in fuga da New York per stabilirsi in questo borgo circondato da paesaggi da sogno, popolato da villette eleganti immerse nelle verdi colline, ma con le vicine spiagge dorate e il caldo deserto a portata di mano. In pochi anni gli studi cinematografici, grazie a queste favorevoli condizioni ambientali, crescono numerosi. E’ qui che nel gennaio 1913 è girato il primo film intitolato The Squaw Man ed è qui che il 18 gennaio dello stesso anno un omino dai profondi occhi neri e dal sorriso esitante scende dal lungo tram che collega Los Angeles attraverso l’Hollywood Boulevard, con questa località in piena espansione. Il suo nome è Charles Spencer Chaplin.
Nato a Londra il 16 aprile 1889 al numero 287 di Remington Road da una famiglia poverissima, frequenta fin da bambino i palcoscenici del teatro, del vaudeville e del circo equestre, patendo la fame e gli stenti. Dotato di una straordinaria pantomima, entra nella compagnia di Fred Karno insieme al fratello Sydney e gira tutta l’Inghilterra facendosi notare per le sue gags di attore comico. Nel 1910 parte per Parigi e poi per gli Stati Uniti d’America per una lunga tournèe ed è su di uno di questi palcoscenici di provincia che è notato da Mack Sennett, celebre attore e boss della società cinematografica più importante del momento, la Keystone pictures, in un teatro di varietà, mentre si esibisce nella performance molto popolare dell’ubriaco. Sennett lo scrittura senza però credere molto nelle sue capacità.
Chaplin invece ha intuito il potenziale del cinematografo, che gli offre la possibilità di esprimersi liberamente. A Hollywood il suo primo stipendio è di 150 dollari la settimana per alcuni modesti film di una bobina che terminano sempre con un inseguimento finale. In seguito è in altre produzioni ancora senza l’abito e la truccatura che conosciamo, finché nel 1914 riesce finalmente a portare sullo schermo il personaggio dell’omino dai baffetti, dalle scarpe enormi e dal curioso nome di Charlot (nome che gli ha attribuito il pubblico francese) nelle produzioni Tillie’s Punctured Romance, Charlot bancario, Carmen, Charlot beone e L’emigrante.
In breve tempo la sua fama travalica l’America e diventa internazionale. Nel suo cinema l’umanità è popolata da diseredati, vagabondi e beoni; ritratti di vita vera da lui vissuta nei quartieri più poveri di Londra. Nel 1918 firma Vita da cani e Charlot soldato, il suo contributo pacifista e il suo personale omaggio alla malinconica realtà dei militari che soffrono nelle trincee della prima guerra mondiale. Nel 1920 con Il monello affronta la prima prova cinematografica più significativa, un poema sull’infanzia abbandonata che appartiene alla storia del cinema, seguito da Il pellegrino, 1923, satira feroce sul perbenismo ipocrita della società dell’epoca. Nell’aprile 1919 Chaplin fonda con i colleghi Mary Pickford, Douglas Fairbanks e David Wark Griffith, l’United Artists e dopo tre anni di fatiche termina La febbre dell’oro dedicato al mito americano della Frontiera, grandissimo successo di pubblico e di critica, noto per sequenze d’antologia quali la danza dei panini e i lacci delle scarpe mangiati con avidità come spaghetti.
Nel 1931 nasce un altro capolavoro, Luci della città. Il personaggio di Charlot è ormai l’emblema della lotta contro l’ingiustizia sociale dei poveri sempre alle prese con le prepotenze degli implacabili tutori dell’ordine. Egli riscuote consensi ovunque, ma diventa il nemico giurato dei potenti che cercano con ogni mezzo di danneggiarlo.
Del 1936 è Tempi moderni, geniale intuizione di un tema sociale sottovalutato: l’alienazione nelle fabbriche del dirompente capitalismo. Nel 1940 con Il grande dittatore, l’artista sembra comprendere prima degli altri il fenomeno nazista in tutta la sua drammaticità. Convinto antifascista, sostiene con forza la causa dell’intervento degli Usa a sostegno dei paesi in lotta con Hitler. Del ’47 è Monsieur Verdoux, storia amara e senza speranza di un moderno Barbablù, ma in realtà una metafora contro le guerre che distruggono milioni di persone.
Dopo il malinconico Luci della ribalta, 1952, è sottoposto ad un’indegna persecuzione politica nel paranoico clima delle “caccia alle streghe” del senatore McCarthy, che lo costringe all’esilio prima a Londra e poi in Svizzera. Un re a New York, 1957 e La contessa di Hong Kong, 1967 con Marlon Brando e Sophia Loren, chiudono la sua inimitabile parabola artistica che ha sempre messo al centro di tutto la fiducia nell’uomo, la speranza per una società più giusta simboleggiata nel finale di molti film da Charlot che si allontana verso una vita migliore.
La notte di Natale del 1977 Charlie Spencer Chaplin, a Vevey nella sua casa sul lago di Ginevra, si spegne serenamente circondato dall’affetto della sua numerosa famiglia e lasciando “orfani” intere generazioni di spettatori che grazie a lui hanno potuto ridere e piangere nel buio di una sala cinematografica.
