Auto connected, abitazioni in cohousing: così il futuro ci salverà
E se parliamo del viaggio e della vita outdoor che tanto piace ai senior di nuova generazione, come non considerare l’ automotive?
“L’auto dovrebbe essere in grado di adattarsi alle capacità di guida dell’individuo, capacità che variano progressivamente. Per un concorso del Politecnico di Torino sul rapporto tra l’individuo e il veicolo, abbiamo studiato un’auto in grado di percepire, dalle reazioni del conducente, la sua capacità di controllare il mezzo. Abbiamo fatto una simulazione di come un parabrezza-schermo potrebbe adattarsi alle capacità di guida dell’individuo. Con l’età avanzata, quando la persona perde progressivamente riflessi, l’auto dovrebbe sostituire le prestazioni, attivando per esempio il radar e il GPS, con la visualizzazione evidenziata dei segnali, dei percorsi prestabiliti. Con il supporto dell’elettronica, delle telecomunicazioni, dei sistemi informatici oggi teoricamente potremmo far fare alle auto molte cose automaticamente”, spiega Nicola Crea, Car designer, progettista d’auto (sono sue la Delta integrale, l’ultima serie della Croma precedente, il restyling di Ypsylon 10), laurea in America, esperienze con Pininfarina, Fiat, due anni con Mercedes, a Stoccarda, nel centro disegnato da Renzo Piano; oggi professore di ruolo del Politecnico di Milano e supplente di design strategico all’Università di Genova. Abbastanza, dunque, per definire lo scenario prossimo futuro. “Oggi l’auto può procedere da sola. Questa potenzialità non viene ancora attivata per questioni di opportunità di sistema, di costi e di sicurezza negli imprevisti, ma la tecnologia c’è già; esistono progetti e prototipi testati. All’avanguardia sono soprattutto le università. Alle aziende non conviene ancora investire su progetti complessi così a lungo termine”.
“C’è sicuramente una grossa prospettiva di crescita per le auto riservate agli anziani. Il progresso tecnologico oggi corre veloce; le automobili diventano obsolete già in 5 anni perché cambiano le normative per le emissioni. L’automobile cambierà molto rapidamente,”, continua Crea, “e avrà la connessione, il cosiddetto servizio Connect: sarà monitorata costantemente dall’azienda produttrice che potrà intervenire indicando anche in viva voce se c’è da cambiare l’olio o da sostituire un altro componente. Esisteranno scatole nere per monitorare tutta la storia dell’auto (chilometraggio, velocità…), per fornire dati utili alla casa automobilistica, ma anche per inserire questi stessi dati in computer intelligenti collegati con l’auto. Si sta studiando un sistema per cui quando l’automobile percepisce a livello elettronico un comportamento poco ortodosso che non rientra nelle statistiche dell’uso dell’auto (registrate dalla scatola nera), si ferma. L’informatica farà miracoli!”
“Sarà attivato un unico servizio che farà da navigatore, da informatore su previsioni del tempo e condizioni del traffico. Non saremo mai più soli nell’auto, che diventerà di nuovo quello per cui è nata, una specie di modulo per la mobilità individuale. Entreremo nell’abitacolo come in uno spazio tutto nostro, collegato, però, via Internet con il resto del mondo. Se davvero tutti questi strumenti saranno applicati all’auto, possiamo dire che quelle di oggi sono solo scatole di latta”.
Queste auto non saranno così sofisticate da spaventare l’anziano? “No”, replica Crea, “esiste una disciplina collegata all’ergonomia, il Design dell’interfaccia, che si occupa proprio di trovare le soluzioni migliori tra il mezzo meccanico e l’individuo che lo utilizza”.
