Renzo Piano è cresciuto con la speranza rivolta al futuro. Una speranza positiva, costruttiva, ostinata, che superava tutti gli ostacoli. Ma il segreto della sua creatività è la condivisione il lavoro creativo con gli altri
L’architetto Renzo Piano è stato nominato supervisore della ricostruzione del ponte Morandi a Genova. La nuova opera sarà realizzata in base al progetto da lui ideato e donato alla città già alcuni mesi fa. La nomina ufficiale è avvenuta da pochi giorni, il 24 gennaio. “Sarà un ponte semplice, ma non banale e solido che dovrà durare almeno mille anni “, ha dichiarato Renzo Piano, aggiungendo che la sua collaborazione è un regalo che fa a Genova, la sua città. Ma qual è la storia di Renzo Piano, del suo lavoro e dei legami con Genova? Sono tanti gli articoli, le pubblicazioni, i filmati, i libri che lo raccontano e lo celebrano come il più grande architetto moderno, conosciuto e osannato in Italia e all’estero. (recentissimo il libro edito da Hachette, nella collana dei Maestri dell’architettura, reperibile in edicola). È l’unico architetto italiano che ha vinto il premio Pritzker, il Nobel dell’Architettura, che gli è stato consegnato in America nel 1998. Il Time nel 2006 ha inserito Renzo Piano nell’elenco delle 100 personalità più influenti nel mondo.
Nel 2013 Renzo Piano è stato nominato in Italia senatore a vita. Lui ha deciso di devolvere i compensi di questo ruolo per finanziare il lavoro di un gruppo di giovani architetti sul recupero e la trasformazione delle periferie. Le motivazioni della nomina: ha costruito spazi pubblici per le comunità, musei, università, sale per concerti, ospedali, fra cui l’Auditorium Parco della Musica a Roma, il Museo dell’Art Institut a Chicago, il Paul Klee Zentrum di Berna, l’area verde Le Albere e il Museo delle Scienze- Muse a Trento, il Centro Culturale della Fondazione Stavros Niarchos ad Atene, inaugurato di recente e tanti altri.
Creatività che perdura negli anni
Sono straordinarie le sue capacità creative che non si sono indebolite negli anni. Anzi. L’elenco dei nuovi progetti in corso di attuazione con la sua equipe, il Renzo Piano Building Workshop, è molto vasto. Io ho avuto la fortuna di intervistarlo e di conoscerlo da vicino quando, anni fa, ho realizzato per la Rai-Tv una serie di documentari sui suoi progetti e sono stata più volte nei suoi grandi studi di lavoro. In quello di Vesima, vicino a Genova, posizionato tra il verde e su uno scoglio, chiamato Punta Nave, con un sorprendente paesaggio sul mare, e in quello di Parigi, nel vecchio quartiere del Marais. E ho frequentato la sua equipe, quella che lui chiama la sua “bottega”, composta da giovani e meno giovani architetti di molte nazionalità, modellisti, operatori-Cad, archivisti, personale di segreteria. Più semplicemente il “Renzo Piano Building Workshop “, che di recente ha aperto una sede anche a New York.
Renzo Piano è nato a Genova il 14 settembre 1937. Quindi ha quella che lui chiama con un po’ di ironia “una certa età”. Ma gli anni che passano non hanno diminuito quella sua grande creatività che ancora oggi, a più di ottant’anni, non conosce pause e lo porta a realizzare progetti e opere, spesso sorprendenti, in varie parti del mondo. Tra i progetti recenti in corso di realizzazione, oltre allo studio delle periferie delle città, con particolare attenzione a quelle italiane, ce ne sono molti altri che riguardano le comunità, gli abitanti delle città e la popolazione. Fra i più recenti il Museo Storico della città di Beirut in Libano, Il Centro di chirurgia per bambini di Gino Strada a Entebbe in Uganda, il Nuovo Campus della Columbia University ad Harlem-New York. Il progetto di Harlem tiene conto delle nuove esigenze dell’Università, senza dimenticare le relazioni con il contesto cittadino. Un principio che è una regola per l’architetto Piano. Ma non è facile fare un elenco completo delle attività e dei progetti in corso.
