Assistendo alla commedia mi è tornata in mente una riflessione a caldo che avevo fatto iniziando a leggere “Il Padrino” di Mario Puzo, scritto 10 anni dopo la commedia di Eduardo: può quasi sembrare un bene che ci siano questi moderni Robin Hood capaci di ridare un ordine naturale al mondo, ma dobbiamo subito capire che non è questo un modo giusto di pensare.
Don Antonio Barracano è il rispettato ed onorato “Sindaco del Rione Sanità”, popolare rione di Napoli, dove dispensa ordini e consigli, che devono essere ascoltati. Infatti Don Antonio, dopo una fortunata carriera di killer in America, è tornato a Napoli dove i suoi concittadini “devono” ricorrere a lui per sanare qualsiasi problema si sia creato.
E don Antonio, come molti prepotenti, è anche saggio perché, come dichiara la moglie Armida, si mostra ossequioso e rispettoso quando di fronte a lui c’è un pubblico rappresentante.
I primi due tempi della commedia ci mostrano don Antonio Barracano che, come un antico giudice sotto l’albero grande del villaggio, amministra una giustizia che difende i deboli contro i prepotenti o contro gli intrusi nel “suo” rione. Accanto a lui è il dottor Della Ragione che, quasi un consigliori, lo aiuta fedelmente a ricucire ferite ed a estrarre pallottole, anche nel senso vero del termine,.
Tutto si svolge “tranquillamente” sino a quando arriva un giovane disperato e la sua compagna in dolce attesa: Rifiluccio ha deciso di uccidere il padre, il ricco panettiere Arturo Santaniello, che non condivide la sua scelta di vita. Don Antonio decide di intervenire, ma solo dopo aver sentito le ragioni di tanto odio del padre verso il figlio.
Per la prima volta Don Antonio non riesce a trovare subito una via d’uscita, anzi, brutalmente Arturo, dopo averlo invitato a non intromettersi, va via. E’ una sconfitta che Don Antonio non sopporta: decide di continuare la sua opera e si reca al negozio di Santaniello.. E’ l’inizio della tragica conclusione perché il panettiere, avendo paura di una aggressione, colpisce per primo a morte Don Antonio.
La commedia, trasformata in tragedia, si conclude con una drammatica cena, cui partecipano i protagonisti degli ultimi episodi che hanno visto il Sindaco del Rione Sanità confessore che ottiene il suo ultimo successo: estorce ad Arturo Santaniello una forte somma da dare al figlio ripudiato Rifluccio.
La conclusione, quasi una catarsi, è il rifiuto del dottor Della Ragione di un ultimo imbroglio: certificare la morte di Don Antonio come un onesto collasso cardiaco e non come la conclusione tragica di una vita falsamente ed apparentemente onesta.
In scena protagonista indiscusso è Eros Pagni che ci narra perfettamente il personaggio di Don Antonio Barracano, a volte saggio consigliere a volte energico ed infuriato dispensatore di ordini che non si discutono.
Insieme a lui Federico Vanni, il dott. Della Ragione, che dopo anni di continuo ossequio al Sindaco, solo dopo la sua morte ha un risveglio di dignità che può essere letto come un anelito di speranza dell’autore in un mondo migliore.
Attorno a loro gli Attori dei Teatri Stabili di Genova e di Napoli disegnano il coro : Maria Basile Scarpetta (Armida, la moglie), Angela Ciaburri (Geraldina, la figlia), Marco Montecatino (Gennarino, il figlio), Luca Iervolino (Amedeo, il figlio), Massimo Cagnina (Arturo Santaniello, il panettiere), Orlando Cinque (Rafiluccio Santaniello, il figlio), Rita Francesca De Nicolais (Rituccia, la moglie), Dely De Majo (Immacolata, la vecchia cameriera), Rosario Giglio (O’Cuozzo), Pietro Tammaro (O’Palumiello), Gennaro Apicella (O’Nait), Gino De Luca (Catiello, tutttofare del Sindaco) e Gennaro Piccirillo (Pascale, lo strozzino).
La regia è di Marco Sciaccaluga, le scene Guido Fiorato, i costumi di Zaira de Vincentiis, le luci di Sandro Sussi e le musiche di Andrea Nicolini.
Al Quirino si replica sino al 1 febbario 2015 e la stagione, per questo spettacolo termina a Brescia, Teatro Sociale 4 – 8 febbraio 2015.
Molti applausi a scena aperta ed a fine rappresentazione per coinvolgente, interessante ed anche attuale.