Sydney Chaplin nato a Londra il 16 marzo 1885, è fratello maggiore di Charlie con il quale condividerà, come sappiamo, la gavetta sui palcoscenici in Inghilterra e poi negli Usa fino all’arrivo ad Hollywood nel 1913. La carriera artistica dei due fratelli è all’insegna delle loro capacità professionali: Sydney, abile negoziatore, strappa agli impresari contratti favorevoli, ma scrive anche commedie e dirigere sette pellicole, mentre Charlie costruisce giorno dopo giorno il personaggio di Charlot, che in breve conquista una fama planetaria. Di fatto Sydney, che è attore anche in diversi film di Charlie quali, Vita da cani, Charlot soldato, The Bond, Giorno di paga, Il pellegrino, vivrà all’ombra del fratello, ma senza nessuna sofferenza. Trasferitosi negli anni Venti in Francia sulla Costa Azzurra ha un’intuizione geniale, quella di salvaguardare i materiali filmati di Charlie riorganizzandoli in un grande archivio.
Sydney, la cui vita privata è sempre stata all’insegna dello sregolatezza, muore a Nizza in Francia il 16 aprile 1965. Solo molti anni dopo, nel 1999 nella villa di Vevey vengono scoperti in una valigia diversi filmati che lui aveva girato sui set dei film del fratello. In particolare venticinque minuti realizzati durante le riprese di Il grande dittatore che ci mostrano Chaplin su set in piedi su di un carro armato mentre spiega una scena agitando le braccia davanti alle comparse vestite da soldati. E ancora la sequenza del ballo organizzato in onore di Napoleoni (Mussolini), poi in parte tagliata al montaggio. Una dimostrazione ulteriore dell’affetto che ha sempre unito Sydney e Charlie.
Nata il 31 luglio 1944 a Santa Monica in California, Geraldine Chaplin, primogenita di Charlie e di Oona O’Neill, emigra in Europa con i genitori. Nel ’52 suo padre la fa esordire davanti alla macchina da presa in Luci della ribalta (più tardi nel 1967 la richiamerà per La contessa di Hong Kong). A quattordici anni la ragazzina determinata e brillante, ottiene il permesso per poter studiare a Londra alla Royal Ballett School, ma papà Chaplin che è un genitore severo e autoritario, non approva il suo desiderio di entrare nel mondo dello spettacolo e presto i rapporti tra i due si fanno tesi, ma alla fine la risolutezza di Geraldine ha la meglio e la sua carriera cinematografica può continuare nel ’64 con il film di Jacques Derray Rapina al sole, seguito l’anno successivo da Il dottor Zivago di David Lean, dove interpreta il personaggio di Tonya che le procura una grande popolarità. Durante le riprese della pellicola in Spagna l’attrice conosce il regista Carlos Saura che diventa il suo compagno e che la vuole protagonista di film di successo quali Frappé alla menta e Il covo, 1967, Crìa Cuervos, 1975, Elisa, vita mia, 1979.
Richiesta anche da altri cineasti Geraldine recita con Richard Lester in I tre moschettieri, 1973 e Milady, 1974 e nel 1975 è una delle interpreti principali di Nashville di Robert Altman, nel ruolo di una giornalista della BBC. Con Altman recita anche in Buffalo Bill e gli indiani ovvero una lezione di storia di Toro Seduto,1976 e Un Matrimonio, 1978. Negli anni Ottanta lavora in Francia con Alain Resnais (La vita è un romanzo, 1983 e Voglio tornare a casa, 1989) e Claude Lelouch (Bolero,1981) e nel 1990 è Richard Attenborough a dirigerla nel film biografico Charlot affidandole il ruolo di sua nonna paterna Hannah. “Quando me l’hanno proposto ho accettato con entusiasmo-racconterà in un’intervista a Maria Pia Fusco su Repubblica del 20 maggio 2007-senza neanche leggere la sceneggiatura, anche se intuivo che mi volevano per il nome, non per il mio talento. Non l’avevo conosciuta, era morta prima che nascessi, sapevo qualcosa di lei dai racconti pieni d’amore che faceva mio padre”.
Negli ultimi vent’anni l’attrice è attiva in Europa in diverse produzioni anche italiane (Melissa P., 2005 di Luca Guadagnino e Parlami d’amore, 2008 di Silvio Muccino). Geraldine Chaplin ha avuto un figlio Shane Saura dal marito Carlos e e una figlia, Oona Chaplin dal secondo marito, il direttore della fotografia Patricia Castilla.
Victoria Chaplin, settima figlia di Charlie Chaplin e di Oona O’Neill nata a Santa Monica, California il 19 maggio 1951, sceglie una strada artistica diversa, creando con il marito francese Jean-Baptiste Thiérrée, Le cirque bonjour, diventato poi Le cirque invisibile. Nel 1971 Federico Fellini la vuole nella parte di se stessa per il suo I clowns.
Oggi a più di quarant’anni dalla scomparsa di Chaplin, i suoi eredi, Geraldine e Victoria in particolare, continuano a gestire abilmente l’enorme patrimonio culturale che fa parte della storia del cinema. Un patrimonio che il piccolo ma astuto Charlot ha continuato a mantenere in vita apportando sempre nuove varianti ai suoi film per impedire lo scadere dei diritti cinematografici. Nella cineteca bunker della villa di Vevey diventata nel 2016 il Chaplin World’s Museum, sono conservati tagli di scene scartate da Chaplin in fase di montaggio, che sono un vero e proprio paradiso per tutti i filologi cinematografici. Nel 1999 la Cineteca di Bologna ha stipulato uno storico accordo con la famiglia Chaplin per il restauro in Italia delle pellicole regolarmente riproposte sempre con grande successo nell’ambito della manifestazione il Cinema Ritrovato.
Il mito di Charlie Chaplin, la figura più luminosa della storia del cinema, grazie a questa intelligente operazione culturale continuerà ad essere conosciuto e amato dalle nuove generazioni di spettatori.