La Turchia fa la voce grossa nei confronti dell’Unione europea su due versanti che riguardano la spinosa questione delle relazioni con Cipro, l’isola divisa a metà tra la parte controllata dal Governo greco che è entrata nell’UE dal 2004 e quella occupata dalla Turchia dal 1974, in cui è stata istaurata la Repubblica Turca di Cipro Nord, riconosciuta soltanto dalla Turchia. Nicosia è l’unica capitale ancora oggi divisa da un muro.
Secondo il calendario istituzionale, Cipro dovrebbe assumere la Presidenza semestrale dell’UE nella seconda parte del 2012. Questa settimana la Turchia, che è Paese candidato all’adesione ormai da quasi trent’anni, ha dichiarato di essere pronta a sospendere ogni relazione con l’UE durante i sei mesi di Presidenza cipriota. Inoltre, la Turchia contesta le trivellazioni petrolifere che Cipro ha iniziato a effettuare nella sua zona di Mare Mediterraneo, ritenendo che una parte di queste risorse spettano alla Repubblica turca di Cipro Nord.
Sulla questione cipriota, la posizione dell’UE è nota: pieno sostegno agli sforzi del Segretario Generale delle Nazioni Unite, e dei due leader greco-cipriota e turco-cipriota, per raggiungere una soluzione completa il più presto possibile.
Ma forse l’essenza della questione va oltre il caso di Cipro, dal punto di vista turco. La Turchia ha iniziato a volgere il proprio sguardo verso sud-est, verso la regione del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale che sta vivendo la complessa fase di transizione politica e istituzionale. La posizione geografica e le sue caratteristiche politiche e religiose fanno di Ankara un punto di riferimento forte nella regione, insieme al forte potenziale di crescita che la Turchia sta cominciando ad esprimere in modo compiuto in questi anni. L’obiettivo finale è forse quello di presentare una nuova macro-regione mediterranea sullo scenario mondiale, trainata da Ankara, invece che una euro-mediterranea guidata da Bruxelles.
L’Europa in crisi sembra non attrarre più tanto la Turchia, laica ma musulmana, di Erdogan. Il caso turco, insomma, parla chiaro all’Europa e alla necessità di presentarsi più forte e coesa sullo scenario internazionale, sia dal punto di vista politico che da quello economico.
(Commissione Europea – Rappresentanza di Milano)