Allenarsi ad esserer attivi

L’altro giorno sono stato al Convegno “Allenarsi per essere attivi” organizzato da UPTER (Università Popolare per la Terza Età) in occasione della chiusura dell’Anno Europeo sull’Invecchiamento attivo e la Solidarietà tra le Generazioni.

La UPTER, promotrice dell’evento, è una associazione di promozione sociale riconosciuta con personalità giuridica nazionale, che da 25 anni opera in Italia organizzando un numero molto elevato di Corsi raggruppati in 26 macro aree (http://www.uptergratis.it/guida25/guida2012-13.pdf) e con costi di partecipazioni realmente irrisori in relazione alla qualità e quantità di formazione erogata.

Ospite d’onore della serata era il regista Pupi Avati, regista famoso e persona gradevolissima. Tra i suoi tanti film c’è “Una sconfinata giovinezza” del 1979 con Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. La storia della demenza senile che inizia a colpire Lino, giornalista sportivo, e della moglie Chicca che si prende cura di un uomo che sempre più si allontana dal presente per tornare ad una “sconfinata giovinezza”. Un film molto bello e vero che, ha detta dell’autore, ha avuto uno scarsissimo successo forse perché il suo poetico realismo risveglia paure sopite in tutti noi, giovani o anziani senza distinzione.

Il giornalista Guglielmo Pepe ci ha fatto ritornare a dati più freddi e realistici. Ormai la terza età, cioè quella tra 60 ed 80 anni, è una media età perché la quarta età, tra 80 ed i 100, e la quinta, oltre i 100 anni, hanno acquisito valore statistico e non di esempio eccezionale. Considerato questo innalzamento, quasi naturale, del corso della vita, è necessario avere cura delle proprie capacità vitali non solo con giuste regole alimentari, ma soprattutto con attività che esercitino continuamente la mente come il corpo. L’anziano deve essere considerato non come un peso per la società che invecchia, ma come una risorsa capace di migliorare la società stessa usando l’esperienza che i tanti anni vissuti gli hanno fatto acquisire.

Ultimo, ma sicuramente interessante, intervento della dott.ssa Luisa Di Segni-Jaffè testimone e iniziatrice in Italia del metodo Jaques-Dalcroze. La ritmica Dalcroze consente di avvicinarsi alla musica in modo creativo, globale ed effettivo. Viene sviluppata attraverso la ritmica una consapevolezza corporea e le capacità di coordinamento, la musicalità, e le abilità di esecuzione vocali, strumentali e corporee. Uno dei principi fondamentali della ritmica è la creazione di immagini motorie chiare e definitive mediante l’automatizzazione dei ritmi naturali del corpo, e l’identificazione delle azioni muscolari con i movimenti sonori. Questo metodo, studiato per facilitare l’apprendimento della musica, richiede all’allievo una partecipazione percettiva e attiva globale dove attenzione è diretta a al controllo dell’azione azione  e del  movimento che si sta eseguendo e quindi contribuisce a creare una corrente continua tra sistema afferente, (informazione al cervello) ed efferente (informazione dal cervello al corpo). L’importanza che il metodo può avere per i meno giovani è stata testimoniata dalla dott.ssa Di Segni della quale non è carino rivelare l’età, ma, saputala, non si può essere che concordi nell’efficacia del metodo. UPTER ha in programma di lanciare dei corsi anche su questo metodo.

Ringraziamenti finali da parte del Presidente di UPTER, prof. Francesco Florenzano.

di Attilio Romita

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