Raggiungere stabilità e crescita: le raccomandazioni dell’UE

Risanare le finanze pubbliche e correggere il debito. Combattere la segmentazione del mercato del lavoro, cioè ridurre le distanze tra chi ha un lavoro e chi l’ha perso, o lo cerca per la prima volta. Collegare il salario alla produttività attraverso le fasi della contrattazione. Aprire il settore dei servizi a una maggiore concorrenza e favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese. Favorire l’investimento privato in ricerca e innovazione. Utilizzare meglio i fondi (europei soprattutto) per ridurre le persistenti disparità tra le regioni.

Sono le sei raccomandazioni che la Commissione europea ha fatto  all’Italia (e altre ne ha fatte a ciascuno dei 27 Paesi dell’UE) per raggiungere gli obiettivi di stabilità e crescita fissati nella strategia di governance economica comune definita nei mesi scorsi. Molte di queste cose (la necessità di ridurre il debito o di rilanciare la crescita, soprattutto attraverso le riforme) sono note, ma adesso l’Unione europea nel suo complesso si presenta sulla scena del dibattito nazionale in maniera più coesa. Il Consiglio europeo sottoscriverà le raccomandazioni della Commissione e il Parlamento europeo interverrà a sua volta. Chi non si darà da fare rischierà molto, fino a perdere i vantaggi costruiti in 60 anni di storia comune, e di molti allargamenti. Per i Paesi in maggiore difficoltà nella zona euro, come Grecia, Portogallo o Irlanda, il discorso è legato al futuro stesso della nostra moneta.

Il particolare momento politico dell’Italia, in piena evoluzione, impone che questi temi diventino l’essenza del dibattito sul futuro del Paese.

(Commissione Europea – Rappresentanza a Milano)

 

redazione grey-panthers:
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