Tra i più grandi Maestri del Novecento italiano, Mario Sironi viene presentato al Complesso del Vittoriano di Roma con una grande retrospettiva. La mostra Mario Sironi. 1885-1961 sarà aperta fino all’8 febbraio 2015.
Attraverso le sue opere più significative si intende ricostruire la complessa attività del Maestro, ripercorrendo tutte le stagioni della sua pittura, dagli esordi simbolisti al momento divisionista, dal periodo futurista a quello metafisico, dal Novecento Italiano alla pittura murale fino alle opere secondo Dopoguerra.
L’esposizione vuole essere una ricognizione complessiva del percorso artistico di Sironi, pittore ma anche illustratore, grafico, architetto, scultore e decoratore. Attraverso le sue opere più significative si intende ricostruire la complessa attività del Maestro, ripercorrendo tutte le stagioni della sua pittura, dagli esordi simbolisti al momento divisionista, dal periodo futurista a quello metafisico, dal Novecento Italiano alla pittura murale fino alle opere secondo Dopoguerra.
Attraverso novanta opere, ma anche attraverso bozzetti, riviste, e un importante carteggio con il mondo della cultura del Novecento italiano, la mostra vuole posizionare il pittore nella sua cornice umana e artistica, fornendo una lettura integrata di Sironi non attraverso la quantità delle opere ma attraverso la variegata complessità del corpus dell’artista. Si parte dalla stagione simbolista e si continua con l’epoca futurista e metafisica. Segue il periodo degli anni Venti, quando Sironi è tra i fondatori del Novecento Italiano e dà avvio a una stagione novecentista e classica, che comprende tra l’altro L’Architetto, 1922-1923 (uno dei suoi massimi capolavori, esposto alla Biennale di Venezia del 1924).
Vengono poi documentati il momento della sua “crisi espressionista”, a cavallo tra anni Venti e anni Trenta, e la successiva avventura della pittura murale sempre degli anni Trenta; la stagione neometafisica e il ritorno al quadro degli anni Quaranta; infine le opere decostruttive del dopoguerra, fino all’Apocalissi finale, che è quasi il testamento spirituale dell’artista.
Le grandi opere provengono dai più importanti musei pubblici e dalle più prestigiose collezioni private, tra cui la GNAM (Roma), la Galleria d’arte moderna di Roma Capitale, Ca’ Pesaro e Collezione Peggy Guggenheim (Venezia), il Mart di Trento e Rovereto, la Pinacoteca di Brera e il Museo del Novecento (Milano), la GAM (Torino), il Museo d’Arte Moderna “Mario Rimoldi” (Regole d’Ampezzo), la Pinacoteca Civica di Forlì e la Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo. Opere che ripercorrono l’intero cammino della vita e dell’opera del pittore, da cui traspare una concezione dell’arte antiaccademica, aperta alle suggestioni del teatro, dell’architettura, della scultura, dell’illustrazione e della pubblicità.
Sironi è stato uno dei più originali pittori italiani, nonché tra i più rappresentativi della sua epoca, come testimonia la stima dei colleghi, e non solo, nei suoi confronti. Scrive Elena Pontiggia in uno dei saggi in catalogo: «Sironi è stato mussoliniano ma, per parafrasare Vittorini, non ha mai suonato il piffero della rivoluzione fascista perché la sua arte, intrisa di dramma, era più funzionale alla verità che alla propaganda. Sironi, insomma, è stato il più tedesco dei pittori italiani e il più italiano dei pittori tedeschi».
Attraverso novanta dipinti, e attraverso bozzetti, riviste, e un importante carteggio con il mondo della cultura del Novecento italiano, la mostra, partendo dalle creazioni giovanili fino ad arrivare quelle degli ultimi giorni, intende far conoscere meglio un artista di statura europea, del quale lo stesso Picasso diceva “avete un grande Artista, forse il più grande del momento e non ve ne rendete conto”.
Cuore pulsante dell’esposizione romana saranno le opere monumentali di Sironi, come Il lavoratore (1936) e L’Impero (1936), perché, spiega ancora la curatrice, «la grandiosità di quella che, non per caso, è chiamata Città Eterna influenza profondamente la sua concezione dell’arte. L’ideale della Grande Decorazione che Sironi coltiva negli anni Trenta si forma in lui ben prima di quegli anni (e ben prima del fascismo), guardando l’Arco di Tito e il Colosseo, la basilica di Massenzio e la Colonna Traiana, il Pantheon e le Terme di Caracalla, gli affreschi di Raffaello e di Michelangelo».
Il catalogo, edito da Skira, dà conto di nuove ricerche capillari svolte negli ultimi anni negli archivi dell’artista. Sono presenti saggi di Maria Stella Margozzi, Lea Mattarella, Roberto Dulio, Luigi Cavallo e Virginia Baradel. Organizzazione e realizzazione sono di Comunicare Organizzando.
Dal lunedì al giovedì 9.30 –19.30
Venerdì e sabato 9.30 – 23.00
Domenica 9.30 – 20.30
Ultimo ingresso un’ora prima
Durante le festività la mostra osserverà i seguenti orari
1 novembre – 9:30-22:00
8 dicembre – 9:30-20:30
24 dicembre – 9:30-15:30
25 dicembre – 15:30-20:30
26 dicembre – 9:30-22:00
31 dicembre – 9:30-15:30
1 gennaio – 15:30-20:30
6 gennaio – 9:30-20:30
Ultimo ingresso un’ora prima
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