Crescere con la speranza nel futuro
Per spiegare quella sua “certa età”, a chi lo interroga Renzo Piano ha raccontato che, come diceva il suo amico Fabrizio De Andrè in una canzone, è anche lui “figlio di un temporale”. Perché quelli come lui, nati all’inizio, durante o alla fine della guerra mondiale, sono cresciuti -nonostante la fatica e le privazioni- con l’idea innata che col passare del tempo le cose sarebbero migliorate. E così è stato. Renzo Piano da ragazzo è cresciuto con la speranza rivolta al futuro, a tutto quello che sarebbe accaduto nel tempo. Una speranza positiva, costruttiva, ostinata, che superava tutti gli ostacoli. Fin da quando era ragazzo Renzo Piano ha amato la musica, e ha anche cercato di suonare uno strumento. Ma era stonato, ha raccontato Gino Paoli, suo compagno di scuola alle elementari. Crescendo Renzo Piano ha poi frequentato e stretto amicizia con musicisti importanti fra cui Luciano Berio, Luigi Nono, Carlo Abbado e ha progettato più tardi spazi musicali come quello a Venezia per il Prometeo, l’opera musicale di Nono, e costruito diverse sale da concerto, come quelle dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, oggi molto frequentate.
In seguito ha capito, e poi sottolineato, che fare progetti e costruire edifici era anche altro. Si costruisce per la gente, per la società. E a proposito di questa sua vocazione “antropologica”, che lo ha portato ad indagare il contesto in cui si costruisce e le esigenze delle persone che vi abitano, ricorda un episodio, oramai storico, di quando nel gennaio 1977 fu inaugurato il Beaubourg, così chiamano i francesi il Centre Pompidou. Il regista Roberto Rossellini, che era a Parigi a girare un film e presente all’inaugurazione, gli suggerì di guardare, piuttosto che l’edificio, gli occhi della gente che guardavano l’edificio, la loro reazione. E’ stato un grande consiglio, un grande insegnamento. Da allora Renzo Piano non ha più perso l’abitudine, ad ogni edificio ultimato, di osservare attentamente la faccia della gente e il riflesso dell’edificio nei loro occhi. Con il Beaubourg, ”una navicella spaziale atterrata nel vecchio centro di Parigi”, lo definiva con un po’ di provocazione Piano, in realtà ” voleva rivoluzionare la vecchia idea di museo e farne un luogo di incontro aperto a tutti “. E così è stato.
Genova nel cuore e tra i cantieri
L’altro aspetto che ha condizionato la sua vita, Renzo Piano ama sottolinearlo, è il fatto di essere nato e cresciuto nella periferia di Genova, a Pegli, in una famiglia di costruttori, di piccoli costruttori. Suo padre Carlo lavorava con dieci, dodici, massimo quindici operai. E da bambino Renzo passava le giornate in cantiere a guardare i lavori, seduto sui mucchi di sabbia, o di mattoni, spesso incantato da quanto succedeva, come la magia di un muro che prendeva forma. Questo crescere con la consuetudine dei cantieri gli ha lasciato dentro tracce profonde, soprattutto l’idea che costruire sia sempre una attività straordinaria.
Il segreto della grande creatività di Renzo Piano che a più di ottant’anni non ha pause o cedimenti sta anche nel fatto che ha saputo condividere generosamente il suo lavoro creativo con gli altri. L’ha sostenuto in molte occasioni e concretamente realizzato col suo lavoro. Gli altri sono prima di tutto i giovani e meno giovani architetti, e gli interlocutori che fanno parte della sua “bottega”. Ma anche le persone con le quali si confronta nel corso della realizzazione di un lavoro.
Questa importante filosofia, che cioè la creatività per rafforzarsi debba essere condivisa, non viene insegnata a scuola o alla università, ma la si apprende lavorando assieme e comunicando. Anche se ovviamente il momento creativo finale, dopo aver studiato, cercato, esplorato il luogo e le ragioni di un progetto, è spesso solitario, e avviene seduto a un tavolo, in silenzio, con un foglio e un pennarello in mano. Quello di Renzo Piano è di colore verde. E nel tracciato, del disegno di un progetto, ci sono tutti gli elementi della costruzione, con grande attenzione ai particolari dell’ambientazione. In modo da creare uno spazio vivo e condiviso.
