Al Teatro Quirino per “Lo zio Vanja” di Cechov, di Attilio A. Romita

3 dicembre 2013.- Ieri sera al Teatro Quirino ho assistito alla messa in scena della commedia “Lo zia Vanja” opera della maturità di Anton Cechov. Questa opera teatrale mi ha ricordato un celebre aforisma attribuito a Cechov: “Qualsiasi idiota può superare una crisi; è la vita quotidiana che ti logora.”

Zio Vanja, il protagonista, è una persona che una vita quotidiana piena solo di azione ripetute ha logorato ed ha spento in lui qualsiasi voglia di evasione. Improvvisamente il trantran semplice e banale della vita di campagna viene interrotto dall’invasione del saccente ed ingombrante cognato, il prof. Serebriakoff, che sino a quel momento aveva vissuto in città sfruttando i proventi della tenuta proprietà della sua defunta moglie sorella di Vanja che ora è amministratore delll’azienda agricola.Questo cambiamento brusco, oltre ad alterare i placidi ritmi campagnoli, scatena i sentimenti ormai sopiti di zio Vanja per Elena, la bella, giovane e superfedele moglie del prof. Serebriakoff, Vanja improvvisamente si rende conto di aver perduto inutilmente molti anni della sua vita peri aver “servito” umilmente il pomposo Serebriakoff, che, oltre tutto, ha la fortuna di piacere alle belle e giovani donne: prima la defunta sorella di Vania stesso e dopo la bellissima Elena.

La commedia volge rapidamente in tragedia quando Serebriakoff dice di voler vendere l’azienda, secondo lui, inutile ed improduttiva. La notizia scatena l’ira di zio Vanja che spara contro Serebriakoff, senza colpirlo. Una battuta di zio Vanja potrebbe concludere l’opera: “Ho sparato al professore e non sono riuscito neanche a colpirlo”.

La conclusione reale è molto più triste: Serebriakoff e la moglie partono, Vanja con gli altri componenti della famiglia rurale torna a ripetere gli atti quasi inutili fatti per tanti anni.

Nei panni di zio Vanja un bravissimo Sergio Rubini che alterna in continuazione sentimenti e recitazione tragici e leggeri. Il prof. Serebriakoff è Michele Placido perfettamente a suo agio nella figura di persona anziana che il mondo reputa saggio e sapiente. Insieme a loro Pier Giorgio Bellocchio, il dott. Astrof, Lidiya Liberman, la giovane moglie Elena, Anna Della Rosa, Sonia sorella di Vanja, e poi Lucia Ragni, Maria Lovetti, Bruno Cariello e Marco Trebian.

L’adattamento e la regia sono di Marco Bellocchio. Le musiche di Carlo Crivelli. Le scene di Giovanni Carluccio sono molto semplici e funzionali e descrivono esattamente la triste e fredda vita di un paese perso nella pianura russa. Daria Calvelli ha disegnato i costumi.

Questa commedia non è sicuramente un testo divertente, ma la bravura degli attori è riuscita a dargli un ritmo brillante che ha reso piacevoli le oltre due ore di spettacolo.

Si replica al Quirino di Roma sino al 15 dicembre.

Attilio A. Romita: il mio anno di nascita, 1938, coincide con la nascita di Z1, il primo vero Elaboratore Elettronico programmabile, realizzato dall’ing. Tedesco KonradZuse (1910-1995). Ventisette anni dopo, nel 1965 ho iniziato a trafficare con bit e byte. Mi sono occupato di grandi calcolatori e reti di medi e piccoli macchine. Ho scritto programmi, disegnato procedure e progettato soluzioni per assicurazioni, banche, telemedicina, telco. Mi sono occupato di organizzazione, marketing e controllo di gestione ed ho coordinato progetti europei. La mia carriera di dipendente è terminata nel 2003 ed è iniziata la mia carriera di consulente durante la quale ho tentato di aiutare gli altri ad utilizzare le molte nozioni ed esperienze raccolte in tanti settori diversi dello ICT (Information Communication Tecnology) Roma Aeroporto Fiumicino
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