A Praga, ripercorrendo la Rivoluzione di Velluto

A 30 anni dalla Rivoluzione di Velluto, che pose fine al regime comunista, Praga può essere visitata percorrendo un particolare itinerario della memoria. Il totalitarismo, durato 41 anni, ha infatti profondamente segnato la storia, ma anche il volto della capitale ceca.
Certamente l’omaggio più importante da parte del popolo praghese alle vittime del regime comunista è il monumento sorge ai piedi della collina di Petrin, in via Ujezd. A firma dello scultore ceco Olbram Zoubek e inaugurato nel 2002, consiste in una scalinata che degrada lungo il versante della collina. Le sette statue maschili in metallo che la sovrastano, man mano appaiono sempre più “corrose”. Un espediente artistico che simboleggia lo sgretolamento progressivo, da parte del regime comunista, di tutti quei valori umani che sono alla base di una società civile e democratica. L’opera fa riferimento alla persecuzione particolarmente spietata, perpetrata negli Anni ’50. In fondo alla scalinata, a indelebile ricordo, sono poste targhe di metallo con inciso il numero delle vittime del regime comunista: esiliati, uccisi, arrestati.

La città vista da Malá Strana

Un’altra tappa è il muro che chiude il Giardino Maltese a Malá Strana (la “Città Piccola”). La storia dei dipinti e dei graffiti che ricoprono il muro risale agli anni ’60 del XX secolo: su questa parete, quasi fosse un foglio bianco per la libera espressione, cominciarono a comparire disegni e messaggi anonimi con cui i cittadini esprimevano il proprio dissenso alla violenza e all’oppressione, tipici della repressione comunista.
Disegni e slogan venivano prontamente rimossi, più e più volte, ma dopo pochi giorni ne comparivano altri. Per tutti i praghesi il muro è il simbolo della libertà di espressione e della lotta contro il totalitarismo.

Il Museo del comunismo

Tra le mura del Museo del comunismo, in via Na Prikope, è possibile ripercorrere l’intera epoca comunista – dal 1948 al 1989 – in tutti i suoi aspetti, dalle limitazioni del regime nella semplice vita quotidiana fino alla propaganda politica e la censura dei mass media, passando per la polizia, l’esercito e i servizi segreti. Il percorso espositivo è diviso in più sezioni tematiche, tre delle quali significativamente intitolate “Sogno”, “Realtà” e “Incubo”. Accanto a reperti, documenti storici, statue, dipinti e fotografie, si possono osservare anche documentari e filmati originali, nonché installazioni 3D che aiutano il visitatore a calarsi nelle atmosfere cupe e opprimenti di un’epoca in cui il totalitarismo soffocava ogni forma di individualismo e di espressione.

L’Hotel International a Dejvice

La mano di ferro del totalitarismo non risparmiò nemmeno l’ambito artistico, che vide nascere una corrente – il realismo socialista – basata proprio sulle convinzioni ideologiche del regime comunista e applicata in tutte le sfere dell’arte. Il realismo socialista si espresse soprattutto nell’architettura degli Anni ’50 del XX secolo: l’Hotel International a Dejvice è l’unica testimonianza di rilievo riconducibile a questa corrente artistica nella capitale. Costruito tra il 1952 e il 1957 su progetto dell’architetto ceco Frantisek Jerabek, con chiara ispirazione alla torre dell’Università di Mosca e con tanto di stella sovietica in cima alla guglia, l’hotel conserva al suo interno un grande arazzo con veduta aerea di Praga, dove si scorgono ancora la statua di Stalin e quella dedicata ai Carri Armati Sovietici, entrambe scomparse.

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