Viaggiare per scoprire gli altri
Un grande stimolo della creatività è il confronto con altri paesi e importanti sono i viaggi, che portano alla scoperta di altre culture. È come andare in una grande biblioteca a cercare un libro. Solitamente ci si va per cercare un determinato libro, ma spesso se ne trovano altri che non si cercavano e di cui non si conosceva neppure l’esistenza. C’è la sorpresa, c’è la scoperta, ha spiegato Renzo Piano che di viaggi, di incontri e di metaforiche biblioteche nei suoi tanti spostamenti ne ha visitate tante, pur restando fortemente legato alle sue origini genovesi, a quella sua terra che è stretta tra il mare e la montagna e alla quale ama sempre tornare.
Una mostra recente, organizzata nella prestigiosa Royal Academy of Arts di Londra, intitolata “The art of making buildings ”dedicata al suo lavoro, ha mostrato con modelli in scala, filmati, disegni, fotografie, una serie di importanti progetti realizzati fra cui, il grattacielo di Londra a forma di scheggia, lo “Shard” costruito recentemente sulla riva meridionale del Tamigi. L’edificio, molto ammirato, è un insieme di uffici, negozi, appartamenti ed è il più alto di Londra – 310 metri- e forse di tutta l’ Europa. Negli ultimi piani e nella cima, ricoperta da pannelli di vetro e materiali trasparenti, la grande torre sembra diventare più leggera e rispecchia le nuvole e i raggi del sole. Sono esposti anche progetti e opere oramai storiche come il Beaubourg. E poi il Terminal dell’aeroporto di Kansai situato su un’isola artificiale nella Baia di Osaka in Giappone, inaugurato nel 1994, il Centro culturale Tjibaou del 1998 realizzato a Noumea, in Nuova Caledonia. E lo straordinario Paul Klee Zentrum di Berna inaugurato nel 2005. E infine il recentissimo Academy Museum of Motion Pictures che sarà inaugurato a Los Angeles entro la fine del 2019.
I giovani, linfa per la creatività di Piano
Tutti i lavori esposti nella mostra di Londra sono stati scelti proprio da Renzo Piano, perché significativi del suo percorso creativo e artistico. E nella presentazione della mostra ha sottolineato ancora una volta che gli piace l’arte di costruire edifici pubblici, costruire per la gente. Anche se sa bene che gli architetti non cambiano il mondo, possono certamente migliorare il modo di vivere delle persone, soprattutto nelle città e nelle periferie. Temi che affronta e per cui si batte da anni con generosità. Per conoscere più da vicino la creatività di Renzo Piano c’è anche un film-documento del grande regista spagnolo Carlos Saura, intitolato “Renzo Piano, l’architetto della luce” . Il filmato mostra il nostro architetto all’opera nel cantiere del Centro Culturale della Fondazione Botin, realizzato a Santander in Spagna. L’edificio, composto da spazi di incontro un museo, è proiettato sul mare, un elemento che Renzo Piano ama e che sente come familiare
Da alcuni anni è nata una Fondazione no profit, a Villa Nave a Vesima, vicino agli studi del “Renzo Piano Building Workshop”, che contiene negli archivi modelli, disegni, immagini, i progetti di più di 50 anni di attività. Nel luogo arrivano ogni anno quindici studenti di architettura da tutto il mondo e tutti assieme cercano di approfondire la conoscenza. L’invito ai giovani è: “Siate coraggiosi, ma anche tanto umili da ascoltare gli altri. Ai giovani si dà, ma dai giovani si prende anche, perché portano con sé il senso del futuro”. Ha detto Renzo Piano. Forse è questa la filosofia per invecchiare bene. La Fondazione è visitabile dal pubblico a partire dal mese di marzo e in determinati giorni indicati in rete. Quel tratto di costa, dove è collocato l’edificio tra Voltri e Arenzano, è molto bello anche per una vacanza.
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