Il primo quarto d’ora di “Doppio Sogno” rappresentato ieri sera al Quirino di Roma lascia abbastanza sorpresi, pur sapendo che l’opera da cui è tratta questa versione teatrale è stata scritta nell’epoca in cui il cinema espressionista tedesco con Murnau, Lang, Pabst e Paul Leni sostituiva alla descrizione oggettiva della realtà una percezione soggettiva.
La scena si apre con un padre, il dott. Fridolin, doppiamente sconvolto dalla mortale malattia della figlia e dalla confessione di un possibile, ma non commesso tradimento della moglie.
Un primo strano intervento fuori scena di un personaggio, che alla fine si rivelerà il deus ex machina di tutta l’opera, prima sconcerta e poi fa intravedere che qualcosa di particolare sta avvenendo.
Lo spettacolo riprende con una serie di scene che sembrano stranamente scollegate e che presentano familiari ed amici del dott. Fridolin in situazioni, anche erotiche, al limite della realtà insieme a strani personaggi tratti da cartoni animati fanciulleschi.
Le ultime scene “sognate” incominciano a far pensare ad una regressione ipnotica, infatti riguardano proprio il periodo giovanile del dott. Fridolin quando rientra in famiglia dopo il suo servizio militare.
Ruben Rigillo è il dott. Daniel Fridolin e Caterina Murino è sua moglie Nicole. Ivana Monti è la madre di Daniel in una parte disegnata per lei. Rosario Coppolino è Naktigal che può definirsi il conduttore nascosto del percorso dell’opera. Andrea Cavatorta è il Consigliere Bohm, Francesco Maria Cordella è Gibiser, Serena Marinelli è Pierrette, Simone Vaio è Albert Bohm, Carlotta Maria Rondana è la donna in blu.
Le scene sono di Andrea Bianchi e disegnano spazi geometrici in continuo movimento adeguati allo svolgimento sognato dell’opera. I costumi di Adelia Apostolico, le musiche Roberto Fia e le luci disegnate da Mirko Oteri descrivono perfettamente i percorsi onirici
Il regista Giancarlo Marinelli ha riscritto “Doppio Sogno” sulla base dell’opera di Schnitzier combattendo ad armi pari con il film “Eyes Wide Shut” di Stanley Kubrick.
Un coinvolgimento sempre maggiore si sviluppa nel pubblico e, dopo un iniziale senso di interrogativo stupore, la vicenda diventa chiara e si spiega anche la presenza un po’ anacronistica di alcuni personaggi tratti dai moderni cartoons. Al termine lunghi applausi e molte chiamate per tutti gli attori che, coinvolti in una opera corale, hanno potuto esprimere pienamente le loro personalità artistiche. Sino al 19 aprile si replica a Roma al Teatro Quirino.