Senior al volante senza problemi, dunque: le prospettive, per gli anni a venire, sembrano rosee. “Credo che gli anziani apprezzeranno l’integrazione tra il sistema informatico dell’auto e quello di casa, un modo per portarsi i dati sempre con sé, in un apparecchio minuscolo che farà anche da antifurto. Basterà scendere in strada con questo dispositivo che è l’anima dell’auto, inserirlo nell’apposito contenitore e la macchina si illuminerà in attesa di ordini! Con la stessa unità intelligente sarà possibile gestire tutto quello che l’auto può fare. La moglie ha il suo dispositivo, il marito ne ha un altro. Quando sale in auto uno dei due, l’auto regola automaticamente sedile e accessori alle esigenze del conducente del momento. Non solo”, conclude Crea, “nella unità di controllo dell’auto c’è anche il CPU (Central Processing Unit) che governa il funzionamento del motore. Una volta si facevano motori piccoli, medi e grossi. Oggi non c’è una variazione di hardware, ma di software: si costruisce un motore con la medesima componentistica e poi è possibile variare le prestazioni con la regolazione della centralina, così con la stessa auto si potranno avere 50 o 100 cavalli a seconda di chi guida. E sarà possibile dire: ‘Oggi mi sento un po’ fiacco, viaggio a scartamento ridotto e consumo meno’.”, oppure, “Oggi mi voglio divertire e metto tutti i cavalli in pista”
Salute, tempo libero, lavoro, auto … abbiamo passato in rassegna molte delle prospettive che riguardano la vita dei senior di nuova generazione, oggi persone mature e domani anziani senza età. Ma c’è ancora un’opportunità molto interessante e riguarda la casa.
“Il cohousing cambia la vita a chi ha più di 50 anni”, promette Nadia Simionato, responsabile Relazione esterne di Cohousing Ventures, la Società che promuove progetti immobiliari di co-residenza sul territorio, in partnership con operatori immobiliari privati e cooperativi, nata dal felice incontro dell’agenzia per l’innovazione sociale Innonsense Partnership e il Dipartimento Indaco del Politecnico di Milano.
Nadia Simionato è reduce da un’ampia ricognizione sul senior cohousing in Olanda. “L’evidenza di ricerca più importante? L’indipendenza prolungata di 6/8 anni di chi abita in cohousing rispetto a chi vive da solo come conseguenza di un diffuso benessere psico-fisico e di molto più tempo naturalmente dedicato alla salute, alle attività culturali e a quelle ricreative (in Olanda i senior cohouser – distribuiti in 200 insediamenti- sono tre volte più attivi di chi vive in case indipendenti per il solo fatto di avere vicini di casa che condividono lo stesso desiderio di vivere bene, in autonomia e in amicizia). Nei senior cohousing non esiste la solitudine: anche se si è a casa propria, da solo, basta aprire la porta e ci sono gli amici. La socializzazione è favorita dall’esistenza di servizi condivisi, che in genere sono: uno spazio multifunzionale comune (spesso dotato di cucine), una concierge – centro servizi (paga le bollette, riceve la posta, fa prenotazioni), un ampio spazio verde (spesso con orti o serre), una hobby-room attrezzata, un servizio di car-sharing o bike-sharing, una lavanderia (automatica o presidiata con outsourcing esterno), uno spazio per la raccolta e il compostaggio dei rifiuti, un magazzino per le scorte dell’eventuale gruppo d’acquisto, forniture energetiche alternative o cogestite”. Il senior cohousing sembra, dunque, essere una proposta intelligente e sensata da realizzare anche nel nostro Paese perché risponde alle esigenze degli over50 di nuova generazione che non vorranno mai sentirsi di troppo o dipendere da altri (figli compresi) e che, anzi, intendono vivere a tempo pieno finché possibile.
“Acquarius è un progetto di senior cohousing che nascerà a Cossato, in provincia di Biella, nei locali di Villa Cridis e negli antichi annessi agricoli: un totale di 42 appartamenti, con 800 metri quadri di spazi comuni, nella villa principale, e 3000 metri quadri di parco in un contesto naturale boschivo e agricolo preservato, a fianco di un Golf Club, vicino a 50 chilometri di piste ciclabile. Festa di presentazione, prossimamente. E ci sono già più di 100 persone interessate”, conclude Nadia Simionato. Andiamo?